Neon Demon è un film appariscente.
Il mito conduce un fatto, l’esperienza di un singolo, nella storia. Attraverso l’enfasi, che maschera il contenuto, cancella l’autore e trasforma il particolare in senso comune. Ma se è vero che la realtà è tale solo rispetto al punto di vista, al linguaggio, al momento storico e a chi la mostra, allora l’autore che vuole farsi profeta deve necessariamente parlare in termini di origine e futuro pur agendo sul qui ed ora.
Egli deve necessariamente fare violenza ai significati, cercando di forgiare un nuovo linguaggio che descriva la nuova realtà, cercando nel contempo di introdurre nuovi significati in modo surrettizio attraverso l’ironia, evitando di dare per scontata la perfezione del modello corrente e sottoponendolo alla prospettiva dell’incongruenza.
The Neon Demon, Il Nuovo Demone.
Ringraziamo Burke, Cupitt e Ricoeur e andiamo a cominciare.
Si deve cercare l’osceno, a tutti i costi.
Refn è uno che scalcia da ogni posizione, soprattutto le più comode; con lui il cinema si fa mito laddove riesce a rappresentare, in una forma verosimile, realtà intangibili che la ragione fatica a sintetizzare. In tutto questo non sfugga la componente autobiografica (il regista pare abbia ammesso che la protagonista altro non sia che una versione giovane e bella di se stesso).
The Neon Demon racconta l’arrivo di un nuovo demone in una dimensione babilonica dove il collasso pare imminente, ma finisce solo col protrarre indefinitamente l’agonia di chi la popola. Chi è questo demone che ammalia tutti alla luce della luna? La sua autenticità è rivoluzionaria, stravolge le convenzioni, i canoni, mette in discussione il modello corrente e fa tutto questo solo essendo ciò che è, senza sforzo apparente. E’ fuori discussione che tutto ciò lo porterà direttamente tra le fauci di chi anela un morso di quella anima oscura, capace di brillare un attimo solo ma intensamente; e tanto basta. Riporto pochi versi che mi paiono calzanti.
Allora saremo vinti dai morsi della fama
morsi dai vinti
che noi stessi creammo
per farci sconfitti
A quel punto ci offriremo in sacrificio
noi
olocausti morenti
ci liberemo delle nostre
spoglie mortali
divorando
pezzo per pezzo
quella gabbia
che credesti più tua
Il regista danese è a caccia dei propri demoni. Non bastano certo quelli socratici a dissuaderlo, ne la lonza lussuriosa che annuncia l’inferno, viva o impagliata. Lui mette nel conto che chi entra nella Macchina (Welcome to the Machine) per sabotarla finisca inghiottito e che tutto questo sia inevitabile. Allo stesso tempo fa di tutto affinché egli stesso, il suo sguardo nuovo, il suo occhio restino sullo stomaco di quella macchina che lo ha inghiottito; e così finisce che il bulbo oculare che i surrealisti squarciarono venga vomitato da chi non ha lo stomaco per assimilarlo. Ne esce intatto, indenne e pronto a regalare nuove visioni e prospettive incongruenti a chi avesse il coraggio del disgusto e fosse pronto ad ingoiarlo, nuovamente.
Morale della favola: solo chi avrà il pelo sullo stomaco potrà reggere il cinema del futuro.
Welcome, my son, welcome to the machine.
What did you dream?
It’s alright, we told you what to dream.
(Benvenuto figliolo, benvenuto nella macchina.
Cos’hai sognato?
D’accordo, te l’abbiamo detto noi cosa sognare.)
Esaurita questa lunga ed evitabile introduzione, veniamo alla vera recensione, poiché è ora di finirla con le parole, i film vanno recensiti per immagini.
THE NEON DEMON
Regia: Nicolas Winding Refn • Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn, Mary Laws, Polly Stenham da un soggeto di Nicolas Winding Refn • Fotografia: Natasha Braier • Montaggio: Matthew Newman • Musiche: Cliff Martinez • Scenografia: Elliott Hostetter • Costumi: Erin Benach • Casting: Nicole Daniels, Courtney Bright • Set Decoration: Jonathan Amico, Adam Willis • Suono: Eddie Simonsen, Anne Jensen • Line Producer: Carsten Sparwath • Effetti Speciali: Peter Hjorth • Trucco: Erin Ayanian • Acconciature: Shandra Page • Location Scout: Michael Brewer, Ellen Gessert, Marie Healy • Location Manager: Fermin Davalos • Produttori: Lene Børglum, Sidonie Dumas, Vincent Maraval • Produttori esecutivi: Christophe Riandee, Brahim Chiqua, Christopher Woodrow, Michael Bassick, Steven Marshall, Michel Litvak, Gary Michael Walters, Jeffrey Stott, Manuel Chiche, Matthew Read, Victor Ho, Rachel Dik, Thor Sigurjonsson • Coproduttori: K. Blaine Johnston, Elexa Ruth • Interpreti principali: Elle Fanning (Jesse), Karl Glusman (Dean), Jena Malone (Ruby), Bella Heathcote (Gigi), Abbey Lee (Sarah), Christina Hendricks (Roberta Hoffman), Keanu Reeves (Hank) • Produzione: Space Rocket Nation • In collaborazione con: Vendian Entertainment, Bold Films • Distribuzione italiana: Italian International Film, Koch Media • Suono: Dolby Digital, Datasat, SDDS • Rapporto: 2.35 : 1 • Camera: Arri Alexa XT Plus, Cooke Xtal Express Lenses • Negativo: Codex • Processo fotografico: Digital Intermediate 2K (master), J-D-C Scope anamorfico (source) • Formato di proiezione: D-Cinema • Lingua: inglese • Paese: Francia, Danimarca, USA • Anno: 2016 • Durata: 117′
NICOLAS WINDING REFN in Rapporto Confidenziale
ART IS AN ACT OF VIOLENCE
Il cinema nietzschiano di Nicolas Winding Refn
a cura di Gabriele Baldaccini
ONLY GOD FORGIVES
a cura di Michele Salvezza
ONLY GOD FORGIVES
a cura di Maurizio Mongiovi
BRONSON
a cura di Alessio Galbiati
THE NEON DEMON
Hollywood Babilonia
a cura di Alessio Galbiati