I Am Gay and Muslim > Chris Belloni

“I Am Gay and Muslim” è un documentario sull’omosessualità e sui diritti per le persone gay nel mondo islamico. Per realizzarlo, Chris Belloni ha trascorso gran parte del 2011 in Marocco, dove l’omosessualità è perseguibile dalla legge. Il film segue un numero di omosessuali marocchini, giovani e meno, nell’esplorazione delle loro identità religiosa e sessuale. Molto diversi tra loro, condividono le loro esperienze emotive davanti alla camera.

Leggi l’intervista al regista Chris Belloni su RC.

Azar: «Dentro di me c’è un bambino che applaude e dice: “Si, Azar, sei gay e devi esserne orgoglioso!”.
Poi, quando mi ritrovo in mezzo alla gente, dentro di me c’è un uomo adulto che dice:
“Ascolta, sei ancora in Marocco, le regole non sono cambiate e devi stare attento”».

Come dai forma alla tua sessualità se questa è esattamente ciò che ti fa senitre escluso dalla tua religione?
Questo è l’assunto del film che, pur potendo essere adattato a molte religioni – cattolicesimo assolutamente non escluso – si concentra sull’Islam e in particolar modo sulla società marocchina contemporanea. Da qualche tempo, alcuni squarci di conoscenza sul tema si sono aperti grazie anche a scrittori come Rachid O. e Abdellah Taïa (i loro libri sono editi in Italia da Playground) che, da Parigi, dove sono ormai stabiliti, narrano attraverso i loro romanzi e racconti la loro contrastata educazione sentimentale nel loro Paese d’origine.
L’olandese Chris Belloni parte alla volta del Marocco dopo avere contattato, attraverso un social network destinato ad incontri tra persone gay, un numero di ragazzi disponibili a raccontare le loro esperienze.
Concentra la sua attenzione su sei uomini e cinque storie (Azar, Samir, Soufian, Abdelwahid, Rayan e il francese Sébastien, compagno di Rayan), facendo scaturire da esse aspetti molto distanti non solo dal luogo comune ma anche da un tratto comune. Infine, più che la religione, pare essere la cultura del Paese a determinare i comportamenti. E la cultura marocchina non pare essere troppo tenera con i gay, che spesso vengono cacciati di casa dai genitori quando si scopre la loro natura o vengono arrestati per prostituzione (mai commessa ne davvero nemmeno sospettata) in un Paese che prevede l’incarcerazione fino a tre anni per il solo essere omosessuale.

È un percorso sofferto quello del quarantenne Samir, sposato, padre e divorziato. Non meno di quello del diciannovenne Abdelwahid, fatto spiare a lungo dal padre, intimamente convinto dell’impossibilità di definire le persone in base a orientamento sessuale o fede religiosa.
Percorsi diversi da quello di Rayan, impegnato in una relazione stabile e vissuta alla luce del sole, oggetto – secondo lui – più di curiosità che di riprovazione, con il francese Sébastien, o di quello di Azar, che finge di amare il calcio – ideale cartina di tornasole per la virilità – per le apparenze, anche se lo detesta cordialmente.
I racconti si dipanano sullo sfondo di immagini bellissime del Paese, non sempre a contrasto con i racconti. E Belloni espande in controluce il discorso ad altri tabù della società (la vita per le donne…) attraverso una serie di domande semplici che ottengono risposte complesse.
Non tutti appaiono a volto scoperto, la pressione non solo sociale ma anche governativa è forte, e la polizia segreta non pare stare con le mani in mano, costringendo il regista a frequenti spostamenti per eludere i controlli e gli intervistati – salvo eccezioni – a concedersi alla camera in luoghi molto distanti da quello in cui vivono.
Ciò che risulta dagli incontri è un mondo che non ci si aspetterebbe, il ritratto di una società in forte mutamento – o che almeno vi aspira fortemente – in cui la religione ha un forte potere sulle persone ma certo non meno che in altri Paesi europei (basti pensare all’Italia e all’atteggiamento dei suoi numerosi governi per compiacere il Vaticano). Un Paese in cui l’omosessualità costringe ancora a nascondersi pur parzialmente, come si nota in una scena in cui due ragazzi ballano coperti da una maschera sugli occhi in un locale pieno di eterosessuali. Il ritratto di una generazione, però, che sente anche di non doversi giustificare di fronte alla società ma solo, personalmente, di fronte al proprio Dio.

“Dio decide tutto, non siamo padroni del nostro destino. Quindi è lui che ha voluto che io fossi gay”.

