Moana la divina

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Mario Verger è stato un prestigioso collaboratore di Cinemino (progetto editoriale a carattere cinematografico a cura di Roberto Rippa) e, dalla sua nascita, pure di Rapporto Confidenziale.
Regista, studioso di cinema di animazione e docente di Teoria e metodo dei mass media a Roma, ha realizzato il suo primo lavoro, Planet O – Tribute to Lupin III, a diciannove anni, all’ultimo anno di liceo. Il film d’animazione, realizzato disegnando a mano ogni fotogramma di pellicola 35 mm delle dimensioni di 2 x 2,5 cm., per un totale di oltre 1500 immagini, lo pone all’attenzione di Luca Raffaelli, uno tra i massimi esperti italiani di cartoni animati nonché sceneggiatore e direttore artistico. Ha realizzato in seguito diversi cortometraggi e videoclip animati d’autore presentati in vari festival nel mondo e trasmessi in Italia da RaiTre e RaiDue, tra cui: Forever Ambra (1994), I Remember Moana (1994), Moanaland (1995), Tina (1996), Milingo (1998), Cacasenno (1999) Giulio Andreotti (2000), Wojtyla (2001), Berluscomic (2004), Pasolini requiem (2005). Enrico Ghezzi gli ha dedicato una puntata di Fuori Orario su RaiTre e i suoi film d’animazione sono stati ospitati in Blobcartoon.

Per saperne di più vi rimandiamo ad un’ampia intervista, a cura di Alessio Galbiati e Roberto Rippa, Moana, Wojtyła, Ghezzi, Giusti, Andreotti, Milingo, Fellini, l’animazione, il cinema, la TV, la storia, il disegno e… Gesù. Conversazione con Mario Verger, pubblicata su Rapporto Confidenziale numero23 (marzo 2010), pp.14-25.

 

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In questo articolo, Mario Verger traccia il ricordo del suo primo incontro con Moana Pozzi (a cui dedicherà i due film d’animazione citati, Moanaland e I Remember Moana), l’unica pornostar italiana diventata, grazie anche alla sua perizia nell’usare i mass media, un volto familiare, capace di trascendere le luci rosse per diventare fenomeno di costume prima e poi, alla sua morte, mito contemporaneo il cui ricordo non pare affievolirsi.
Di Mario Verger Cinemino ha pubblicato un commento critico a I fratelli Dinamite di Nino Pagot (numero 1, autunno-inverno 2004) e l’articolo Gibba: 50 anni nella Cinecittà di cartone (numero 4, inverno-primavera 2005).

 

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MOANA LA DIVINA
a cura di Mario Veger

Un’altra persona interessante che questa mia curiosa professione mi ha portato a conoscere è Moana Pozzi, l’unica pornostar italiana passata alla storia.
A presentarmela fu una giornalista amica, Noa Bonetti (1), che all’epoca stava scrivendo il libro-intervista sulla nota attrice dell’hard pubblicato nel 1995 da Sperling & Kupfer.

