articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale numero21 (gennaio 2010), pagg. 30-35
Al teatro dell’Opéra di Parigi, un misterioso fantasma minaccia una famosa cantante lirica affinché ceda il ruolo di Marguerite, protagonista nel Faust, alla giovane e sconosciuta Christine Daae, di cui è innamorato.
Nella sua recensione del film, il decano dei critici cinematografici statunitensi Roger Ebert del Chicago Sun-Times, cita due recensioni d’epoca ad opera di Carl Sandburg del Chicago Daily News. Nella prima, Sandburg scriveva di esserne rimasto “estremamente affascinato”. Nella seconda, scritta un mese dopo, ridimensionava l’entusiasmo iniziale riportandolo ai film della stagione, precisando che non si trattava di capolavori come i suoi coevi Das Cabinet des Dr. Caligari di Robert Wiene o Nosferatu, eine Symphonie des Grauens di Murnau.
C’è da essere d’accordo, anche se il tempo ha sicuramente attribuito al film un posto nella storia del cinema: The Phantom of the Opera è certamente uno spettacolo per gli occhi ma non può essere considerato alla stregua dei capolavori citati.
Il confronto non può però andare a detrimento della forza visiva dell’opera di Julian (nonché dei non accreditati, malgrado i loro sostanziosi interventi a livello di regia, Lon Chaney, Ernst Laemmle e Edward Sedgwick), soprattutto se si considerano oggi le limitazioni tecniche con cui è stato realizzato e l’intento puramente commerciale della produzione.
La storia è molto semplice: nei sotterranei dell’Opéra di Parigi vive un uomo che nasconde il volto sfigurato dietro a una maschera e che vive un’ossessione nei confronti della giovane cantante Christine – da lui affascinata, almeno inizialmente – tanto da imporre attraverso la minaccia che le vengano attribuiti ruoli di primo piano nel teatro.
Quando lei riesce a smascherarlo, il suo terrore per il volto sfigurato dell’uomo la fa fuggire scatenando il desiderio di vendetta del fantasma.
Non c’è spazio per alcuna sottigliezza psicologica: il film è e deve rimanere un grande spettacolo capace di provocare spavento nello spettatore, che nel fantasma può trovare un riflesso delle sue paure più profonde: a partire da quella del rifiuto.
Il successo del film attiene però al suo prestarsi a molteplici letture: film dell’orrore (almeno al tempo) ma anche di umana miseria e, soprattutto, melodramma sentimentale di uguale semplicità ed efficacia.
Il fantasma è in realtà un uomo condannato all’esilio nei sotterranei del teatro a causa della sua deturpazione esteriore e della conseguente follia. Il suo trasporto per la ragazza pare più il riflesso di un desiderio di ritorno a una vita normale, alla luce del sole, più che l’espressione di un sentimento amoroso puro e semplice.
Leroux nella sua opera e gli sceneggiatori nella trasposizione cinematografica, lo pongono – irraggiungibile nel suo isolamento grazie a una serie di congegni che lo avvisano di intrusioni nel suo spazio e che gli permettono di annientare chiunque tenti di raggiungerlo – in un dedalo di sotterranei tanto ben realizzati da avere influenzato più di uno scenografo nel tempo. Sono ben cinque i livelli sotterranei, tutti collegati attraverso scale, passaggi nascosti e addirittura un fiume, una sorta di Stige di mitologica memoria, che il fantasma attraversa con una gondola.
La posizione di Christine è più sfumata, certamente influenzata dall’epoca che poco permetteva se non l’allusione molto mascherata: rifiuta il successo e la conseguente ricchezza che lui le promette ma nel contempo appare profondamente attratta – scandalosamente per una donna dell’epoca già impegnata sentimentalmente – da lui, almeno fino allo svelamento del volto, una tra le scene più celebri del cinema muto.
