Discorso su due piedi (il calcio) di Carmelo Bene, enrico ghezzi Edizioni Bompiani, 2007 (I. ed. 1998) |
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e.g. – Una partita di calcio dura un’ora e mezza. Con l’intervallo, un’ora e quarantacinque, più o meno la durata standard hollywoodiana, europea, mondiale, fino agli anni Ottanta, di un film. Ho sempre trovato curiosa questa durata così vicina alla regola aurea del film. E mi ha sempre molto colpito, perché è una misura che eccede in ribasso le possibilità teatrali… Come vedi questa stranissima coincidenza?
C.B. – Ma è stato così da sempre. Non ce la fanno, credo. Non ce la farebbero a correre il campo. Credo che sia un fatto fisico, fisiologico.
e.g. – Ma era stato calcolato per esempio, anche sul cinema, che ci fosse una sorta di soglia di attenzione e di sopportazione media dello stare seduti a vedere uno spettacolo, tra l’ora e mezza e le due. Io non so tutte queste analisi su quali basi siano state compiute…
C.B. – È bene conoscere tutte le mie riserve sul cinema – io sono un iconoclasta, ma mai abbastanza infettato… Nessuno calpesta più la pellicola, a nessuno fa paura, o la brucia… Edoardo Fadini, in Il teatro senza spettacolo, dice: «Uno spettacolo di Bob Wilson può durare anche dodici ore, e questo è sopportabile. Uno spettacolo di Carmelo Bene, invece, anche se dura cinque minuti è insopportabile. Intollerabile». Anche in serie A ci sono cose da quarta serie…
e.g. – … anche nelle coppe.
C.B. – Nelle coppe soprattutto, dove c’è tanta noia…
* * *
e.g. – Ho l’impressione che accada come nel cinema. Sopravvivono i grandi film. E le cose invece più informi, le cose minori, le cose più piccole, alle quali la televisione conferisce un suo frame, una sua forma si perdono. Quanto è medio si perde. Pensa a una partita media."
C.B. – Sì, sì. Perché Romario nel campo non c’è più. E riesce ad essere freddo, fermo, in questo movimento, fermo, da singolo fotogramma… E poi li brucia. I portieri non si rendono conto, perché fa dei gol micidiali. È cinico. Ne scarta quattro con la palla calamitata al piede, e poi li mette nei posti più giusti, più impensati. C’è questo ghiaccio rovente…
Il libro è la trascrizione e l’adattamento di una conversazione di un pomeriggio di fine marzo 1998 tra Carmelo Bene e Enrico Ghezzi. Si parla di calcio, ma non solo. Due personaggi geniali e fuori dai canoni dialogano sullo sport più popolare e amato.
Carmelo Bene e enrico ghezzi non meritano (sommarie) biografie.