La mercificazione di tutto
Elles | Malgorzata Szumowska | Francia-Polonia-Germania/2011
recensione a cura di Alessio Galbiati
Ma il trend l’informazione lo fa
e siamo tutti quanti borghesi
borghesi un poco maso pecché
ce piace ‘e abbuscà â fine r’ ‘o mese
99 Posse, Comuntwist *
Anne (Juliette Binoche) è una giornalista freelance parigina, moglie e madre di due ragazzi, alla quale la rivista «Elle» commissiona un’inchiesta sul fenomeno della prostituzione fra studentesse universitarie. Anne decide di costruire un reportage che dia conto ai lettori di due storie reali, preservando con l’anonimato le reali identità. Entra così in contatto, attraverso il web, con Charlotte (Anaïs Demoustier) e Alicja (Joanna Kulig): giovane parigina proveniente da un quartiere popolare, la prima, polacca da poco giunta in Francia, la seconda. Belle giovani e piene di vita, ingenue ma decise, capaci di giocare col “fuoco”, sempre sul filo del rasoio fra pericolo e controllo, appagate ma decise, quasi feroci, nella ricerca del miglioramento della propria condizione economica, offrono per denaro prestazioni sessuali a uomini annoiati dal proprio ménage matrimoniale o in cerca di emozioni forti. La narrazione si sviluppa nell’arco di una giornata, dalla mattina alla sera, seguendo la vita di Anne che, oltre alla scrittura del proprio pezzo, è impegnata nella preparazione di un’importante cena con il datore di lavoro del marito. Il tempo della storia è illuminato da flashback sollecitati dai ricordi delle conversazioni e dall’audio delle interviste che le due ragazze le hanno concesso. Lampi di vita di rencontres sessuali narrati confidenzialmente da Charlotte e Alicja a Anne. Il carico psicologico della giornata porterà progressivamente Anne in uno stato di confusione all’interno del quale ripensare il significato del proprio mondo, della propria esistenza.
Il tema della prostituzione per pagarsi gli studi è uno di quegli argomenti abusati dai media (certamente non solo da quelli francesi) e affrontato (anche dal cinema) con una forte dose di superficialità e moralismo (penso a Student Services di Emmanuelle Bercot – film francese per la TV del 2010). La regista polacca Malgorzata Szumowska, sorretta da un’ottima sceneggiatura scritta a quattro mani con la danese Tine Byrckel e dalla superba interpretazione della sempri eterna Juliette Binoche, mette in scena una vicenda in grado di andare oltre al sensazionalismo frivolo dal tono scandalistico e dal forte coefficiente moraleggiante, senza però rinunciare alla rappresentazione degli atti sessuali, rappresentati in tutta la loro naturalità, dolci o brutali che siano, senza alcuna reticenza verso il desiderio e la responsabilità dei suoi protagonisti. Il tempo della storia, come in Mrs Dolloway di Virginia Woolf, è quello di una giornata di una donna di mezza età intenta a preparare una cena (ma le analogie con il romanzo della scrittrice britannica finiscono qui), e in questo arco temporale si innestano tutti gli elementi della narrazione, a partire proprio dai racconti delle due studentesse. In questo rapporto, fra flashback e quotidiano familiare, le coscienza di Anne è scavata da dubbi che fanno vacillare le certezze. È proprio l’atteggiamento verso la prostituzione di Charlotte e Alicja a turbare l’animo della giornalista, il loro orgoglio e la leggerezza con la quale affrontano la professione, unito a un manifesto piacere ricavato dagli incontri sessuali, scardina le certezze della donna e pure quelle dello spettatore, messo di fronte a una realtà distante anni luce da quanto descritto dai media. Le due giovani donne non sono schiave, non sono costrette a prostituirsi per sopravvivere, lo fanno per piacere e per denaro, lo fanno in totale autonomia, lo fanno per pagarsi gli studi, per vivere in case migliori, per emanciparsi. Fare tutto per denaro. Anne, come Charlotte e Alicja, presta la propria forza lavoro come freelance a un periodico e con esso deve scendere a compromessi continui sul taglio da dare all’articolo, sui tempi di consegna e così via. Anne come le due ragazze mette sul piatto di una ricompensa economica una cosa che le piace (l’attività giornalistica / il sesso), ma pure con il marito è costretta a costanti frustrazioni: le sue richieste per una cena non banale, la sua indifferenza sessuale, la sua disattenzione verso di lei. Moglie e giornalista insoddisfatta, donna non appagata. Nel corso del film questa condizione prende il sopravvento affacciandosi con maggiore chiarezza nella sua coscienza, impedendole di esprimere alcun tipo di giudizio verso le due giovani e verso la pratica della prostituzione. Avvicinatasi a loro con tatto ma con intento pur sempre voyeristico, si troverà impossibilitata a sentirsi estranea alla loro condizione, comprendendo che lei stessa, come Charlotte e Alicja, non è altro che costretta a vivere in una società consumistica dominata dal denaro, entro la quale ogni azione è motivata in chiave economica.
