Guido Manuli

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I love Guido Manuli

I nuovi «divertissements» animati di Guido Manuli

Animation Treasures

 

Guido Manuli is one of the most influential Italian animators and film directors. He started a long-standing collaboration with animation legend Bruno Bozzetto in the 60s; together they worked on cult movies like West and Soda, Vip, mio fratello superuomo, Allegro non troppo, and many more.

 

di Mario Verger

 

Guido Manuli, il famoso animatore italiano, da un decennio ha preferito lasciare l’Italia e trasferirsi in Francia, precisamente ad Annecy, la «capitale» del cinema d’animazione nella quale si svolge il più importante festival a livello mondiale, dove fra l’altro è stato più volte premiato.
Ad Annecy, dov’è andato a vivere, lui con la moglie e il loro cane, tutti i pomeriggi lavora incessantemente ai suoi film a cartoni animati, pubblicità e cortometraggi d’autore, seguendo al contempo la serie per Rai Fiction Acqua in bocca e il progetto per il suo nuovo lungometraggio d’animazione Human.
Manuli, inoltre, ha realizzato in questi ultimi anni dei nuovi corti, più che altro per proprio divertissement – così come lui stesso li ha definiti: ad Annecy, avendo sempre mille cose da fare, sarebbe stato difficile chiedere ai suoi collaboratori milanesi di realizzare a distanza animazioni e spedirgli background e intercalazioni…
Egli ha escogitato un metodo molto semplice per i suoi divertimenti pomeridiani “in famiglia”: animazioni, scansionate e colorate con Photoshop; foto cercate su internet, rielaborate in bianco e nero, virate, deformate e assemblate, modificate in prospettive aberrate, tetre e che donano molta suspense, anche con pochi colori, con sopra la scena animata (sembrano anche degli antichi e surreali quadri a olio dall’effetto lievemente flou); gli effetti sonori li trova su internet; e con After Effects, uno dei migliori programmi di assemblaggio, effetti speciali e editing, il tutto può realizzarlo da solo nel giro di due mesi, in una confezionatura definitiva del tutto consona allo “Stile Manuli”.

 

SEXY SYMPHONY
A Guido Manuli Comic

 

GuidoManuli_SexySymphony01(Sexy Symphony © Guido Manuli)

 

Il primo di questi nuovi «divertissements» di Guido Manuli è stato Sexy Symphony, in bianco & nero, chiaramente ispirato alle vecchie Silly Symphonies disneyane, partendo da una divertente e per nulla volgare “idea del sesso e gli animali”: esso inizia con la simpatica trovata notturna di una coppia di cavallette, che si accoppiano felicemente… quando sbuca un sole che corteggia una luna (con tanto di mammelle), i quali teneramente si accomodano sotto le nuvole a forma di guanciale e coperta… ; da un albero, come un orologio a cucù, escono alternati da sotto le lenzuola due strani e allucinati pennuti, con tanto di “tette” lei (un rievocazione spiritosa e ‘adulta’ del famoso pappagallo di Portobello del