L’incontro con Moana avvenne nella prima metà degli anni ’90 in un’elegante sala da the, vicino alla scalinata di Trinità dei Monti, nei pressi di Piazza di Spagna. Ad invitarmi fu la stessa Noa Bonetti, senza rivelarmi assolutamente l’identità della persona di cui avrei certo gradito l’incontro. Giunsi da Babington’s English Tea Room – un posto elegante, molto ‘all’inglese’, con i tavolini per prendere il the e i portacenere raffinatamente decorati – incuriosito dalla persona che, a detta di Noa, mi avrebbe senz’altro ispirato per un nuovo cartone animato. Quando la vidi da lontano, di spalle, non riuscii minimamente ad immaginare di chi si potesse trattare. Giunto al tavolo fui salutato immediatamente da Noa, mentre la persona che le stava vicino, una donna bionda dalla carnagione chiara, continuava a celarsi, fin quando alzò lo sguardo e capii di avere di fronte a me la “Divina Moana”. Questa splendida donna che fino ad allora avevo potuto ammirare solo in televisione era di fronte a me, indossava un attillato tailleur rosso che la rendeva ancora più affascinante in quel posto così chic. Le due amiche mi invitarono a sedere con loro ed ascoltai tutti i loro discorsi che andavano dal cinema alla vita privata. Essendomi addentrato in una conversazione in cui giocava molto l’intimità femminile, Noa Bonetti indirizzò volutamente il discorso verso la mia singolare passione di ritrarre in cartoon personaggi dello spettacolo. Moana si mostrò totalmente affascinata dalla mia professione, rivelandomi che da sempre aveva sognato di “diventare” un cartoon. «Non è un problema», le dissi, dato che all’epoca giravo sempre con una “ventiquattrore” all’interno della quale c’era una risma di acetati forati, reggetta, ecc…; insomma tutto l’occorrente del cartoonist, e cominciai, scansando le tazze ed i pasticcini, a tracciare davanti a lei una sua versione ‘animata’, in cui si vedeva, oltre al suo viso, anche il profilo del busto, con un grande e prosperoso seno. Mostrandoglielo, notai di aver sbagliato qualcosa: Moana era una donna piuttosto permalosa, e vedendo che l’unica mia interpretazione grafica fosse quella inerente alla sua carriera camuffò il suo imbarazzo dicendo, «Veramente a me sarebbe sempre piaciuto diventare un personaggio delle favole come ‘Alice nel paese delle meraviglie’». Cosicché presi la matita dermatografica, corressi alcune parti, ed aggiunsi un grosso fiocco in testa come per farla sembrare una giovane educanda (disegno che compare come scena finale del film Moanaland, girato in 35 mm dopo la morte della pornostar). A questo punto il volto dell’attrice prese un’altra espressione, capii che fu estremamente contenta dell’interpretazione raggiunta. «È un vero genio della matita!», disse Noa a Moana per aiutarmi a vincere l’imbarazzo. «Perché non fai in cartone animato Alice, con lei protagonista?», mi chiese la Bonetti riferendosi all’amica, ma già avevo in mente tutte le sequenze da tradurre in disegni. Mentre Moana e Noa continuavano a parlare per mandare avanti l’intervista, pur ascoltando i loro discorsi, in neanche un’ora riempii 100 celluloidi, ideando oltre a una Moana-Alice, anche un Andreotti in veste di Messer Biancoconiglio, un Pannella nei panni del bruco ed un Craxi vestito da Regina di Cuori (Pannella e Craxi erano due conoscenze reali di Moana Pozzi). Finiti i disegni mostrai ciascuna scena alle due donne, le quali, si mostrarono estremamente incuriosite da ciò che in breve tempo avevo ideato. «La storia sarebbe questa», dissi a Moana e Noa, commentando ciascuna sequenza, «Moana-Alice è una giovane educanda, il cui tutore, ispirato a Licio Gelli, le legge una favola, ‘The History of Italy’, una storia d’Italia piena di corruzione, massoneria e stragi. Moana diventata piccola entra in questo paese dove tutto funziona al rovescio; vi è Pannella in versione bruco che fumando l’hashish inebria Alice-Moana, tanto da farle firmare i referendum. Un Cappellaio Matto (che era il Capo del Governo di allora, il cui volto, prima della ripresa su pellicola fu sostituito con quello di Silvio Berlusconi, all’epoca Presidente del Consiglio) vuole “spartirsi una torta” su cui è raffigurata l’Italia. Andreotti la conduce da Craxi al castello di cuori dove vi sono carte da gioco a forma di tessere di partito democristiane e socialiste. Durante il gioco del crickett, con Moana che tiene in mano un fenicottero con il volto di Di Pietro, la palla colpisce il sedere dell’imponente regina craxiana, tanto che, la povera Alice viene imprigionata. Risvegliatasi dall’incubo, Moana finisce di ascoltare la Storia d’Italia narrata dal tutore Licio Gelli.»

