Ciao a tutti, sono Enrichetto Cosimo
di Mario Verger
Ciao a tutti, sono Enrichetto Cosimo…
Enrichetto Cosimo era l’opinionista (sui generis) ideato da Luca Raffaelli, che compariva sul supplemento de L’Unità, che si chiamava Atinù (cioè il titolo del giornale al rovescio), personaggio che ebbe un grandissimo successo… e una responsabile di una grande casa editrice gli chiese di scrivere un romanzo, ma che non le piacque… E così cominciò il suo “pellegrinaggio” per quattordici anni fra gli editori… Finché Pier Domenico Baccalario, che fa l’editor per Geronimo Stilton, trovò Enrichetto Cosimo divertente e l’ha proposto a Einaudi.
Come uno dei classici per l’infanzia e per adulti, quale Il piccolo principe e, più recentemente, Harry Potter, non più attraverso sogni nella realtà irrealizzabili, come visitare asteroidi o divenire maghi, Enrichetto Cosimo racconta un sogno, ancora più semplice e attuale, divenuto realtà di un bambino italiano (o di una qualsiasi altra parte del pianeta): conoscere il suo “mito”. Non a caso l’autore del libro ha scelto un mito non comune ai più, come sarebbe un campione di calcio o un cantante, bensì un ipotetico mangaka (un disegnatore di fumetti giapponese), famoso in tutto il mondo: il maestro “Shimitsu Furukawa”, capelli grigi, occhiali e barbetta a pizzetto… Il quale, nelle illustrazioni di Andrea Cavallini, rievoca simpaticamente l’aspetto elegante e compassato di Hayao Miyazaki, il famoso premio Oscar dell’animazione giapponese… Un mix quindi, di passione ed entusiasmo che fuoriesce nel raccontare le rocambolesche avventure nel Sol Levante di Enrichetto e i suoi amici, unificando con grande passione e competenza le attinenze fra manga e anime (cioè, in italiano, tra fumetto e animazione), dei quali Luca Raffaelli è da sempre un grandissimo esperto…
Ma se pur l’idea di questo fantomatico e plausibilissimo maestro Furukawa si ricollega al moderno Miyazaki, molto a mio sentore riecheggia in modo in gran parte autobiografico dei trascorsi mnemonici dell’autore del libro riguardo l’entusiasmante esperienza che egli stesso ebbe – quasi un trentennio addietro – nell’incontrare in Giappone e conoscere personalmente poco prima della sua scomparsa Osamu Tezuka, il famoso “Dio del Manga”, facendosi un’idea definitiva e vicina di quello che era – e che è – il vero mondo dell’animazione e del fumetto del Sol Levante… Raffaelli fu tra i primi ad avere il coraggio, all’epoca del tutto controcorrente, a parlarne in termini assai apprezzativi… E c’aveva, già allora, visto giusto… Le sue intuizioni trovarono infatti massimo sviluppo e coronamento un decennio dopo nella confezionatura del suo importante saggio, tradotto in diverse lingue, Le anime disegnate, mettendo a confronto il pensiero nei cartoon fra la scuola americana e quella giapponese, pubblicato inizialmente da Castelvecchi e ripubblicato più di recente da Minimum Fax, con un nuovo ed importante ampliamento di spiegazioni.
Per Luca Raffaelli, uno dei più importanti esperti a livello internazionale di fumetto e cinema di animazione, ci “mangava” solo Enrichetto Cosimo… Oltre ad aver scritto la canzone per Mina, Ninna pa’, giornalista del quotidiano La Repubblica, curatore di diversi programmi Rai fra cui Go Cart, una delle ultime pubblicazioni di Luca Raffaelli sempre per la Minimum Fax è il saggio sul fumetto, Tratti e Ritratti. Invitato il 05/01/2010 a Le Storie – Diario Italiano da Corrado Augias, il giornalista commentò il saggio di Raffaelli dicendo, «Questo suo libro, ‘Tratti e Ritratti’, è bellissimo… […] Tra l’altro, lei, è un notevole scrittore Raffaelli, glielo devo dire… Veramente, c’ho una certa pratica e glielo dico di cuore, perché sono descrizioni magnifiche».