grande Manuli); e altrettanto avviene alle anatre dello stagno (vedasi i simpatici anatroccoli di Jay Duck e il più moderno papero Go Quack), che tubano allegramente con simpatiche e divertenti trovate acquatiche, fra variegati gorgheggi e starnazzamenti, seguendo in sottofondo un Gospel anni ’30; quando compare una gallina che canta la lirica (una citazione doverosa dell’Autore), alle note al piano di un ranocchio che la introduce per corteggiare un vecchietto…
Ma un’altra “coppia” manuliana fa il suo esordio in una rielaborazione di Istruzioni per l’uso: stavolta non più il lupo esibizionista verso l’innocente (si fa per dire) protagonista della fiaba di Perrault ma, fra le casette del bosco, esce un lupacchiotto che scappa urlando, tenuto con un legaccio da una violentissima nonché adulta mistress Cappuccetto Rosso; e, fra le siepi, due alci adattate a un disegno ironico e adulto: un alce femmina e procace, la quale, incontentabile, per farsi desiderare sembra preferire altri animali cornuti che compaiono in un ballon, fra cui un montone (che ricorda il simpatico caprotto con Sandra e Raimondo della sigla Rai Tante scuse di Bozzetto animata nel ’76 da Manuli) come, fra i tanti senza corna, un cavallo (simile a Quarto de L’eroe dei due mondi) e persino un mix fra un nanetto e babbo natale: una femmina incontentabile, quindi: tutti vanno bene, fuorché il suo corrispettivo maschile!… E le corna dell’alce, per sfrontare ingelosito la sua virilità crescono fino a sovrastare la capanna del fattore, che nel frattempo ha deciso di portarsi a casa la gallinella…
E il vecchietto e la gallina, dormendo amorevolmente assieme, pare facciano anche sesso sotto le coperte!
Il segno è sottile, sembra a pennarello (mentre l’autore ha spiegato che è a matita); con scenografie flou, accorpate, strane, in toni di grigi chiari: una simpatica rielaborazione moderna e “manuliana” delle antiche Silly Symphonies, decisamente riuscito, anche se ancora in rodaggio: una prima prova di questi suoi nuovi «divertissements» animati di Guido Manuli.
Ma il tutto sembra finire: era solo un vecchio cartoon in B & N: la scena diventa moderna ma non troppo, anche se a colori. Sembra che dai primi anni ’30 si giunge in un’ipotetica realtà americana del 1937. L’idea del palco che scende, quasi un vecchio cinematografo per adulti: un manifesto di uno spettacolo burlesque con una realistica Biancaneve in sottoveste, attesa da un coro ‘adulto’ di sette nani vogliosi e festanti, quando sopraggiunge l’arrivo del principe azzurro con un palloncino a forma di Mickey Mouse (un po’ un mix che riecheggia l’atmosfera di Streaptease, realizzato in coppia con Bozzetto, e alcune trovate di Trailer, passando per Casting), in un finale raffinato e inaspettato, anche nella simpatica ricostruzione di un teatro americano anni ’30, con proiettori antichi e manifesti dipinti, anche con interventi molto realistici nella confezionatura.