Quel che è in gioco nel film di Malgorzata Szumowska non è tanto un ragionamento attorno alla questione della prostituzione, ma il concetto stesso di identità in una società che comprime in maniera totalizzante gli istinti e mercifica i diritti (è moralmente condannabile chi si prostituisce per avere un’istruzione di alto livello o quella società che non garantisce l’accesso paritario a un’istruzione qualificata rendendo cioè la formazione una merce?). Il sesso nel film della regista polacca è la chiave attraverso la quale leggere l’intera società ma pure gli abissi dei suoi protagonisti, dentro a una visione mai moralistica ma comunque claustrofobica dell’esistenza alienata. Monta nello sviluppo della vicenda narrata una disperata e disperante (per lo spettatore) incapacità di immaginarsi “fuori” dai valori borghesi e quel che in apparenza manca al finale, il coraggio di osare il coraggio, è forse null’altro che quel che scarseggia nella cultura borghese: l’incapacità di fare una valigia e varcare la soglia di un nido/casa inghiottente. La casa brucia, ma gli àgi e i comfort del quieto vivere spengono le fiamme e la paura fa il resto.
Alla fine della visione l’eco buñueliano (Belle de jour) diviene assordante.
Malgorzata Szumowska si conferma regista attenta alla messa in scena cinematografica dei tabù della società borghese: la morte, con 33 Scenes from Life (Premio speciale della giuria a Locarno 2008), la prostituzione studentesca, con Elles (in anteprima nella sezione panorama alla Berlinale 2012), e l’omosessualità nel sacerdozio con W imie… (In the Name of) – che passerà in prima mondiale a Berlino 63. •
Alessio Galbiati
ps. A proposito del tema della prostituzione, del diritto delle sex workers, si consiglia vivamente la visione dello straordinario POWER TO THE SISTERS by Istituto Micropunta. Power to the Sisters!
Elles
Regia: Malgoska Szumowska
Sceneggiatura: Tine Byrckel, Malgoska Szumowska
Fotografia: Michal Englert
Montaggio: Francoise Tourmen, Jacek Drosio
Suono: André Rigaut
Costumi: Katarzyna Lewinska
Assistente alla regia: Nicolas Cambois
Casting: Aurélie Guichard
Location manager: Benoit Baverel
Produttore esecutivo: Olivier Guerbois
Produttore: Marianne Slot
Interpreti: Juliette Binoche, Anaïs Demoustier, Joanna Kulig, Louis-Do de Lencquesaing, Krystyna Janda, Andrzej Chyra, Ali Marhyar, Jean-Marie Binoche, Françoise Civil, Pablo Beugnet, Valérie Drville, Jean-Louis Coulloc’h, Arthur Moncia, Laurence Ragon, Alain Libolt, Swann Arlaud, Nicolas Leyani, Laurent Jumeaucourt, Josè Fumanal, Martine Vandeville, Jenny Bellay, Tom Henin
Produzione: Slot Machine
Coproduzione: Zentropa International Polonia, Zentropa International Colonia, Canal+ Polonia, Zweites Deutsches Fernsehen (ZDF), Shot – Szumowski, Liberator Productions
Suono: Dolby Digital
Rapporto: 2.35:1
Formato di proiezione: DCP
Lingue: francese, polacco, tedesco
Paese: Francia, Polonia, Germania
Anno: 2011
Durata: 96′