È chiaro che lo scopo di Chris Belloni è quello di mostrare quante più esperienze diverse sia possibile ma appare anche quanto sia disponibile nel farsi trascinare dagli eventi in corso di lavorazione. Nel suo lavoro c’è sì un obiettivo ma non una tesi precostituita da dimostrare. Non c’è nemmeno una morale, giusto la descrizione di un mondo in cui la propria identità va conformata attraverso la coniugazione tra sessualità e sentimento religioso.
Il sospetto che il rapporto tra Islam e omosessualità sia oggetto di diversi pregiudizi è qui dimostrato. Non solo perché la sua interpretazione varia sensibilmente tra Paese e Paese, ma anche perché la percezione che ne abbiamo è molto più frequentemente derivante dal pensiero degli immigrati, non di rado più conservatori dei loro connazionali rimasti in patria.

Infine, “I Am Gay and Muslim”, che sta facendo il giro dei festival del mondo scatenando grande curiosità, centra perfettamente il suo scopo, quello di smontare il luogo comune, contribuendo in modo interessante a un dibattito che sarebbe bello vedere esteso ad altri Paesi a maggioranza islamica e in corso di grandi cambiamenti.

“I Am Gay and Muslim” è stato presentato al XXVI festival MIX di Milano lo scorso 25 giugno.

Roberto Rippa

Lo scorso anno, il partito olandese PVV (Partij voor de Vrijheid, ossia Partito per le la libertà. Ndr.), alla cui testa sta Geert Wilders ha posto all’attenzione dei media il problema della gioventù musulmana che in Olanda molesta e discrimina gli omosessuali, con lo scopo di criminalizzare tutti i musulmani d’Olanda.
Il mio film ha più obiettivi.
“I Am Gay and Muslim” mira a fare crescere la consapevolezza e rompere il tabù che circonda l’omosessualità mentre espone un vasto spettro di dilemmi che gli uomini devono superare o hanno superato in passato. La primavera araba pare essersi svegliata anche in Marocco. Le persone vogliono vivere liberamente e apertamente. Ho deciso di ritrarre persone che non hanno paura di mostrare ciò che pensano. Poi ho anche deciso di offrire una piattaforma alle persone che non hanno voce in politica e nei media.

(Chris Belloni)

I VOLTI DEL FILM
(i nomi di alcune persone sono stati modificati per tutelarne la privacy)

Azar (29)
È stato cacciato di casa dai suoi genitori a causa della sua omosessualità. Ha quindi scontato tre mesi di prigione per la falsa accusa di prostituzione.

Samir (43)
Padre di due figli, ha represso la sua omosessualità per anni. È un musulmano devoto. Ora è divorziato.

Soufian (23)
Studia ingegneria tecnica. Musulmano devoto, conduce una doppia vita. La religione ha il ruolo preponderante, la sessualità le è subordinata.

Rayan (21)
Si è rivelato a genitori e amici. Quasi tutte le reazioni sono state positive. Vive apertamente una relazione.

Abdelwahid (19)
È stato accusato dal suo stesso padre di essere omosessuale. Malgrado la sua religione e il suo essere attratto dal suo stesso sesso, si rifiuta di definire le persone come musulmane o gay.

Sébastien (36)
Insegnante di francese, è il compagno di Rayan.

Leggi l’intervista al regista Chris Belloni su RC.

I Am Gay and Muslim (Olanda, 2012)
Regia, testi: Chris Belloni
Camera: Bram Belloni, Ruben Köster
Montaggio: Ruben Köster, Chris Belloni
59′
Sito ufficiale

Chris Belloni (1980) ha tre fratelli, tra cui il suo gemello. È cresciuto a Haarlem, in Olanda, e si è trasferito a Amsterdam per studiare Scienze politiche e Studi europei. Ha conseguito il master nel 2006.
Appassionato viaggiatore (India Medio Oriente, Afirca dell’Ovest, Sud-Est asiatico), dopo un anno sabbatico trascorso in Israele ha iniziato a lavorare al suo primo film insieme a Chrissy van der Linden: “14 N, 16 W”. Il documentario narra le storie di persone disabili in Senegal. Nel 2007, all’alba della sua entrata nell’Unione europea, si è recato in Romania per intervistare i cittadini sulle loro aspettative.
Ha quindi fondato Stichting art.1, fondazione che prende il nome dal primo articolo della Costituzione olandese che strablisce come nessuno debba essere discriminato per motivi religiosi, politici, di razza, per l’orientamento sessuale o qualsiasi altro motivo. La fondazione è la base su cui si posano i suoi progetti e i suoi film.

Stichting art.1



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