Tuur, il calzolaio di un piccolo centro belga, è sposato da cinquant’anni con Emma, con cui festeggia all’inizio del film proprio l’anniversario di matrimonio. La coppia vive con Gerda, la sorella invalida di lui.
Poco entusiasta dei festeggiamenti organizzati per l’anniversario dalla moglie, Tuur se ne va di casa e si trasferisce dall’altra sorella, Josée, che gestisce un cabaret con la sua compagna Odette.
Quando decide di tornare dalla moglie, questa, che nel frattempo ha trasformato la calzoleria in un negozio dove vende le sue buonissime marmellate, lo accoglierà con scarso entusiasmo.
Sarà l’intrattabile Gerda a offrire loro una soluzione ideale, seppur dolorosa.
Vicenda agrodolce in cui i personaggi sono costretti a rivedere le proprie vite ed ammettere – come nel caso di Gerda, sorella invalida e caratterialmente difficile del protagonista Tuur – quanto la vita in comune possa diventare di estremo condizionamento per gli altri.
Tuur ama sua moglie; ciò che non sopporta più sono l’ingombro causato dalla sorella e l’abitudinarietà di un’esistenza dettata dal campanello del negozio che suona quando entra un cliente. Il suo trasferimento da Josée – emarginata da Gerda che non le perdona la relazione omosessuale con Odette – in un ambiente certo più vivace grazie al cabaret che la sorella gestisce, permette anche a Emma di dare una svolta alla propria vita. Emma dapprima tenta, goffamente, di portare avanti l’attività del negozio di calzoleria, poi deciderà di vendere le sue ottime marmellate, trasformando la vetrina del negozio.
Quando Tuur decide di tornare a casa, Gerda, resasi conto di quanto la sua condizione e soprattutto il suo carattere reso aggressivo e capriccioso dall’infermità condizioni le vite di Emma e Tuur, sarà costretta a trovare autonomamente una soluzione per tutti.
Film delicato in cui i rapporti sono messi a nudo senza scene madri e senza mai scivolare nel melodramma, Confituur racconta di rapporti semplici e lascia
trasparire umanità, comprensione e affetto per ogni personaggio, con un risultato agrodolce che accompagna anche dopo la visione.
Nato in Belgio nel 1969, dopo avere studiato fotografia e cinema Lieven Debrauwer esordisce nella regia con il cortometraggio Tredici (1987) cui seguono altri
otto corti tra cui Leonie (1997), premio della giuria a Cannes come migliore cortometraggio nel 1997.
Il suo primo lungometraggio, Pauline et Paulette (2001), storia di una donna con un forte ritardo mentale la cui sorella che la accudisce muore lasciando nel testamento disposizioni precise sul suo futuro alle altre due sorelle, ha ottenuto numerosi premi, tra cui la Piramide d’oro al Festival del film del Cairo, il premio con menzione speciale della giuria ecumenica al Festival di Cannes e il premio del pubblico al Festival di Gardenie, in Francia.
Roberto Rippa
Confituur
(titolo internazionale: Sweet Jam, Belgio, 2004)
Regia: Lieven Debrauwer
Sceneggiatura: Lieven Debrauwer, Jacques Boon
Musiche originali: Mas Smeets
Fotografia: Philippe Guilbert
Montaggio: Philippe Ravoet
Interpreti principali: Marilou Mermans, Rik Van Uffelen, Viviane De Muynck, Ingrid De Vos, Chris Lomme, Jasperina De Jong, Jaak Van Assche
84′
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