«E qui», aggiunsi, «metterei questa frase… “E così da allora Moana decise di dedicarsi alla carriera del cinema hard…”»

 

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«Geniale!», disse Noa, mentre Moana continuava a guardare affascinata la versione a cartoni animati del suo personaggio.

Sui tavolini del Babington’s v’erano dei raffinati portacenere con decorati sopra dei gatti stile inglese. Noa Bonetti, che era appassionata di animali ed in particolare di gatti, era tentata di prenderne uno e portarselo via ma fu frenata dal pudore. Moana scherzandoci sopra, invitava l’amica a seguire i suoi istinti, ma Noa non osava per paura d’esser vista. Fu Moana, mentre mi faceva sorrisi ammiccanti per commentare l’imbarazzo di Noa, che, senza farsi vedere, prese d’un colpo il posacenere e lo mise disinvoltamente nella borsa. Usciti da Babington’s, dopo circa 200 metri Moana fece uscire dalla borsetta il posacenere, con gran sorpresa e piacere di Noa Bonetti. Ridemmo tutti, e la gente per strada probabilmente ci prendeva per matti. Verso sera ci salutammo e ricordo che Moana mi disse una frase, che se non ricordo male suonava così: «Spero che non ti scorderai di me…». Purtroppo, però, quella fu l’unica volta che ebbi occasione di incontrare quella straordinaria donna che è stata Moana Pozzi.

Per lungo tempo non ripresi mai più in mano quei disegni, che a lungo rimasero nei magazzini Corona di S. Lucia di Mentana.

A settembre del 1994 Moana improvvisamente perse la vita; da quel momento i media iniziarono a celebrarla, facendola diventare una leggenda. Diversi programmi televisivi riproponevano le tappe della sua carriera, ed il Venerdì di Repubblica pubblicò a puntate le interviste che Noa Bonetti realizzò a Moana Pozzi. In quel periodo Marco Giusti, con la gallerista Stefania Miscetti e lo scultore Paolo Canevari, stavano organizzando una singolarissima mostra a Roma presso il prestigioso Palazzo delle Esposizioni, invitando ad esporre i principali autori italiani di cinema di animazione. Fra questi ricordo: Gianluigi Toccafondo, Mario Addis, Alberto D’Amico, Paolo Canevari. Giusti mi chiese se per l’occasione avessi avuto voglia di realizzare un breve film animato, proponendomi di prendere spunto dalla nota Diva dell’Hard recentemente scomparsa. Dopo un trasloco, non riuscendo più a ritrovare i disegni di Moana – che invece avevo lasciato nella valigetta dimenticata alla Corona di Mentana per oltre un anno – cercai di entrare in possesso degli spezzoni originali dei suoi film. Stranamente, dopo la sua morte, le pellicole interpretate da Moana Pozzi erano scomparse dalla circolazione, mentre, si diceva, i distributori proprietari delle copie, le vendevano ai collezionisti appassionati del settore a costi esorbitanti.

«Moana è salita alle stelle», mi disse un vecchio ‘cinematografaro’ e distributore romano che, incuriosito della mia tecnica del dipingere a mano sulla pellicola cinematografica, con mille raccomandazioni “amputò”, e mi donò, diverse decine di metri estratti da uno dei film più rari di Moana, uno di quelli girati negli Stati Uniti. Riuscii con della semplice varecchina, senza togliere l’emulsione, a sbiadire i colori, tanto che la pellicola sembrava quasi in “bianco e nero”. Al contrario di Planet 0 che si avvaleva anche di tonalità pastello, e della sigla Blobcartoon, contraddistinta da colori violenti in accordo, dipinsi ciascuna sequenza del film di Moana con toni forti completamente in contrasto tra loro. Usai il verde accanto al viola ed all’arancione. Ricreai il colore biondo dei capelli di Moana con del giallo brillante. In sostanza, mi avvicinai al linguaggio della Pop Art americana giungendo ad atmosfere di sapore nettamente kitsch. A tal proposito, tra gli altri, sul n. 11 della rivista Ciak dell’agosto ’95, Federico Fiecconi scrisse: «Chi poteva pensare di (ri)animare Moana Pozzi se non l’ineffabile Mario Verger? Dopo aver firmato le avventure animate di Ambra di cui tanto hanno scritto, l’estroso autore romano ora ha arricchito il suo gineceo della propria originale filmografia con un omaggio alla scomparsa pornodiva. I Remember Moana vive di ritocchi fotografici su fotogrammi, manipolazioni, bagliori di una bellezza ormai bruciata in un cortometraggio appassionato e sincero che è passato fugacemente dal Palazzo delle Esposizioni di Roma e quindi goduto da pochi eletti.»