Al rifiuto di Christine, minacciata dal fantasma di morte se incontrerà ancora il suo amante, la ragazza decide di cantare ancora una volta per poi sparire con Raoul alla volta dell’Inghilterra. Il suo piano fallirà quando il fantasma la rapirà costringendo l’uomo e l’ispettore Ledoux (nonché, separatamente, da Buquet, il cui fratello è stato ucciso dal fantasma) a seguirla attraverso le viscere di Parigi.
Mentre la vicenda riesce a permearsi di un fascino spaventoso, i protagonisti della storia appaiono come mere marionette al servizio della trama. Non così Lon Chaney (vedi “Presentarti con il tuo vero volto e renderlo presentabile, questo è difficile!”. Articolo di Samuele Lanzarotti pubblicato su Rapporto confidenziale numero8, ottobre 2008), che riesce ad attribuire al suo personaggio mascherato uno spessore tutto costruito su una maschera faticosamente realizzata (e portata) e sui dettagli dei movimento del corpo.
Il suo personaggio porta in sé in dualismo classico meraviglia/orrore, bontà d’animo e crudeltà capace di trovare riflesso in ogni spettatore.
Molte le scene madri del film: oltre allo svelamento del volto del fantasma, la caduta del voluminoso lampadario sul pubblico, opera del vendicativo fantasma, che qui viene risolta maestosamente nella caduta e frettolosamente – al contrario delle versioni successive (compresa quella teatrale di Lloyd Webber) – nelle sue conseguenze, e la scena del ballo in maschera, girata con un technicolor a due colori.
The Phantom of the Opera non è infine forse un capolavoro – come lo saranno invece Dracula di Tod Browning o Frankenstein e The Bride of Frankenstein di James Whale – ma è certamente una grande opera popolare, un melodramma magistrale, capace di maestosità in più di una scena. Un esempio riuscito di commistione tra cinema sentimentale – con l’imperituro tema dell’amore non corrisposto – e dell’orrore. Chaney è il principale responsabile della sua riuscita: con poco a sua disposizione, l’”uomo dai mille volti” riesce a trasformare un personaggio che potrebbe apparire spesso ridicolo, in una figura complessa e ricca di sfumature. Un personaggio, questo si, degno di essere annoverato tra i più memorabili nella storia del cinema.
THE PHANTOM OF THE OPERA cronistoria della nascita di un successo
– Il francese Gaston Leroux (1868-1927), avvocato, giornalista e soprattutto romanziere specializzato in storie di crimini con una componente fantascientifica, pubblica nel 1910 Le fantôme de l’Opéra. Il romanzo trae ispirazione da un altro romanzo: Trilby, horror gotico scritto nel 1894 da George Du Maurier. Trilby è considerato il romanzo di maggiore successo dell’epoca, dopo Dracula di Bram Stocker, pubblicato nel 1897.
– Carl Laemmle, fondatore della Universal, casa di produzione fino ad allora nota per i suoi film western e per le commedie destinate a un pubblico periferico, compera i diritti del romanzo di Leroux per realizzare un film con Lon Chaney – noto con il soprannome “L’uomo dai mille volti” per la sua capacità di trasformazione e la sua espressività, che lo rendevano un volto perfetto per il cinema muto – con l’intento di cavalcare l’enorme successo di The Hunchback of Notre Dame (Il gobbo di Nôtre Dame, 1923, di Wallace Worsley), in cui Chaney era stato protagonista nel ruolo di Quasimodo.
– L’intenzione di Laemmle è inizialmente quella di girare il film a Parigi ma poi, grazie al primo set in metallo e cemento costruito negli studi della Universal, sceglie di trasferire Parigi, o almeno uno dei suoi simboli, a Hollwood.
– Il palco dell’Opéra viene riprodotto fedelmente ma nessuno ha idea di come siano le sue quinte. Viene quindi chiamato l’artista francese Ben Carré – peraltro già direttore artistico per Trilby (1915) di Maurice Tourneur – che aveva lavorato nel teatro a disegnarle in carboncino. I suoi disegni saranno fondamentali per la costruzione delle scenografie e della struttura.