E ora il nuovo successo di Luca Raffaelli per Einaudi Ragazzi: Enrichetto Cosimo – alla ricerca del manga mangante.
La storia comincia alla scuola frequentata da Enrichetto, all’interno cioè di una piccola “società” infantile, nella quale, come nella società adulta, le relazioni umane non sono sempre idilliache; Enrichetto ha casualmente la possibilità di conoscere l’esistenza di Shimitsu Furukawa, in quanto vittima di un’azione bullesca di un compagno più grande, il corpulento Frangipane, maglietta nera aderente col teschio bianco al centro, testa da pugile e aspetto da energumeno che sbuffa dalle nari come un toro…
Nelle prime pagine del libro, Furukawa viene presentato come il creatore di Robostrak, «robot obliquo con cataratta reattiva multipla»; un robot inventato come l’autore dei fumetti del resto, dei quali sembra che, sia Raffaelli che scrive sia Cavallini che disegna, abbiano in simbiosi saputo tradurre appieno, in italiano, il fascino di cui è intriso il mondo nipponico: “Robostrak” somiglia sia nel nome che nel disegno a “Robocon”, un antico cimelio del Sol Levante praticamente sconosciuto in Italia: un programma televisivo giapponese del ’74 andato in onda per ben tre anni e prodotto dalla Toei, creato non a caso dal famoso mangaka, allievo di Tezuka, Shotaro Ishimori (o Ishinomori).
Preso di mira dal gradasso Frangipane e dai suoi scagnozzi, il piccolo Enrichetto coi suoi amici, Polletti e Beatrice, ha dovuto inventare una piccola menzogna, vantandosi d’avere tutta la collezione completa dei 32 albi a fumetti «in edizione originale autografata»; bugia che a Frangipane – come recita il testo – «l’aveva fatto restare formalmente ebete (o abete)», suscitandogli un misto fra stima e invidia… E, per liberarsene, e per non subire il prosieguo scolastico della reazione, Enrichetto ha dovuto promettere di portargli il lunedì davanti a scuola l’intera collezione degli albi manga autografati, «altrimenti taglio da orecchio di Topolino destro fino all’altro sinistro»… E si vede illustrata una calotta nera con le orecchie di Topolino (un residuo mnemonico dei primi disneyani ‘Mickey Mouse’), messa in testa al protagonista dal bullo, in un lessico crudo, simbolico, scolastico: un lessico adulto per grandi e piccini, fra doppi sensi e distorsioni lessicali di grande effetto letterario…
Come mantenere una promessa che sembra essere irrealizzabile il sabato, la quale, passando per il giorno del Signore, dovrà essere ottemperata il lunedì? Ecco, qui l’autore ricorre a un divenire di trovate semplici ma diversificate le quali si snodano con grande effetto e sempre nuove sorprese; una degli amici di Enrichetto, Beatrice, tramite un’amica in comune ottiene in regalo tre biglietti aerei andata e ritorno per il Giappone…
Si vede anche la casa di Enrichetto, con la mamma, la quale, fra una sigaretta e l’altra e non avendo un uomo accanto, è indaffarata ad aggiustare il tubo della lavatrice: ella si lamenta, fra donne, con Beatrice, alla quale consiglia vivamente di pensar bene in futuro all’uomo che l’amichetta del figlio sposerà…
Lui, il marito padre di Enrichetto, non c’è mai; è sempre fuori in viaggio per lavoro: un grande uomo d’affari pare, mentre il resto della famiglia stenta a campare…
Sembra quasi una storia aggiornata di un’altra generazione, quella dei “ragazzi di vita” di Pasolini del proletariato di Via di Donna Olimpia, nella cui generazione attuale, anziché seguire le cattive compagnie, si fa esperienza comunitaria assieme procedendo per le vie del mondo con lo sviluppo della tecnologia…
Ma a che ceto appartiene Enrichetto?… A vedere l’ambientazione sembrerebbe medio… Ma, diciamo la verità: fumetti, collezioni di albi, viaggi fortuiti e tant’altre esperienze non appartengono ai ceti oggi svantaggiati; in questo si sente che l’autore ha avuto in giovinezza la possibilità di formarsi, arricchendo la sua personalità con un potenziale di “bagaglio” culturale ed affettivo notevole; e questo è senz’altro un bene, ed egli cerca, con estrema semplicità, di comunicare ai lettori anche di quest’ultima, nuova generazione e a tutti gli appassionati, quanto può essere grande e nobile la sua passione per il mondo del cinema disegnato…