 

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Consegnai il giorno prima della mostra il mio nuovo film a Giusti ed in quella occasione conobbi per la prima volta Paolo Canevari, che mi fu immediatamente simpatico, ed Alberto D’Amico, che fino ad allora non aveva molta considerazione per il mio stile ‘figurativo’. I Remember Moana piacque immediatamente, riscuotendo un grande entusiasmo tra i presenti. Penso che fu proprio in quella circostanza che D’Amico capì che la mia scelta classica faceva parte di un preciso discorso “d’autore”, e da allora diventammo amici.

La mostra al Palazzo delle Esposizioni fu un enorme successo, era il 20 dicembre del 1994. Quella stessa sera andò in onda su Raitre l’intera mostra, Prima Puntata, in Fuori Orario. Nei giorni successivi giornali e radio (compreso il Gr2) riportarono la notizia del Palazzo delle Esposizioni esclusivamente per “il cartone animato su Moana Pozzi realizzato dal noto cartoonist Mario Verger”.

La storia, l’anno dopo, ebbe un inaspettato seguito. Noa Bonetti, la giornalista che mi presentò Moana e che nel frattempo aveva da poco pubblicato il libro, mi telefonò per sapere se fossi intenzionato a presentare il film, di cui aveva letto, al Gilda, uno dei più esclusivi e mondani locali della Capitale, frequentato dai VIP dello spettacolo. Lei organizzava una serata in onore di Moana Pozzi, sponsorizzata dalla Sperling & Kupfer, casa editrice del suo libro.

Noa Bonetti, che del film su Moana aveva solo sentito parlare, venne il giorno stesso a casa mia per visionarlo, reputandolo adatto per un pubblico di artisti del Palazzo delle Esposizioni, ma decisamente troppo ‘forte’ per un pubblico “formale” com’era, per certi versi, quello del Gilda. Noa mi accennò ai disegni che avevo fatto assieme a lei e Moana qualche anno prima al Babington’s, proponendomi di portarlo a termine, con il supporto economico di un piccolo sponsor legato alla serata. «Sarebbe carino», disse, «se usassi le stesse celluloidi che facesti davanti a lei». La Bonetti, che sapeva di intrigarmi, proseguì il discorso dicendo: «Ora che Moana non c’è più, sarebbe un documento importante nella tua filmografia, ancor di più se riuscissi a girare quei disegni in pellicola». Avevo solo una settimana per aggiustarli, colorarli e ‘riprenderli’; ci riuscii. Lo stesso giorno in cui si festeggiava Moana al Gilda, Raidue programmava in prima serata uno special dedicato interamente a lei.

Il titolo del nuovo cartone fu Moanaland, assai più popolare di I Remember Moana, inerente all’Alice di Carroll.

 

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Andando a sonorizzare il cortometraggio in Rai, conobbi un dirigente che casualmente stava proprio realizzando il programma sulla Pozzi. Incuriosito dal racconto del mio incontro con Moana e dal legame affettivo che questo cartone aveva con lei, decise di acquistare il passaggio televisivo inserendolo a pieno titolo nella storia della vita della pornostar. Ghezzi, invece, trovò per sbaglio una copia in betacam di Moanaland che avevo dimenticato in Rai e la sera della presentazione al Gilda ne mandò diverse scene in onda su Blob.
Quella sera il cartone animato andò in onda su RaiTre e RaiDue.

