presenta
JOE D’AMATO horror
Presso:
TWIGGY CLUB
Via de Cristoforis n.5 Varese.
PROIEZIONE GRATUITA
Orari proiezioni:
Ore 18:30
ANTROPOPHAGUS di Joe D’Amato, 1980.
Ore 21:00
BUIO OMEGA di Joe D’Amato, 1979.
ANTROPOPHAGUS
“Antropophagus” è un ottimo film, ma ovviamente non è per tutti i palati, soprattutto a causa. della violenza di alcune scene che, come già detto, risultano scioccanti e possono turbare facilmente le persone più suggestionabili.
Consiglio vivamente la visione a tutti gli amanti dei film horror, più propriamente splatter, e agli amanti dei film poco costosi ma di impatto notevole, con una storia ben costruita e che sappia trasmettere vere emozioni.
(Fonte: occhirossi.it)
Critiche
Per la rivista Spaghetti Nightmares il film è «Uno dei simboli del gore all’italiana». La rivista Delirium lo definisce «Un film che offre alcuni dei momenti più disgustosi nella storia del cinema».
Nocturno definisce Antropophagus «un film controverso nel panorama horror italiano di quegli anni. A metà strada tra il cinema cialtrone di Bruno Mattei e quello più sofisticato di Lucio Fulci, chiaramente influenzato dalla politica del body count di certo slasher americano ma anche dalla visceralità del genere cannibalico di Ruggero Deodato e co., Antropophagus resta ancora oggi pellicola di difficile collocazione e indubbio interesse».
BUIO OMEGA
Predecessore malsano e riuscito, a firma dell’inimitabile Massaccessi, del più noto “Nekromantik” (1987), opera cult del regista tedesco Jorg Buttgereit.
“Film anomalo nell’intera cinematografia del regista romano, pervaso com’è da una macabra poesia sospesa tra romanticismo ed ossessione, mai più egagliata – nè tantomeno suggerita – in alcun titolo della sua sterminata produzione. Un lavoro coraggioso ed estremo già per il periodo d’uscita in sala, (dove peraltro venne inaspettatamente ignorato dal pubblico). Necrofilia, cannibalismo, sequenze gore a base di interiora rappresentano solo la confezione di un prodotto ben più complesso che in apparenza: da un lato un apologo passionale e viscerale dell’amore impossibile, tanto agognato e rincorso dal protagonista (un discretamente bravo Kieran Canter), dalla parte opposta il feticismo morboso ed ossessivo della dell’apparenza, cui sarà vittima l’imbalsamatore come la governante interpretata Franca Stoppi. L’inquietante figura di Iris costituisce, insieme alle musiche eccellenti dei Goblin, il vero valore aggiunto dell’intera operazione: la storia sfugge abbondantemente dai confini dell’horror-thriller erotico degli anni ‘70 nè tantomeno si omologa a quello plastico del decennio a venire.
Un caso unico, forse irripetuto, di contaminazione “irresponsabile” del genere. Una sorta di guanto di sfida alla censura (come concetto assoluto) ed all’appiattimento paratelevisivo, fenomeno quest’ultimo che di lì a poco avrebbe cancellato inesorabilmente il futuro del cinema horror Italiano.”
(Estatto della recensione pubblicata da Fascination Cinema)