E si sente anche che si è formato, fortunatamente, in un’epoca nella quale un certo buon tenore di vita tendeva a migliorare le relazioni umane, plausibile allora non solo per le cosiddette classi agiate ma anche per buona parte della società italiana degli anni ’60 e ‘70…
Una simpatica (nel disegno raffigurato da Cavallini) e gentile (nei modi descritti da Raffaelli) hostess giapponese che parla un italiano striminzito, identificata come «Li Signirini» (La Signorina), la quale fa amicizia coi bambini; il grande ambiente dell’aeroporto; il tipico suono del «plin plon» dell’altoparlante; l’imbarco aereo; la conoscenza umana fra diverse culture, italiana e giapponese, in un unico amalgama artistico; «Non dire scemenze, Enrichetto. Sembrano uguali a noi come noi sembriamo uguali a loro», gli dice Beatrice dopo che l’amichetto non notava differenza fra persone con gli occhi a mandorla all’arrivo a Tokyo…
Un viaggio in Giappone che nell’ultima generazione è alla portata di mano… Il tutto descritto in modo appassionante e vivo, molto visivo; leggendolo, rivedevo me stesso all’età di Enrichetto in aereo in un mio libro autobiografico che Luca Raffaelli ha letto e apprezzato…
Ma le sorprese non finiscono…
Proseguendo il viaggio…o meglio il racconto, si legge e si vede disegnato, che l’aereo durante l’atterraggio esplode… Ma poi il testo prosegue dicendo, «Questo è un pezzo rubato da un altro libro… […] Invece il nostro atterraggio andò benissimo»… E la storia prosegue: arrivati a Tokyo all’una di notte, al controllo doganale, anziché i passaporti, Enrichetto e i suoi esibiscono tre permessi dell’ambasciatore!…
E il curioso signore giapponese con un cartello che reca una curiosa assonanza nipponica col piccolo protagonista italiano, che sembra venuto ad attenderlo all’uscita, da loro soprannominato “Vattelappescasan”…
Il quale, in auto, chiarisce che era venuto a prenderli in quanto avvertito da Fiorletta (l’amica di Beatrice a cui regalò i biglietti per il Giappone): una panoramica sulle strade di Tokyo (che l’autore del libro sembrerebbe un po’ conoscere), spiegando che le macchine durante la guida, al contrario che in Italia, tengono la sinistra…
All’amichetta di Enrichetto, Raffaelli riserva in un capitolo una citazione con la Beatrice di Dante; un universo modernizzato da invii di email e foto digitali, mentre gli elementi più disparati concorrono ad assortire il libro: i bigodini, il sombrero, il coccodrillo, le pinne, l’elicottero, il carnevale, gli ideogrammi, i gadget, l’eschimese, l’ottovolante; i ghiacciai della Siberia, e luoghi di fantasia, quali, le Isole Salamandra (con accanto disegnata una salamandra pezzata), Monginepro o le isole picci picci giovedì «(che però di venerdì si chiamano in un altro modo)»; la differenza maschile e femminile fra i cigli e le ciglia, o arnesi immaginari come il «toglipeli del naso elettrico» e perfino le “caccole” antropomorfe (con tutta una spiegazione particolareggiata in un capitolo!); elementi i quali rievocano molto la semplicità descrittiva di Saint-Exupery e l’universo ludico ma colto di Gianni Rodari. Il tutto pubblicato con l’ausilio di caratteri calligrafici sghembi, diversificati, quasi naïf, volutamente una scrittura spontanea, da bambino; un tipo di carattere spesso non idoneo alla pubblicazione di libri a motivo della difficile leggibilità, ma che, al contrario, in Enrichetto Cosimo viene ad essere felicemente caratterizzato e corroborato anche da scritte a mano ad inchiostro di Cavallini, per rendere riconoscibilissima l’impronta di questa nuova opera letteraria di Luca Raffaelli…
Non troppe ma significative illustrazioni, alcune delle quali più elaborate altre naïf, ad opera dell’illustratore Andrea Cavallini, le quali rievocano per lo stile volutamente grezzo e “da bambino”, quelle pochissime immagini che ci ha lasciato Vamba a corredo di un altro classico dell’infanzia del passato: Il Giornalino di Gian Burrasca.