 

GuidoManuli_SexySymphony02(Sexy Symphony © Guido Manuli)

 

LA VIE EN…
MUSIC “La vie en rose” (Mack David, Louiguy, Edith Piaf) DDB Records
Vocals Dee Dee Bridgewater
Editing Maga
Script Animation Direction Guido Manuli

 

GuidoManuli_La vie en01(La vie en… © Guido Manuli)

 

Il secondo, La vie en…, in un certo senso più compiuto sul piano stilistico, fin dall’inizio questo breve cortometraggio animato ricorda il pessimismo e la follia sarcastica già presente in Incubus: la vita è un incubo – anche se sempre divertente nei cartoon di Manuli –, nel quale il protagonista (in questo caso una donna) è vittima dei propri incubi, o meglio di quelli inflitti dal proprio marito… Già all’apertura della sequenza iniziale, con al lato i titoli, nella sala d’attesa vi sono due strani personaggi, immobili, i quali improvvisamente cacciano urla e schiamazzi folli (in fondo stavolta si tratta di pazienti per una visita psichiatrica), facendo da contraltare alle prime note dell’omonima musica di Edith Piaf corroborata dalle percussioni tribali che introducono cautamente il cartoon. Entrando nello studio, si vede una segretaria piuttosto disinteressata, la quale preferisce farsi le unghie, neanche troppo normale visto che sul tavolo di lavoro ha un gatto annoiato che aprendo di scatto la bocca, dalla lingua sparata emerge un pesce…
Lo studio ove si trovano questi strambi personaggi grigi e con pochi accenti di colore, sono in pieno amalgama alle scenografie, strane, particolari, quasi surreali… Non si capisce bene se sono dipinti o foto trasformate o persino un mix di entrambi: sembra un assemblaggio di più immagini, lievemente flou con vedute prospettiche aberrate: arredamenti ottocenteschi, orologio a pendolo, divani moderni su tappeti orientali e, in alto, una grande cornice col ritratto del pioniere della psicanalisi Sigmund Freud… il tutto assemblato in una confezionatura estetica estremamente manuliana!
La paziente inizia la seduta dallo psichiatra Dr. Fire, che prende nota sul taccuino (accanto a un tavolinetto tondo con sopra una statuina anni ’30 di Betty Boop!), mentre ella ricorda i vari incubi, fra un urlo isterico e l’altro, ai quali l’ha sottoposta suo marito, passando in rassegna i vari deja–vu a colori: un incontro tra i due innamorati al tramonto, quando lui le incendia improvvisamente i capelli; un altro serale, in cui, tirando fuori improvvisamente due denti da vampiro, la morde fino a succhiarle il sangue dal collo; un altro ancora, in due in una bellissima suite (che ricorda l’atmosfera di Erection), con lei che si ritrova improvvisamente legata al grande letto matrimoniale, per esser data, in cambio di soldi, a un vecchio bavoso; l’incontro con la figlia, mandata da lui ad abbracciarla, avendola munita però di candelotti di dinamite (nell’esplosione si vede anche un teschio vero e un ammasso di intestini, che ricordano la scena di Incubus); un altro in cui lui tenta di farle una foto fra i prati ma, per indietreggiare seguendone le indicazioni, la protagonista si ritrova in una discarica dove avviene in ultimo lo scatto fotografico; come ancora in una passeggiata notturna in auto, quando l’uomo, munito di maschera antigas, fa entrare all’interno un tubo di scarico asfissiandola… E persino a cena a lume di candela in un elegante ristorante, dove lui tranquillo mangia a più non posso e lei, esausta e distrutta, alla fine ritrovandosi sola le viene persino riservato di pagare il conto!
Un marito, in apparenza impeccabile, ma che è in sostanza la fonte dei guai della moglie…
Si rivede, dopo i vari flashback, la donna dallo psichiatra, la quale si toglie una parrucca, completamente calva; morsi da vampiro sul collo; occhi cerchiati; e, in ultimo, aprendo l’impermeabile, si mostra nuda e completamente per metà sfigurata, compreso uno dei due seni rachitico e cadente…
Terminata la seduta il Dr. Fire accompagna la paziente alla porta (c’è anche nel corridoio un’enorme e suggestiva Guernica di Picasso) ma nella diagnosi, l’unica speranza di guarigione per la donna rimane un tuffo nello spazio, per ritornare una cellula che ripopolerà in un lontano futuro il pianeta Terra (vedasi la passione di Manuli per il cosmo, da Fantabiblical in poi…).
La vie en… «che poi in ‘rose’ non è», come ha simpaticamente spiegato l’Autore, visti i puntini di sospensione che fanno da titolo al cartoon, si avvale di characters moderni e lievemente squadrati: il dottore, la donna e il suo uomo (simili alle stilizzazioni iconografiche di Trailer), occhi ovali e cerchiati, capelli a punta, etc.; e la bambina (più moderna di Nervustrella, passando per i giapponesi, in un amalgama dei vari Baby Records & Rosvita); il grottesco uomo in bombetta e papillon dal dente d’oro, in una rielaborazione di vecchi clichés bozzettiani anni ’60 e ‘70 (v.di i grotteschi ‘cattivi’ di Guido Manuli per i film della Bozzetto: dal Cattivissimo di West and Soda ai personaggi di Schulz e il Colonnello di Vip, mio fratello superuomo, al Golosastro di Toro Farcito per le pubblicità animate della Girella Motta).

 

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GuidoManuli_La vie en06(La vie en… © Guido Manuli)

 

I LOVE HITCHCOCK
a film by Guido Manuli
music De Wolfe Music
guest star Alfred Hitchcock

 

GuidoManuli_I Love H01(I Love Hitchcock © Guido Manuli)

 