Al Gilda andai accompagnato da Sylvie Lubamba, fotomodella fiorentina di origine zairese, a cui all’epoca ero legato da molta simpatia. Probabilmente, molti ricorderanno i suoi inizi quando, la bella Sylvie, showgirl di colore che parla toscano, venne scartata nel ’92 dalle finali di Miss Italia perché aveva fatto dei servizi un po’ spinti e già pubblicati sui giornali. Ricorderete anche che ‘la Sylvie’ (così come la chiama la madre Leonie in un toscano francesizzato), divenne ospite in trasmissioni come Quelli che il calcio al fianco di Fabio Fazio, per la sua personalità simpatica ed estroversa, tanto che Ugo Gregoretti le dedicò un intero programma Rai. Ultimamente, Sylvie ha letteralmente spopolato a Markette, il programma condotto da Piero Chiambretti, partecipando con successo a molti programmi come La Fattoria e La Talpa, occupando di continuo il Gossip su giornali e TV e diventando popolarissima al pubblico italiano.

Tornando a quel giorno, la mia presentazione al Gilda fu un grosso successo ed io, immerso tra i VIP, venivo presentato ai personaggi dello spettacolo presenti. Fra gli invitati ricordo: Carlo delle Piane, Marco Giusti e Fulvio Toffoli, Antonio Veneziani, Franca Valeri, Simona Ventura, Simona Tagli, Tony Binarelli, l’On. Tiziana Maiolo, Laura Troschel, Don Lurio, Orso Maria Guerrini, Asia Argento, Gillo Pontecorvo, Antonio Zequila, Francesca Rettondini, Jimmy Fontana, Tony Renis, Nantas Salvalaggio, Paolo Bonolis, Christian De Sica, Luciano De Crescenzo, Enrico Vanzina, Demetra Hampton e molti altri. Tra i miei ospiti, anche le figlie di ambasciatori e diplomatici, tra le quali, tre splendide ragazze straniere che studiavano a Roma all’università americana e che avevo conosciuto una sera in una discoteca del Centro, di cui ricordo i nomi: Rokeya, Danielle e Aminata. Vennero anche Raffaelli e Fiecconi: due esperti del mio settore che rimasero sorpresi per come fossi riuscito a portare il linguaggio del cartoon all’interno del mondo dello spettacolo.

Il momento più memorabile fu quando, nel locale pieno di gente famosa, si spensero le luci e dall’alto del soffitto discese lentamente un maxi schermo su cui apparvero in grande le immagini con musica stereofonica di Moanaland, fra gli applausi entusiastici di un pubblico VIP, amico di Moana. Al termine del film fui chiamato sul palco per spegnere con altri le candeline dell’enorme torta dedicata a Moana, sotto i flash accecanti di giornalisti e fotografi.

Sempre in quella serata conobbi i responsabili dell’Anlaids del Lazio, che mi invitarono a presentare un film d’animazione, sempre al Gilda, il 1° Dicembre, in cui veniva celebrata la giornata mondiale contro l’Aids. Anche quel giorno, in cui presentai Tina fra le luci psichedeliche ed il gusto kitsch del Gilda, vi erano tantissimi VIP e il film un grandissimo successo. Sempre le stesse persone, mi invitarono anche al Circo Orfei per fare omaggio di un rhodovetro originale all’On. Gianfranco Fini.

La serata al circo fu entusiasmante; c’era molta gente famosa ad assistere allo spettacolo. Moira Orfei, che presentava lo spettacolo, mi chiamò sul palco accanto a Fini e rivolgendosi al politico, disse: «Lui è il famoso cartoonist Mario Verger». Gianfranco Fini era un uomo alto e molto sicuro di sé, ma al tempo stesso molto cordiale, al quale regalai un cel originale incorniciato che lo ritraeva insieme a Berlusconi accanto a Moana-Alice. Senza sottolineare il fatto che si trattava di un cartone dedicato a Moana, dal momento che al Circo Orfei c’erano molti bambini, gli spiegai davanti al pubblico, che faceva parte di un cartone animato incentrato su Alice nel paese delle meraviglie in cui comparivano anche protagonisti della vita politica italiana, fra cui lui. Fini, in maniera cordialissima, si divertì molto. Poi, quando riprese il microfono Moira Orfei, gli spiegai sottovoce che l’Alice che vedeva raffigurata era un’interpretazione di Moana Pozzi. Vedendolo un po’ contrariato e spiegandogli la buona fede di cui era intriso il mio cartone, avendolo realizzato seguendo le indicazioni della stessa Pozzi, simpaticamente aggiunse: «Tanto lo dicono tutti che ho conosciuto Moana».