E il signor Masao, o Masaosan (in Giappone alla fine del nome mettono sempre il “san”), molto ossequioso e gentile persino coi bambini, come sono i giapponesi, chiede loro, «Ma in Italia conoscete Plonitlon due? Sono molti i lagazzi giapponesi che si travestono così»…
“Plonitlon due” – spiega sempre Masao – è il nuovo personaggio del mangaka Furukawa, molto famoso in Giappone… Un riferimento a come, per via delle importazioni dal Sol Levante, spesso fumetti e cartoni animati arrivano da noi quando da loro sono già stati di molto superati… Mi torna in mente un reportage Rai trasmesso ai primi del ’79 per Tam Tam, quando i giornalisti della redazione del Tg1, durante il grande successo italiano di Atlas Ufo Robot, si recarono a Tokyo intervistando l’allora responsabile della Toei Animation Tadanao Tsuji, il quale rispose che Goldrake per i bambini giapponesi era un robot ‘vecchio’, al quale ne seguirono di nuovi, molto più sofisticati… Da notare, per l’appunto, che in quel memorabile servizio Rai, comparivano delle immagini di Judo Boy, ancora non pervenuto, che combatteva contro dei robot domestici con braccia lunghe in ferro e mani a tenaglie, proprio come quelle di Robocon e di “Robostrak”… del quale i bambini italiani del libro di Raffaelli vengono poi a conoscenza direttamente in Giappone che non si trattava affatto dell’ultima creazione del maestro “Furukawa”, essendo stato superato dal nuovo successo di un altro, fantomatico personaggio, “Plonitlon due”, e che molti ragazzi giapponesi usano vestirsi con le fattezze del loro nuovo beniamino… Una sorta di “Pokemon 2”… Interessante la descrizione di quando, guidati da Masaosan, Enrichetto, Polletti e Beatrice, entrano nella grande libreria dei fumetti di Tokyo (molto diversa da quelle italiane): un grande edificio a tre piani pieno di gente vestita da personaggi di Furukawa, anch’egli mascherato per non dare troppo nell’occhio; mentre, ancora al pian terreno di uno dei sovraffollati piani, Enrichetto & Co. hanno l’occasione di comprare per 20.000 yen tutta la collezione completa degli albi di “Robostrak” per farsi autografare da “Furukawa”, da consegnare l’indomani all’ignaro Frangipane…
Situazione immaginaria ma verosimile, la quale ricorda un’altra grande esperienza che Luca Raffaelli fece avere a noi appassionati e cultori, alla presentazione del suo immenso Romics, con ragazzi vestiti da personaggi dei manga e degli anime…
Come anche quando l’autore cita la presenza di Furukawa nella grande libreria giapponese attorniato da una folla di appassionati a firmare autografi e a scattare foto-ricordo coi suoi fans, mentre Masao cerca di far superare la fila ad Enrichetto e i suoi per l’incontro col maestro (una sorta di buona parola all’italiana), usando la scusa della partenza all’aeroporto… Circostanza descritta che mi ricorda quando, in una situazione pressoché analoga svoltasi a Roma moltissimi anni fa sempre a Romics, Raffaelli mi fece strada in una marea oceanica di fans, per conoscere personalmente l’ospite d’onore, il celebre mangaka Monkey Punch, di cui conservo ancora un disegno con firma autografa e le fotografie assieme al creatore di Lupin III; personaggio sul quale, anni prima, avevo realizzato un omaggio in pellicola 35 mm, disegnando e dipingendo a mano fotogramma per fotogramma, per esordire al Salone del Fumetto e del Cinema d’Animazione di Lucca ’90, manifestazione che aveva fra i responsabili selezionatori proprio il giovane Luca Raffaelli… Ecco, Enrichetto Cosimo fa rivivere le proprie personali esperienze, nella passione del fumetto e del cartone animato, in una storia vera ma del tutto di fantasia!