– Per la parte della protagonista viene scelta Mary Philbin, che era già stata diretta da Rupert Julian nel 1923 in Merry-Go-Round (Donne viennesi) ed era apparsa in altre pellicole prodotte dalla Universal. L’attrice era sotto contratto con la casa di produzione in seguito alla vittoria ad un concorso di bellezza indetto dallo Studio alla ricerca di volti nuovi.
– Lon Chaney non si rispamia nella creazione del volto del fantasma, per il quale trae ispirazione dalle illustrazioni di un libro di André Castaigne. Per dare un’idea della difficoltà, basti pensare che le narici dell’attore, nei primi piani in cui non indossa la maschera, erano sollevate attraverso sottili fili che venivano coperti dal trucco. Questo trucco, ideato per i primi piani, lo faranno sanguinare copiosamente.
– A dirigere il film viene chiamato Rupert Julian, legato alla Universal da dieci anni, dapprima come attore e quindi come regista. In quest’ultimo ruolo, aveva rimpiazzato Erich von Stroheim nel già citato Merry-Go-Round, che ebbe grande successo trasformandolo in regista di punta dello Studio. Artigiano onesto e preciso, ma mediocre dal punto di vista creativo, si alienerà presto le simpatie del cast tecnico e artistico del film, quelle di Lon Chaney in primis.
– Per girare le scene dello spettacolo sul palcoscenico, viene usato il nuovissimo sistema Technicolor a due colori.
– Il 25 febbraio 1925, il film viene presentato in anteprima a New York ed è un insuccesso che provoca scossoni alla Universal. Rupert Julian si rifiuta di rigirare alcune scene e Carl Laemmle chiama Edward Sedgwick, che rigira il 60% del film aggiungendo azione e commedia alla storia.
– Una nuova anteprima a San Francisco in aprile non ottiene maggiore successo, Laemmle chiama allora una regista, Lois Weber, perché ne supervisioni un nuovo montaggio che apporti migliorie al film.
– In settembre la nuova versione viene presentata e quindi distribuita nelle sale. È costato, tra lavorazione e rimaneggiamenti, 632’000 Dollari ma i 2 milioni di incasso lo trasformano rapidamente in uno tra i più grandi successi del cinema muto.
– Nel 1927 il cinema trova la sua voce. La Universal pensa di produrre un rimaneggiamento con sonoro della versione precedente e annuncia The Return of the Phantom, denso di musica e dialoghi. Chaney non sarà della partita. Infatti, grazie a una clausola inserita nel suo contratto, nessuno potrà doppiarlo.
– La versione del 1927 viene rigirata per il 40% per sincronizzare i suoni. L’avvento del sonoro decreta la fine della carriera nel cinema per molti attori dell’epoca. Tra loro, Mary Philbin e Norman Kerry. I nuovi inserti dell’opera vengono messi in scena dal nipote di Carl Laemmle, Ernst.
– Costato 113’000$ in più rispetto all’originale, la nuova versione, uscita nel gennaio 1930, incasserà $419’000 in tutto il mondo. Una cifra notevole per la Universal, considerando soprattutto che il periodo della Grande depressione è appena iniziato.
– Lon Chaney firma un contratto con la MGM e lavora nel suo unico film sonoro: The Unholy Three di Jack Conway, rifacimento dell’originale muto diretto nel 1925 da Tod Browning che lo vedeva protagonista. Morirà un mese e mezzo dopo l’uscita del film. E con lui il cinema muto.
– La Universal diventa il primo Studio per incassi nel cinema horror sonoro e nel 1935, al picco di successo per il genere, annuncia una nuova versione di The Phantom of the Opera girata con grande dispendio di mezzi.
– Laemmle perde lo Studio a causa della sovraesposizione finanziaria ma la nuova dirigenza conferma la nuova versione cui parteciperà l’ungherese Martha Eggerth nel roulo di Christine e Cesar Romero in quello di Raoul D’Aubert. Il personaggio del Fantasma cambia: danneggiato psichicamente nel corso delle Prima guerra mondiale, si immagina solo sfigurato a causa del suo disagio psichico. Per il ruolo del protagonista, si pensa al cantante Fyodor Chaliapin o a Boris Karloff, che intanto è reduce dal successo ottenuto con Frankenstein (1931) di James Whale.