 

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Sempre Noa Bonetti mi invitò a partecipare ad altre delle sue serate VIP. La mostra di pittura a Via Veneto, la strada della “Dolce Vita”, l’Asta di beneficenza alla Casina Valadier, nei pressi del Pincio, la serata dei Nobili, la cerimonia al Circolo degli Ufficiali presso Palazzo Barberini (dove tenni una mostra di disegni originali). Serate straordinarie nella Roma degli anni ’90 organizzate da Noa Bonetti a cui partecipavano personaggi di ogni genere quali: Rita Pavone e Teddy Reno, Franca Valeri, Don Lurio, l’On. Tiziana Maiolo, Barbara Palombelli, Federico Fazzuoli, Rosanna Cancellieri, Adriana Russo, Elsa Martinelli e tanti altri. E ancora: la Festa sul Tevere su di un battello, organizzata dal programma televisivo T.R.I.B.U’, condotto da Gegè Telesforo, dove fu proiettato, di notte e su di un grande schermo, il mio omaggio ad Ambra di Non è la Rai; feste sull’Appia Antica, a “La voglia matta”, insieme a Nico Fidenco, Jimmy Fontana e Rocky Roberts, dove proiettai diversi miei cartoni animati; o anche i premi, tra i quali ne ricordo uno che si svolgeva al Grand Hotel Excelsior, presenziato dall’On. Giulio Andreotti.

I Remember Moana e Moanaland, due film d’animazione nati per gioco e per appassionati del genere, divennero ben presto due “chicche” e citati, il primo in particolar modo, in molti dei testi più importanti dedicati al cinema d’animazione degli ultimi anni.

I Remember Moana venne premiato nel ’95 a New York con una menzione speciale in una manifestazione sul cinema erotico, mentre, più di recente, Bruno Di Marino lo inserì in una rassegna sulla storia dell’hard alla quale parteciparono anche Riccardo Schicchi e Eva Henger. Di Marino usò queste parole a commento del film: «In I Remember Moana, Verger opera un duplice intervento: sul corpo dell’attrice e, al tempo stesso, sul corpo della pellicola, dipingendovi sopra strati di colore molto accesi. Si susseguono così spezzoni di amplessi tratti da vari film interpretati dalla Pozzi, mentre in sottofondo si sente l’audio di relativi trailers. L’intervento decostruttivo del materiale porno, frutto oltre che dal montaggio rapido dallo scontornamento dei corpi in azione all’interno dell’inquadratura, da una parte realizza un ripensamento estetico dell’immagine pornografica, rappresenta cioè un’azione ‘a caldo’ che riequilibra la freddezza dell’atto sessuale riprodotto, un tocco di manualità e di improvvisazione pittorica all’interno di una struttura doppiamente seriale, costituita dalla sequenza foto-porno-grafica. Dall’altra si configura come eccedenza di azione e di significato, un atto dadaista, irriverente e provocatorio» (2).

I due cartoni di Moana furono inoltre inseriti in una retrospettiva curata da Oscar Cosulich sui più importanti film dell’animazione italiana degli ultimi 25 anni e devo riconoscere che Oscar fu l’unico a comprendere il fatto che I Remember Moana e Moanaland dovevano essere proiettati insieme.

