Ruggine
di Stefano Massaron Giulio Einaudi editore, 2005 |
Il romanzo di Stefano Massaron dal quale Daniele Gaglianone ha tratto l’omonimo lungometraggio interpretato da Filippo Timi, Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea e Valeria Solarino. Un film presentato in anteprima alle Giornate degli Autori della 68esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia; nelle sale dal 2 settembre.
Un deposito enorme di rottami alla periferia di Milano, pieno di cunicoli casuali e di angoli segreti. Sembra una creatura viva per i bambini degli Alveari. È il loro rifugio magico. Non sanno che proprio lì li aspetta la prova più spaventosa della loro vita.
Nel 2003, Sandro e Cinzia hanno quasi quarant’anni, e una vita normale. Ma il passato è in agguato, dietro il cartellone che annuncia un nuovo cantiere. Un pezzo di quel passato – il luogo dove giocavano da bambini – sta per scomparire. I ricordi non possono piú essere arginati e riemerge infine ciò che avrebbe dovuto restare sepolto, perché troppo spaventoso. Nell’estate del 1977, in una periferia chiusa nei cortili claustrofobici dei palazzoni popolari, un gruppo di bambini si trova a fronteggiare una minaccia la cui enormità solo loro sono in grado di capire davvero. Il caldo opprimente e l’odore penetrante della ruggine e delle discariche di periferia fanno da sfondo a una storia che riesce a resuscitare le emozioni e i sogni dell’infanzia, e a delineare tutta la violenza del trapasso all’età adulta.
Stefano Massaron, scrittore e traduttore, è nato a Milano nel 1966. Tra i suoi libri, i romanzi Residui (Addictions, 1998) e il romanzo per ragazzi Doppioclic (Disney, 2000). Un racconto è uscito nell’antologia Gioventù cannibale, (Einaudi Stile libero, 1996). Ha tradotto tra gli altri Joe R. Lansdale, Jeffery Deaver e Jonathan Coe.
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State indietro, pensa, e subito dopo si rende conto che le parole che ha appena pensato non sono sue, non lo sono mai state: appartengono a un passato che per tanti anni ha tentato in tutti i modi di tenere ingabbiato in una stanza segreta della sua mente. Tanti anni – ventisei, per la precisione, ventisei anni infiniti che da poco meno di una settimana sembrano invece non essere mai trascorsi.
Ha tentato, ma non ci è riuscito.
Gli sono addosso. Non appena hanno visto la sua camicia bianca balenare nel buio in fondo a uno degli innumerevoli tunnel del deposito di rottami, la frenesia che li ha trascinati nell’ultimo labirinto metallico è scomparsa, e hanno smesso di correre. Adesso a martellare nei loro cuori c’è soltanto la paura.
La stanza si è aperta.
I loro passi risuonano nel cunicolo, la suola delle loro scarpe sfrega sulla ruggine delle travi metalliche sconnesse. Avanzano quasi per forza d’inerzia, massa compatta di sei bambini spalla contro spalla. Sandro sente sull’avambraccio il sudore della maglietta di Tonio il Rosso: è umido e caldo
Ne sono uscite tante, troppe cose.
Lui non può più andare da nessuna parte. È piegato in due perché il budello in cui si è andato a cacciare è a misura di bambino. Si volta a guardare il vuoto che ha dietro le spalle, e loro ne approfittano per avanzare ancora. Possono vedergli gli occhi, adesso, e sono ingranditi dal terrore.
Il terrore di essere stato scoperto, pensa Sandro.
La porta è stata spalancata, e non c’è più modo di richiuderla.
– Stefano Massaron, Ruggine
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"Ruggine", dal libro al film. Uno scrittore e un regista a confronto
Dialogo fra Stefano Massaron e Daniele Gaglianone
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fonte: Einaudi.it