Le difficoltà economiche della Universal unite all’embargo inglese sui film horror, faranno morire il progetto.
– La 20th Century Fox approfitta del momento e scrittura Karloff nel ruolo di un demone mascherato per Charlie Chan at The Opera (Il pugnale scomparso, 1936 di H. Bruce Humberstone).
– Nel 1941 il Fantasma si appresta, nelle intenzioni, a rinascere nuovamente: a Charles Laughton, reduce dal successo del remake del 1941 di The Hunchback of Notre Dame di William Dieterle – e che ha appena interpretato il ruolo del padre surrogato della nuova star della Universal Deanna Durbin in It Started With Eve (La prima è stata Eva, 1941) di Henry Koster – viene offerta la nuova versione, che dovrebbe affiancare nuovamente i due attori nei ruoli di padre e figlia. Durbin, però, legge il copione e lo rifiuta. Il progetto muore.
– Nel 1941 la Universal ha sotto contratto la coppia comica Abbott e Costello. Il loro regista, Arthur Lubin, a cui il thriller non era sconosciuto, gode di grande fiducia grazie al successo dei loro film. Anche il produttore George Waggner non è estraneo all’horror avendo diretto The Wolf Man e, lo stesso anno, Man Made Monster (1941). L’offerta passa a questi ultimi. Il figlio di Lon Chaney, Lon Chaney Jr. (già protagonista nei due film citati) tiene a riprendere il ruolo già ricoperto dal padre nel film ma viene rifiutato in quanto il progetto per la nuova versione è molto ambizioso e richiede una star capace di attrarre milioni di persone. Come Claude Rains, già uomo invisibile in The Invisible Man, prodotto sempre della Universal, diretto nel 1933 da James Whale.
– Rains accetta la proposta ma pretende una clausola che eviti il ricorso a trucchi elaborati nella costruzione estetica del suo personaggio. Jack Pierce, mago del make up della Universal, nonché il migliore in circolazione, studia un trucco leggero ma efficace per il Fantasma: una sorta di ustione sulla metà destra del volto.
– Nel dicembre 1942 si tengono le sessioni di registrazione delle musiche e la voce femminile è quella di Susanna Foster, una diciassettenne prodigio che ha il ruolo di Christine. Suo partner maschile è Nelson Eddy nel ruolo di Anatole Garron.
– Arthur Lubin si lancia in quello che è il suo primo film in Technicolor che esigeva che un tecnico, in questo caso una donna – Natalie Kalmus, a capo della compagnia Tecnicolor – fosse sul set per consigliare su luci e colori da usare.
– Il set, che viene ridipinto per l’uso del colore, è lo stesso della versione precedente a causa delle restrizioni finanziarie dettate dalla guerra in corso.
– Se nel cinema muto lo spettatore doveva fare affidamento sull’accompagnamento musicale dal vivo fornito dalla direzione della sala, gli spettatori del 1943 ascoltano una colonna sonora composta e adattata da Edward Ward. Il film è ormai più vicino ad essere un musical che un film dell’orrore.
– Grazie alla musica, ai suoi colori e alla drammaticità della storia, quella di The Phantom of the Opera diventa una storia estremamente popolare tra gli spettatori in tempo di guerra.
– Un’anteprima del film ottiene esito negativo, quindi la prima proiezione del film a Chicago scatena l’ilarità del pubblico preoccupando non poco i vertici della Universal. La preoccupazione è però ingiustificata: il film supererà infatti ogni record di incassi nel Paese intero. Otterrà anche due Oscar (direzione artistica e fotografia a colori) e una versione radiofonica (con Basil Rathbone) verrà realizzata in favore dei non vedenti.