I Love Hitchcock è il terzo dei «divertissements» animati di Guido Manuli, un omaggio in animazione e live action al cinema di Hitchcock.
Guido Manuli ha sempre amato il cinema in bianco e nero. Egli mi ha raccontato che ai tempi in cui lavorava a Milano nel suo studio, aveva sempre un televisore sul tavolo d’animazione, durante i primi tempi di Sky quando facevano i film tutto il giorno, mentre in Rai d’estate tiravano fuori i film di Humphrey Bogart, con quei doppiaggi meravigliosi, i suoni, le atmosfere…
Interessante l’inizio: un enorme carrellata a più piani, flou e in bianco e nero, di un piccolo scarafaggio con tanto di papillon, dall’occhio cerchiato e il dente sporgente, che si impomata i capelli, specchiandosi tra i rifiuti, per prepararsi con un mazzetto di fiori ad andare a corteggiare la fidanzata… Ma questo straordinario e suggestivo ambiente, altro non è che l’interno di un semplice bidone… fuori dal quale vi è la scena dal vero con protagonista lo stesso Alfred Hitchock…
Manuli è anche esperto di personaggi millesimali ed insetti (come non ricordare nel ’75 l’analogo farfallino con tuba e papillon per la sigla Rai TV Spacca 15 con Pippo Baudo, o la successiva su TMC cantata da Jocelyn nel ‘77 per Un peu d’amour…).
I Love Hitchcock è un montaggio di diversi film del “maestro del brivido”, amalgamati in questo curioso omaggio animato, con sequenze tratte da Psyco, La finestra sul cortile, Gli uccelli, Intrigo internazionale, Delitto perfetto, ecc…, con protagonisti soprattutto Anthony Perkins e Janet Leigh; e, come “guest star”, lo stesso Alfred Hitchcock… oltre che a due simpatici insetti animati, coprotagonisti del cortometraggio.
Ma verso i tre quarti c’è un finale a sorpresa in cui le sequenze vengono modificate con l’aggiunta di simpatici effetti in “cut out” (come agli albori del cinema si facevano in Truka): i piedi di Anthony Perkins, sono letteralmente “animati” su scena assieme al piccolo insetto animato, il quale rimane letteralmente schiacciato mentre l’attore scivola cascando sotto la doccia dov’è Janet Lee, quando l’attrice, urlando impaurita, dà continui colpi di martello, chiave inglese, padella e persino sega elettrica… con tanto di rumori e divertenti effetti sonori…
Alla fine, gli “uomini” hanno la peggio mentre le “donne” sono superstiti: Janet Lee si accorge del volto esanime e sanguinante di Cary Grant, mentre l’insettina è a piangere il suo fidanzato rimasto per sbaglio schiacciato, in un drammatico e suggestivo finale.

 

GuidoManuli_I Love H02(I Love Hitchcock © Guido Manuli)

 

i MIRROR
by Guido Manuli

 

GuidoManuli_I Mirror01(i Mirror © Guido Manuli)

 

i Mirror è un film decisamente più sperimentale; il tema è una rielaborazione sintetizzata della Strega di Biancaneve, all’interno di una cornice, che fa da “cornice” d’apertura ad un enorme ed altissimo castello medievale moderno a forma di grattacielo dorato. La strega disneyana è rielaborata, stavolta nella Regina Grimilde; vi sono anche, al posto dell’animazione tradizionale, delle modifiche al computer per le espressioni facciali in movimento; colori e ombre sfumate assemblati in un insieme di affascinanti montaggi; nello specchio compare, invece, come il “genio della lampada”, nientemeno che il volto di “Walt Disney” (ripreso da alcuni fotogrammi di repertorio), che dà alla Regina le istruzioni per l’elisir di bellezza seguendo le istruzioni della tastiera nello specchio, che altro non è che il monitor di un arcaico computer! Una serie di operazioni le quali si rivelano impossibili: inserire la password, immettere il codice segreto, digitare l’username, ecc. (prendendo spunto da alcune trovate di Loading). Vi sono anche vedute esterne del castello e grandi panoramiche (che scherzosamente riecheggiano gli ambienti scenografici tridimensionali di Aida degli alberi). La Strega insiste, fra malware e spyware, rivelandosi impossibile il saper d’essere la più bella del reame, finché distrugge lo specchio-computer lanciandogli contro la famelica mela stregata: insoddisfatta dalla moderna tecnologia, è la Regina Grimilde a ritrovarsi in uno strano e moderno bar (che ricorda il saloon di West and Soda, con, al muro, un candelabro e le scritte in alto luminose simile al palco della sigla di Pop Corn), servita al bancone da Biancaneve a bere del whisky, che in realtà si rivela una bottiglia di veleno alla mela stregata, non a caso la carrellata indietro mostra che si tratta di un certo “Apple Bar”.
Modelli scenografici in bianco e nero sfocati corroborati da pochi, sgargianti e raffinatissimi colori: stavolta Biancaneve e la Strega subiscono delle modificazioni stilistiche nelle varie epoche dei clichés manuliani; triste e malinconica Biancaneve, più vicina e con gli occhi cerchiati di viola, alla protagonista de La vie en…  rispetto alle precedenti varianti apparse in Casting e antecedentemente in Solo un bacio; aguzza e spigolosa Evil Queen, con gli ovali degli occhi in fuori e spesso corroborata con effetti di deformazioni nei movimenti e nel volto ottenuti al computer.
i Mirror, è stato un ‘giochino’ – come ha detto recentemente Manuli – lavorando al computer, un breve corto sperimentale di prova, in cui a nostro parere vi sono trovate geniali e interessanti, le quali riportano alla grandissima allegria delle sigle TV Rai anni ’70 che hanno accompagnato grandi e piccoli, oltre a rivelare un gusto surreale che caratterizza la serie di questi nuovi corti animati del “Tex Avery Italiano”.
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GuidoManuli_I Mirror03(i Mirror © Guido Manuli)