Nello stesso periodo, entrambi vennero acquistati dalla Rai per essere nuovamente inseriti in una puntata monografica dedicata a Moana del programma Stracult, firmato da Marco Giusti e David Emmer. I due cartoni sulla Divina Moana (3), programmati e riproposti più volte da RaiDue, anche per il suo decennale in Stracult 2004, vennero sapientemente montati: alla domanda di Pippo Baudo rivolta a Moana su chi fosse il politico suo amante, Giusti & Co. inserirono, subito dopo, il volto di Craxi a cartoni animati di Moanaland; e gran parte del cartone, che pare sia piaciuto molto anche a Emmer, fu montato a più riprese nelle puntate monografiche andate in onda sulla Rai. I Remember Moana, opportunamente censurato, venne inserito tra i film cult della Pozzi e commentato dalla fotomodella italo-brasiliana conduttrice del programma, Gaia Bermani Amaral: «Svanito come un fiocco di neve, il corpo bianco di Moana ripercorre da fantasma i nostri anni Ottanta. Piccola Marilyn martirizzata ed esaltata dal porno, inutilmente santificata dai media, icona femminile di desideri creativi e di desideri puri, bassi e chiari, impone nel cinema il suo corpo-macchina sessuale e in tv la sua testa, magnificamente pensante. Più di tante star grandi e piccole del nostro schermo, Moana progetta razionalmente il suo mito e chiude drammaticamente la sua glorificazione, lasciandoci il suo grande corpo bianco, immacolato ed eterno».

Recentemente il giornalista Brunetto Fantauzzi, nel suo ultimo libro, ha riproposto la sua strana tesi secondo la quale Moana sarebbe viva e avrebbe annunciato la sua morte per cambiare completamente vita, trasferendosi in America. Si è fatto vivo anche il fratellino dell’attrice, Simone Pozzi, il quale, in una confessione esclusiva a Chi l’ha visto?, che proponeva spezzoni di I Remember Moana e Moanaland, ha dichiarato di esserne il figlio naturale. Ovviamente c’è chi mette in dubbio anche quest’ultima tesi.

Personalmente, ho sempre saputo come stavano le cose riguardo la scomparsa di Moana e più volte le riferii confidenzialmente all’ideatore di Blob.

In una recente intervista al Magazine de La Stampa, Marco Giusti dà la sua versione sulla scomparsa di Moana. Sconcertante è il titolo a caratteri cubitali: «Il Mito di Moana. Marco Giusti: Il regista Mario Verger ha visto nei libri dell’ospedale l’annotazione del decesso» (4). Ne riporto uno stralcio: «Non ho mai fatto studi specifici sulla morte di Moana. Posso solo dire che sui documenti dell’ospedale di Lione è regolarmente segnalata la morte di Moana Pozzi”. Lo ha visto? – chiese l’intervistatore – Non io personalmente. Lo ha visto Mario Verger, autore del film ‘Moanaland’. L’informazione l’ho avuta da lui».

Moanaland invece è stato anche messo in vendita in una compilation in DVD su Moana presentato a Las Vegas, in America.

Ultimamente, in modo inaspettato, Vladimir Luxuria mi mise in contatto con Riccardo Schicchi per far visionare i due Moana al regista Emiliano Raya, il quale stava organizzando una pièce teatrale per il decennale della scomparsa della Diva dell’Hard. Raya mi diede appuntamento ad un abitazione, dove ad accogliermi trovai, invece, una bella ragazza, Letizia Letza, allora reduce dal Grande Fratello. Arrivato Emiliano Raya, un ragazzo dall’aria tranquilla e simpatica, visionammo assieme i filmati: piacquero entrambi, ma Moanaland era l’unico adeguato per il Teatro Colosseo. Il giorno della prima, di pomeriggio, andai a trovare Marco Giusti in Rai, il quale mi fece omaggio di una copia del volume su I fratelli Dinamite da poco presentato al Festival di Venezia dopo il restauro, nonché del suo ultimo libro Moana, pubblicato dalla Mondadori. In quell’occasione mi presentò anche David Emmer, il giovane regista figlio di Luciano Emmer, che firma alcuni suoi programmi, affabile e veramente simpatico. Marco, vedendomi con in mano il DVD di Moanaland, mi fece sapere che anche lui sarebbe stato presente alla serata, dandomi appuntamento a qualche ora dopo.

