Tag 'Leonardo Persia'

Mancanza-Purgatorio > Stefano Odoardi

Mancanza-Purgatorio > Stefano Odoardi

Invito al viaggio Telemaco guarda il mare, aspettando il ritorno di Ulisse, il Padre. In Mancanza-Purgatorio, a farlo, invece, è Ulisse, una donna, che noi vediamo di spalle. La quale parlerà poi di una figlia, dopo essere (ri)entrata dentro un simbolico grembo materno, nella nave di cui è al comando. La sua ciurma viaggia con lei, ma non si trova

L’Alfabetiere

L’Alfabetiere

Le parole sono infinite, sono una giungla tipografica in cui perdersi, fra sensi, nessi, smarrimenti sintattici e assonanze. La ricchezza del vocabolario è vastissima e tenta oggi di resistere all’impoverimento digitale, con frasi inaridite al nocciolo e poche manciate di parole che girano nelle circonvoluzioni cerebrali, con netto smacco per i poveri Wernicke e Broca, maltrattati come gli ultimi dei

Habitat – Note personali > Emiliano Dante

Habitat – Note personali > Emiliano Dante

…E la vita non continua. Un anno dopo la prima a Torino, Habitat – Note personali di Emiliano Dante rivive ad Annecy, poi a Istanbul (International Architecture and Urban Films Festival, dal 2 al 9 ottobre prossimi), e ci si augura in altri festival e sale, arricchito di sei preziosi minuti che ne specificano il paesaggio interiore. Giusto una breve aggiunta

Things of the Aimless Wanderer > Kivu Ruhorahoza

Things of the Aimless Wanderer > Kivu Ruhorahoza

Siamo tutti Wazungu Un uomo, una donna. E un altro uomo. O, meglio, un maschio che segue un altro maschio e poi la femmina si pianta davanti. Hawks? Ma i due signori non sono amici. Storia gay? Piuttosto eterosessualità spinta, in cui l’opposto, l’héteros, costituisce un’ossessione, il faccia a faccia ravvicinato dove io (non) è (più) un altro. Un uomo

Così tanto, così nessuno. “Too Much Johnson” di Orson Welles

Così tanto, così nessuno. “Too Much Johnson” di Orson Welles

Così tanto, così nessuno In attesa di vedere l’annunciato The Other Side of the Wind e, si spera, altri Welles ritrovati e rimontati, si può celebrare il centenario di un gigante del cinema (nato a Kenosha, Wisconsin, il 6 maggio 1915) con Too Much Johnson, la sua opera, atipica, d’esordio, mostrata a (quasi) nessuno. Mancante del montaggio definitivo e considerata

Mia madre > Nanni Moretti

Mia madre > Nanni Moretti

La mia mater à penser Da piccoli, soli e smarriti, incompleti e curiosi, si chiama la mamma. Se si continua a farlo quando si è adulti, secondo la vulgata corrente qualcosa non va. Vi accuseranno di essere nevrotici, dissociati, ritardati, al più mammoni, un mot juste che fa parte del dizionario dei luoghi comuni sugli italiani. Nanni Moretti, nei suoi

The Tin Hat > Giuseppe Boccassini

The Tin Hat > Giuseppe Boccassini

Il copricapo dell’occhio Vedere il vedere. E vedere oltre il (comune) vedere. L’immagine può rivelare l’altro da sé quando il mostrato di quell’immagine viene trattato e riconfigurato. Dipende da cosa si sceglie, dove si (ri)colloca il visivo. Se lo si accelera, decelera, lo si satura o desatura, costruendolo per decostruirlo. Oppure segue o precede segni visivi capaci (sempre) di orientarne

La scelta > Michele Placido

La scelta > Michele Placido

Lo stupro riparatore Un sole non ingannatore nel cinema italiano. Mortifica, poi vivifica. Abbaglia protagonista e spettatore, penetrando tra le impalcature di una strada stretta che potrebbe fungere da selva oscura, preludio al cambiamento. Raggi luciferi accompagnati a una conversazione telefonica abortita tra una coppia senza figli che fino a quel momento sembrava essere fin troppo in armonia. Rispondere senza

The (Brakh)Age of Innocence

The (Brakh)Age of Innocence

«Questo trucco tanto affascina, tanto ipnotizza, che la fonte essenziale di tutta questa magia si dimentica facilmente. Questa fonte è la luce.» – Stan Brakhage, Sulla luce La luce. La vede Luís Miguel Cintra in Aqui na terra (1993), dopo una serie di zigzaganti avventure rosselliniane, sulla scia di Irene/Ingrid Bergman di Europa ’51 (1952). Essa riflette i «reali contorni

O animal sonhado > Aa. Vv.

O animal sonhado > Aa. Vv.

Sei gradi di concatenazione «Sei è un numero perfetto di per sé, e non perché Dio ha creato il mondo in sei giorni; piuttosto è vero il contrario. Dio ha creato il mondo in sei giorni perché questo numero è perfetto, e rimarrebbe perfetto anche se l’opera dei sei giorni non fosse esistita.» – Agostino, La città di Dio L’«inconscio