E, con un accento delle abitudini italiane, mentre Enrichetto è in fila, chiede se vi è una radio per ascoltare i risultati della partita di calcio…
Ma, i colpi di scena non finiscono: anziché venire a far irruzione in una banca un rapinatore (ma evidentemente una libreria di fumetti, per un appassionato, vale quanto una banca), nella libreria giapponese si presenta un boss italiano: tale Fernando Cosimo, tipico nome italico, con dei baffoni (che stranamente ha pure Robostrak), che il piccolo Enrichetto riconosce come suo padre… proprio quel manager che viaggiava in tutto il mondo dei cui affari egli sapeva ben poco!
Una sorpresa per entrambi!…
E poco prima dei saluti, quasi a congedarsi, Masaosan ammette, «A proposito. Non è vero che io ho problemi con ra erre. I cinesi hanno probremi con ra erre, noi giapponesi invece abbiamo probremi con ra erre. Artrimenti, perché avremmo chiamato un eroe Robostrak? Ho finto soro per prendervi in giro, cari fraterri…»…
Dopo esser passati per un viaggio di ritorno con perturbazioni aeree, e ritrovando la stessa Hostess giapponese dell’andata, la quale la si sente spesso chiamare il gruppo di Enrichetto, «Li picchilini», sbarcano in Italia ritrovando quel caos italico, al quale alla fine sono tutti affezionati; Enrichetto dice, «Era bello sentirsi a casa, entrare in un taxi, fare il grido del caimano solitario assalito e sentire il tassista che minacciava di buttarci fuori e abbandonarci in mezzo alla strada di notte (Però, vi rendete conto? Il boss è mio padre!)»… Frase quest’ultima, dalla sconcertante scoperta in poi, che compare spesso nel resto del libro…
Tornati, l’amico occhialuto Carlo Fontis, li mette al corrente che nel frattempo Frangipane per una bravata sul motorino (che nel disegno sembra una lambretta anni ’50), è finito all’ospedale in coma….
Come sul supplemento per bambini de L’Unità, Carlo Fontis (che fa il redattore) avverte Enrichetto che sul giornale della scuola è uscita l’opinione di Enrichetto Cosimo… Nel frattempo, tutti e quattro, Enrichetto, Polletti, Beatrice e Carlo Fontis (l’unico rimasto in Italia col quale il protagonista si teneva in contatto via email) sono diventati fans assoluti del maestro giapponese Shimitsu Furukawa… E assieme si recano all’ospedale a far visita al compagno più grande Frangipane, in coma…
E’ Beatrice ad avere l’idea di inserire nel lettore di un apparecchio musicale, il CD comprato proprio nel negozio giapponese, con le sigle dei cartoni animati tratti dai manga di Furukawa; e Frangipane, grande appassionato anche lui, improvvisamente si risveglia…
Li riconosce come amici, uniti da un’unica passione: i fumetti e i cartoni animati giapponesi… Ma poi torna ad arrabbiarsi perché la collezione degli albi autografata la pretendeva in regalo… Ma, in fondo, tutti contenti, perché il loro compagno è tornato il bestione che conoscevano prima…
Non manca un finale con “Le scene tagliate di Enrichetto Cosimo”, nelle quali, «Come in un DVD o in un Blu Ray di ultima generazione, abbiamo gli extra al mentolo!»… con tanto di crediti e ringraziamenti… Vale la pena anche ricordare che ciascun capitolo inizia con doppi sensi illustrati raccolti in un’unica elegante confezionatura…
Luca Raffaelli ha due figli, Rosita e Giacomo, e mi ha detto che il figlio da quando è stato pubblicato il libro non fa altro che leggersi Enrichetto Cosimo… Giacomo inoltre, dodicenne, ha già il pallino del cinema e ha da poco concluso nientemeno che un lungometraggio girato col telefonino…
Enrichetto Cosimo – alla ricerca del manga mangante. Un classico, al pari di altri grandi scrittori contemporanei per l’infanzia come Gianni Rodari, e, visto che lo stesso Enrichetto Cosimo spiega di essere protagonista di uno dei suoi libri, ci auguriamo che sia il primo di una saga Einaudi dedicata al personaggio di Luca Raffaelli.
Mario Verger
Grazie Mario, la tua recensione è un piacevole invito alla lettura immediata del libro