 

THE EYE
by Guido Manuli

 

GuidoManuli_The Eye01(The Eye © Guido Manuli)

 

The Eye, è attualmente l’ultimo fra i divertissements animati di Guido Manuli, un cortometraggio animato a dir poco eccezionale. L’inizio, sempre ottenuto con strane immagini deformate, flou e vagamente surreali, apre la scena con una misteriosa porta che, in carrello, avanza verso un cosiddetto “occhio magico”.
Come me l’ha definito scherzosamente Manuli, è la soggettiva di «questo tizio che guarda nello spioncino delle porta».
Un enorme corridoio, dalle prospettive aberrate e quasi losche, che comunica in tante stanze: da una esce il marito che prende a sberle la moglie, la quale lo ricambia a suon di padellate; da un’altra c’è chi si esercita col trombone; da un’altra ancora un passeggino con un bambino isterico piangente; al lato opposto, c’è chi accomoda a martellate l’anta della porta…
Ma dal centro del corridoio avanza in rapida prospettiva una strana vecchietta in carrozzina, con tanto di cuffietta e bigodini dalla bocca sdentata: sembra una cariatide matta per l’età, invece, più che… moderna: quasi impazzita non dalla vecchiaia ma da svariati bustoni di ogni genere di droga che porta sempre con sé!
Una famiglia moderna di matti, ma di matti… nostrani: sembra ciò che succede nella losca “privacy” delle mura domestiche di una famiglia “normale” e che tutto sommato essa pare esser proprio una tipica famiglia… italiana!
Come anche, in orizzontale, una tipa dimessa, in vestaglia transita con la cicca in bocca da un lato all’altro del corridoio con al guinzaglio un cagnolino che ovviamente non si scorda di fermarsi a orinare sul pavimento (una rielaborazione dei “barboncini” di Manuli che compaiono come figure di contorno in qualche film); come ancora, uscendo dalla stanza si affaccia un tale in impermeabile, calvo, tarchiato e dagli occhi cerchiati, che fa l’esibizionista denudandosi su uno sgabello davanti alla porta, sapendo d’essere spiato… Ma la porta si apre, risbatte di colpo, ma non si sa cos’è successo: il personaggio sembra caduto improvvisamente a terra ed è scomparso fuori dalla scena…
Lo stesso fa un ragazzo: accappatoio e cuffiette, il quale uscendo dalla medesima stanza si avvicina alla porta anche lui per… orinare… inondando fino fuori la porta…
Ma succede altrettanto… La soggettiva con l’ipotetico tizio gli dà un colpo, ed entrato dentro si vede la Camera che trascina lungo il tappeto quella che si rivela in realtà la sua ennesima vittima, in un insospettabile finale: tutti i componenti della sinistra abitazione sono ormai appesi con le loro teste, come trofei, occupanti entrambe le pareti!…
…Il tutto in un crescendo di risate da brivido, matte, esasperate in un assemblaggio di suoni tetri sovrapposti, anche condito da molta suspense e grande capacità di diluzione di tempi e gags: un irriverente gusto dell’horror (v.di i character di Monster Mash), non una strana ma media Famiglia Spaghetti di Bruno Bozzetto bensì una sarcastica e grottesca Famiglia Addams all’italiana di Guido Manuli!
Il film, molto semplice, è di un’efficacia unica. Se pur realizzato come uno dei «divertissements» animati di Manuli, è da considerarsi un piccolo capolavoro del genere: esso riunisce attraverso una grafica “adulta” la maturità del cinema d’animazione giapponese, la logica delle migliori produzioni americane, il fascino ‘antico’ dei Fleischer, e tutto il richiamo alla miglior tradizione bozzettiana del cinema d’animazione di Guido Manuli.

GuidoManuli_The Eye02(The Eye © Guido Manuli)

 

Mario Verger

 

Le immagini: © Guido Manuli
Testo © Mario Verger, 2015. Tutti i diritti riservati
Si ringrazia: © Guido Manuli e Luca Raffaelli

VIDEO

Guido Manuli Animation

SEXY SYMPHONY

LA VIE EN…

I LOVE HITCHCOCK

I MIRROR

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