– Quattro giorni dopo la prima, la Universal annuncia The Climax, un seguito che nelle intenzioni avrebbe dovuto riunire cast artistico e tecnico della versione in quel momento nelle sale. All’approssimarsi dell’inizio della lavorazione, Nelson Eddy non è più disponibile, malgrado l’entusiasmo dimostrato per il progetto. Claude Rains, da par suo, ha firmato un contratto con la Warner. Il progetto quindi cambia e la storia diventa quella di un uomo che si trasforma in assassino per gelosia della sua amante, una cantante d’opera, e che rischia di ripetere l’omicidio dieci anni dopo, vittima un’altra giovane cantante. Boris Karloff è il protagonista.
– Per vent’anni, il Fantasma dell’Opera scompare dal grande schermo, reso forse anacronistico dall’avvento degli effetti speciali e dalla fantascienza. Ricompare nel 1962, grazie all’inglese Hammer, specializzata in horror gotici, che produce una nuova versione della storia. Alla regia, Terence Fisher, responsabile di molti successi per la casa di produzione. Al ruolo del protagonista si interessa Cary Grant, alla ricerca di personaggi diversi. Il personaggio viene cucito in fase di sceneggiatura sulla sua persona ma l’agente dell’attore gli impedisce di partecipare al film per paura che il personaggio comprometta la sua immagine. Il Fantasma della Hammer, che ha il volto di Herbert Lom, è più gentile, meno cattivo dei suoi predecessori e le malefatte vengono delegate ad altri personaggi. Il film viene accolto positivamente dalla critica ma non altrettanto dal pubblico. La distribuzione negli Stati uniti è curata dalla Universal.
– A oggi sono diverse le versioni del romanzo di Leroux portato al cinema: si va dal tedesco Das Phantom der Oper (1916) di Ernst Matray a Ye ban ge sheng (1937) di Weibang Ma-Xu, dalla versione realizzata da Dwight H. Little nel 1989 a quella di Dario Argento del 1998. In teatro, il musical prodotto da Andrew Lloyd Webber è stato messo in scena per la prima volta a Londra nel 1989, dove è tuttora programmato presso il teatro Her Majesty’s. Il musical è in perenne tour in tutto il mondo. Dall’opera di Lloyd Webber Joel Schumacher ha tratto un film nel 2004.
The Phantom of the Opera (USA/1925)
Regia: Rupert Julian (e, non accreditati: Lon Chaney, Ernst Laemmle, Edward Sedgwick)
Soggetto: Gaston Leroux (dal suo romanzo “Le Fantôme de l’Opera”)
Adattamento: Elliott J. Clawson, Raymond L. Schrock
Musiche originali: Sam Perry (riedizione sonora del 1929)
Fotografia: Milton Bridenbecker, Virgil Miller, Charles Van Enger
Montaggio: Edward Curtiss, Maurice Pivar, Gilmore Walker
Production Design: Ben Carré
Produttore: Carl Laemmle
Interpreti principali: Lon Chaney (Erik, il fantasma), Mary Philbin (Christine Daae), Norman Kerry (Visconte Raoul de Chagny), Arthur Edmund Carewe (Ledoux), Gibson Gowland (Simon Buquet), John St. Polis (Philip de Chagny)
E, nella riedizione del 1929: Mary Fabian (Carlotta), Virginia Pearson (madre di Carlotta)
Durata: 93’ (originale), 107’ (DVD), 95’ (riedizione del 1929)
Phantom of the Opera (USA/1943)
Il violinista Enrique Claudin è segretamente innamorato della cantante Christine fino alla follia. Sfigurato nel volto e trasformatosi in feroce criminale, viene braccato dall’ispettore Raoul e dall’amante di Christine.
