Tag 'ARTE'

Tous surveillés – 7 milliards de suspects (La Società della Sorveglianza – 7 miliardi di sospetti) di Sylvain Louvet (2019)

Tous surveillés – 7 milliards de suspects (La Società della Sorveglianza – 7 miliardi di sospetti) di Sylvain Louvet (2019)

Che livello di sorveglianza può sopportare la nostra libertà? Questo profetico documentario realizzato nel 2019 dal giornalista e videomaker Sylvain Louvet, per Capa Presse, passa in rassegna l’ossessione securitaria per l’Intelligenza Artificiale Visiva. Dalla Francia, agli Stati Uniti e Israele enormi interessi privati e pubblici giocano con le nostre paure imponendo una società del controllo senza passare per la democrazia.

“Diario della quarantena a Pechino” di Sébastien Le Belzic (2020)

“Diario della quarantena a Pechino” di Sébastien Le Belzic (2020)

Sébastien Le Belzic, corrispondente a Pechino da 15 anni, ha realizzato l’unico reportage possibile nella capitale cinese: un reportage immobile, sulla città vuota e congelata, e sull’imponente apparato di sicurezza che costringe la popolazione a vivere in quarantena anche quando nella metropoli si registrano appena un centinaio di casi. I gendarmi del virus, che in tempi normali svolgono un ruolo

Memoria e archiviazione ne “I bambini di Rue Saint-Maur 209” di Ruth Zylberman

Memoria e archiviazione ne “I bambini di Rue Saint-Maur 209” di Ruth Zylberman

Ricchi eredi d’orrori della Storia perché capaci d’archiviarla intanto che accade, di fissarla con le immagini e con la catalogazione (non si componeva un regesto fotografico degli impalati ai tempi degli Ottomani), siamo in grado di tornare sulle tracce dei nostri abomini con approssimazioni pressoché perfette. È quanto compie Ruth Zylberman con severità apparentemente asciutta nel suo I bambini di

…E quindi? “Transit” di Christian Petzold

…E quindi? “Transit” di Christian Petzold

Berlinale 2018 / Concorso internazionale All’inizio degli anni Quaranta esuli provenienti da tutta Europa, spinti dall’avanzare delle truppe tedesche, si ritrovano a Marsiglia e affollano le banchine del porto, gli alberghi da quattro soldi e gli uffici consolari stranieri sotto un cielo desolato e grigio, in attesa della nave e dei documenti che consentiranno loro di transitare oltreoceano. In questa

Il ritorno dei Repressi. “Happy End” di Michael Haneke

Il ritorno dei Repressi. “Happy End” di Michael Haneke

Il ritorno dei Repressi Non dovremmo preoccuparci più di nulla finché avremo a disposizione i nostri dispositivi, stretti nella mano, a portata di tastiera, perché è lì che si scatenano tutte le pulsioni, le più sporche, mediocri, maleducate logiche verso noi stessi e verso quelli che desideriamo. Che poi in fondo sono gli stessi che odiamo. Nell’ultimo film di Michael

The Square > Ruben Östlund

The Square > Ruben Östlund

Cannes 70 / Sélection officielle Un’installazione d’arte contemporanea: questa potrebbe essere la definizione per The Square, Palma d’oro al Festival di Cannes 2017, regia del feroce Ruben Östlund, già autore di un grandissimo lavoro come Forza Maggiore. Ed è proprio muovendo dalla considerazione che inquadra questo film come oggetto d’arte che si possono trarre alcune considerazioni di merito. Probabilmente non

Krotkaya (A Gentle Creature) > Sergei Loznitsa

Krotkaya (A Gentle Creature) > Sergei Loznitsa

Cannes 70 / Sélection officielle Non è un caso se Sergei Loznitsa si è presentato a Cannes cinque volte nelle ultime otto edizioni, di cui tre in concorso. All’uscita della sala, dopo aver visto i fulminei 143 minuti di Krotkaya (titolo internazionale: A Gentle Creature), si ha la sensazione di aver partecipato a un’esperienza irripetibile, di aver assistito a qualcosa

The Young Pope. La sigla

The Young Pope. La sigla

Difficile accontentare tutti, forse impossibile. The Young Pope, come ogni altra opera diretta da Paolo Sorrentino, tende a dividere gusti e opinioni in fronti opposti dentro ai quali non sempre le sfumature sopravvivono alla disputa. La sigla, però, credo possa essere considerata unanimemente come davvero riuscita. Un piccolo gioiello televisivo che, in ultima analisi, è grande cinema. Questa compare in

Ma Loute > Bruno Dumont

Ma Loute > Bruno Dumont

Va bene tutto però dopo un po’ uno si annoia, si infastidisce. Ma Loute parte anche bene, per mezz’ora il film è piacevole e divertente in tutte le sue eccentricità; c’è la critica sociale, c’è uno sfondo politico (ma anche Grease è politico!), ci sono le solite derive umane di Bruno Dumont. Però poi hai la sensazione che il regista