David Carradine Kill Bill Diary Prefazione: Giona A. Nazzaro |
Hanno sempre avuto su di me un certo fascino, le dinastie…c’è qualcosa di nobile in questo passaggio perpetuo di fiorfior di cognomi e abilità: dinastie di orafi, dinastie imperiali, dinastie nobiliari, dinastie di pittori… Ad Hollywood lo schemino baronale si riproduceva in alberi genealogici completamente dediti alla settima arte. Una fra queste dinastie è sicuramente quella dei Carradine, tutti (ma dico tutti!) attori, chissà che anche la loro bambinaia non abbia sfondato… Sicuramente il Wild Boy, l’outsider della famiglia è stato David Kung-Fu Carradine!
Attore dalle mille vite, duttile sino ad interpretare film con Ingmar Bergman (L’uovo del serpente, 1977), ma pure con Ninì Grassia (Cercasi successo disperatamente, 1994), viene resuscitato stile Lazzaro da Quentin Tarantino per il suo Kill Bill, dove il nostro deve interpretare niente meno che Bill! Il diario che redige ci presenta uno spaccato dell’uomo ed anche dello stile Tarantino, oltre che diverse considerazioni sul cinema a tutto tondo.
Viene raccontato dell’estenuante allenamento richiesto dal regista agli attori per farli diventare dei veri e propri ninja: mesi di palestra, ore su ore di allenamenti, arti marziali, pesi e tanto altro ancora da far sbiancare quel nanetto di Jury Chechi. David, con passione smisurata e grande atto di umiltà, si rimbocca le maniche e a sessantaquattro anni suonati si rimette in forma strepitosa. Tarantino intanto tiranneggia con fare bambinesco mentre, probabilmente, freme dentro di sé per avere l’opportunità di lavorare con uno dei suoi idoli… Chissà quante volte un giovane Tarantino sognava di essere un samurai guardando le gesta di Carradine nella famosa serie Kung-Fu (1972-1975)?! Me lo vedo già col calzino bucato di fronte alla tv tirando calci in aria fino alla sgridata della madre «Quentiiiiin? ho appena dato la cera, per favore…».
Il libro scorre veloce e piacevole, ritmato con lo stesso groove di quello che sarà Kill Bill, e questo è senz’altro un merito! Certo Carradine offre alcune performance ideologiche alquanto obnubilate, come la sua dichiarazione d’amore per le armi, o lo sbandieramento del proprio antimilitarismo, il tutto con un piglio proto-comunista, senza farci mancare una sfilza di cliché sulla ricchezza, condito da uno stile letterario piuttosto facilone (ma la cosa, certo, non dispiace!). Però un attore ha da essere attore e quindi, fondamentalmente, Kill Bill Diary è un omaggio al cinema di Tarantino ed al cinema tutto, scritto da un uomo che ha dedicato l’intera propria vita alla settima arte, in modo umile e insicuro, bizzarro e passionale. David Carradine al 100%! E chissà che ne penseranno i posteri, quando fra mille anni ritroveranno, come noi i vasi della dinastia Ming, il libro del crazy man della dinastia Carradine…
Francesco Selvi
David Carradine Kill Bill Diary Prefazione: Giona A. Nazzaro |
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a cura di Francesco Selvi