Regia: Arthur Lubin
Soggetto: Gaston Leroux (dal suo romanzo “Le Fantôme de l’Opera”)
Sceneggiatura: Samuel Hoffenstein, Eric Taylor e, non accreditato, Hans Jacoby
Musiche originali: Edward Ward
Fotografia: W. Howard Greene, Hal Mohr
Montaggio: Russell F. Schoengarth
Direzione artistica: Alexander Golitzen, John B. Goodman
Produttore: George Waggner
Interpreti principali: Nelson Eddy (Anatole Garron), Susanna Foster (Christine Dubois), Claude Rains (Erique Claudin), Edgar Barrier (Raoul D’Aubert), Leo Carrillo (Signor Ferretti), Jane Farrar (Biancarolli)
Durata: 92’
The Phantom of the Opera (UK/1962)
Lord Ambrose D’Arcy ruba il lavoro di una vita del professore di musica Petry per sfuttarlo editorialmente. Nell’intento di impedire che il furto gli porti vantaggio, Petry penetra nella stamperia dove la sua musica viene stampata con il nome di D’Arcy e appica un fuoco che lo lascerà sfigurato. Anni dopo, Petry inizia a portare il terrore in un teatro di Londra dove una delle sue opere rubate si appresta ad essere rappresentata.
Regia: Terence Fisher
Soggetto: Gaston Leroux (dal suo romanzo “Le Fantôme de l’Opera”)
Sceneggiatura: Anthony Hinds (firma come John Elder)
Musiche originali: Edwin Astley
Fotografia: Arthur Grant
Montaggio: Alfred Cox
Production Design: Bernard Robinson
Produttore: Anthony Hinds
Interpreti principali: Herbert Lom (Il fantasma), Heather Sears (Christine Charles), Edward de Souza (Harry Hunter), Thorley Walters (Lattimer), Michael Gough (Lord Ambrose d’Arcy)
Durata: 90’
Alcune opere tratte da – o liberamente ispirate a – Le Fantôme de l’Opéra di Leroux
Das Phantom der Oper (Ernst Matray, Germania, 1916)
Ye ban ge sheng (Weibang Ma-Xu, Cina, 1937)
El fantasma de la ópera (Narciso Ibáñez Menta , Argentina, 1960. Miniserie televisiva adattata da Narciso Ibáñez Serrador)
Phantom of the Paradise (Brian De Palma, USA, 1974. Il film, scritto dal regista stesso, trae libera ispirazione da The Phantom of the Opera, The Hunchback of Notre Dame, The Picture of Dorian Gray e Faust)
The Phantom of the Opera (Robert Markowitz, USA, 1983. Film per la TV)
The Phantom of the Opera (Al Guest e Jean Mathieson, Irlanda, 1987. Film per la TV)
Opera (Dario Argento, Italia, 1987. Molto liberamente ispirato all’opera di Leroux, che non viene citato. Il soggetto è firmato dal regista stesso)
The Phantom of the Opera (Dwight H. Little, USA, 1989)
The Phantom of the Opera (Tony Richardson, USA-Italia-Francia-Germania, 1990. Film per la TV)
The Phantom of the Opera (Darwin Knight, USA, 1991. Ripresa per la TV di una versione musicale teatrale )
O Fantasma da Ópera (Del Rangel, Álvaro Fugulin, Atílio Riccó, Brasile, 1991. Miniserie televisiva)
Il fantasma (Joe D’Amato, Italia, 1998. Film pornografico pubblicato solo in homevideo)
Il fantasma dell’opera (Dario Argento, Italia-Ungheria, 1998)
The Phantom of the Opera (Joel Schumacher, USA, 2004. Trasposizione cinematografica del musical teatrale di Andrew Lloyd Webber)
Collegamenti:
“Presentarti con il tuo vero volto e renderlo presentabile, questo è difficile!”. Lon Chaney
articolo di Samuele Lanzarotti pubblicato su Rapporto confidenziale numero8, ottobre 2008
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Fonti:
* The Opera Ghost, A Phantom Unmasked, scritto da David J. Skal e Scott MacQueen, regia di David J. Skal. Universal Home Video, 2000
* Universal Studios Monsters: A Legacy of Horror, Michael Mallory e Stephen Sommers. Universe, 8 settembre 2009
* Jack Pierce: The Man Behind The Monsters, Scott Essman. CreateSpace, 17 giugno 2000
* Monsters: A Celebration of the Classics from Universal Studios, Roy Milano, Jennifer Osborne, Forrest J. Ackerman. Del Rey, 26 settembre 2006.
* Wikipedia.org
* IMDb.com