Lo spettacolo in onore di Moana fu molto bello. Fino poche ore prima, non immaginavo che mi sarei trovato in una situazione per me così importante. Lo capii solo a fine spettacolo alla cui conclusione fu proiettato il cartone animato. Quando si accesero le luci, notai che seduti accanto a me, in prima fila, c’erano Ettore Scola, Mario Monicelli, Citto Maselli, Piera Degli Esposti, Riccardo Schicchi… In quei momenti pensai che fosse stata la stessa Moana a stabilire chi volesse accanto nel giorno del decennale dalla sua scomparsa. E stranamente, di me e del “suo” cartoon, non si era scordata… mettendolo in conclusione alla sua celebrazione!

Moana, dopo la sua prematura scomparsa, è per me era divenuta una sorta di “angelo custode”, ed ho buoni motivi per ritenere che, se esiste una vita dopo la morte, ella si ricordi perfettamente del nostro primo ed unico incontro nel quale si prestò a posare da modella, e durante il quale realizzai, grazie alle sue indicazioni, il cartone animato che la ritraeva come lei stessa desiderava: un’Alice nel paese delle meraviglie. Grazie Moana!

Penso che Moana, dall’Aldilà, abbia seguito tutta la vicenda ed abbia apprezzato di essere entrata, come voleva, nell’Olimpo eterno del cartone animato.

 

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Note:

(1) Secondo voci interne è girata invece la versione secondo la quale a presentarmi Moana sarebbe stata un’altra giornalista molto nota che conosceva bene l’attrice.

(2) B. Di Marino, Interferenze dello sguardo. La sperimentazione audiovisiva tra analogico e digitale, Bulzoni Editore, Roma 2002, p.167

(3) Stracult, 21/6/2001, RaiDue; Stracult Redux, 7/8/2002, RaiDue; Il meglio di Stracult 9/7/2003, RaiDue; Stracult 2004, RaiDue, 14/09/2004

(4) E. Quattrini: Il mito di Moana. Marco Giusti: “Il regista Mario Verger ha visto nei libri dell’ospedale l’annotazione del decesso”, in Corriere Mercantile – La Stampa, 23 agosto 2005, p. 11.

 

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I REMEMBER MOANA (1994)
Prod.: Mario Verger / RaiTre – Gen.: Animazione dipinta su pellicola – Form.: 35 mm – Cast: Moana Pozzi, Cicciolina (Ilona Staller), Rocco Siffredi – Sviluppo e stampa: Cinecittà – Regia: Mario Verger – Lungh.: 70 mt.
Presentato in occasione della mostra al Palazzo delle Esposizioni a Roma, I Remember Moana è un omaggio alla scomparsa della straordinaria diva dell’hard, Moana Pozzi.

 

MOANALAND (1995)
Prod.: Mario Verger / RaiDue – Gen.: Animazione – Form.: 35 mm – Fotogr. Franco Zambelli – Musica: James Brown – Suono: International Recording – Sviluppo e stampa: Cinecittà – Regia: Mario Verger – Lungh.: 120 mt.
Film in parte realizzato durante l’ incontro con Moana Pozzi. Moana-Alice è una giovane educanda il cui tutore, Licio Gelli, le legge una Storia d’Italia piena di corruzione. Moana diventa piccola, entra in questo paese dove tutto “funziona al rovescio”. Incontra i personaggi politici ispirati ai protagonisti del romanzo di L. Carroll, fin quando finisce prigioniera della Regina di cuori dal volto craxiano. Risvegliatasi dall’incubo, la giovane Moana preferisce in alternativa dedicarsi alla carriera del cinema hard.

 

Immagini di Mario Verger tratte da Moanaland (dall’alto: 1/2/3/4) e I Remember Moana (5/6).

Testo e immagini © Mario Verger, 2006. Tutti i diritti riservati

 



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