(Rondò Veneziano)
I «Rondò» di Guido Manuli
l’inizio del Fantasy Animation
di Mario Verger
(I Wanna Be Your Lover © Guido Manuli)
I Wanna Be Your Lover: l’inizio del Fantasy Animation
Nell’autunno del 1980, nelle hit parade italiane, come in Rai sulla Disco Ring presentata da Jocelyn, veniva più volte presentato I Wanna Be Your Lover, l’ultimo video del 45 giri dei La Bionda, un duo musicale molto in voga negli anni ’70, fra gli ideatori della discomusic italiana. Il cortometraggio in animazione è interamente firmato da Guido Manuli, per l’agenzia di Walter & Giovanni con le scenografie di Antonio Dall’Osso e distribuito dalla Baby Records.
Un videoclip strano, ancora acerbo rispetto ai successivi, nel quale Manuli aveva già intuito le possibilità di un nuovo linguaggio: quello del cinema d’animazione giapponese.
Il videoclip inizia coi due cantanti, i fratelli Carmelo e Michelangelo La Bionda, che camminano vestiti in smoking (segno lineare e figure realistiche in penombra, forse con l’ausilio nella prima scena del Rotoscope), trovandosi catapultati a bordo di un astronave spaziale.
(I Wanna Be Your Lover © Guido Manuli)
I personaggi, come le astronavi e i mostri, sembrano non avere come ispirazione Mazinga o Goldrake, quanto la volontà dell’autore di assumere come proprio il linguaggio dell’animazione giapponese, in un’epoca in cui i primi anime trasmessi in Rai venivano considerati da sociologi e politici italiani pericolosi e realizzati al computer, mentre colleghi e cartoonist nostrani non erano da meno credendoli cartoni animati di serie b. Niente di più errato, ma la cosa verrà smentita due decenni avanti con l’acclamazione dell’occidente di Hayao Miyazaki e, allora del tutto controcorrente, Guido Manuli, che si era formato con la ‘scuola’ italiana di Bruno Bozzetto, intuì come animatore già maturo – e per primo – questo nuovo modo di fare animazione, corroborato dall’uso di sovrimpressioni ed effetti speciali, all’interno di un cinema fantasy applicato all’animazione con la volontà di approfondire un linguaggio più ampio e moderno, di cui, all’epoca, si sapeva poco e nulla.
(I Wanna Be Your Lover © Guido Manuli)
Ed era molto difficile per un animatore quarantenne già formato passare da un genere a un altro: robot, personaggi e animazioni molto semplificate, nonostante le sfumature ad aerografo; le luci in sovrimpressione e persino gli ellissi negli occhi sembrano ancora piuttosto ingenui, se si paragonano alla tecnologia cui erano già giunti in Giappone, anche se realizzato attraverso un character design decisamente realistico, relativamente allo stile europeo da noi occidentali allora unicamente conosciuto, oltre a quello classico americano.
(I Wanna Be Your Lover © Guido Manuli)
I personaggi (uno dei due è il classico scienziato giapponese coi baffi, alla Dottor Procton di Goldrake) che raffigurano i cantanti nei panni di due astronauti all’inseguimento di una misteriosa donna etera (anni ’70), sono anche un po’ simili a quelli di Capitan Harlock ma senza parametri prestabiliti; Manuli non vuole “copiare” i giapponesi, ma farne tecnica a sé. I La Bionda incontrano nel loro viaggio strani robot all’italiana (degli ingenui ma perfetti modellini, simili alle prime imitazioni sul mercato italiano), visti da varie angolature cinematografiche e corroborati da spruzzi a aerografo sulle armature; tra i quali, addirittura anche un robot-leone manulian-bozzettiano a gradazione sfumata su cells (v.di la criniera del leone sulla zattera con Minivip), a propria volta simpatico antesignano di un ancora non importato Daltanious della Toei Animation.
(I Wanna Be Your Lover © Guido Manuli)
E il finale, in un castello di giacchio cybernetico nel quale sono finiti i due La Bionda, dove la donna etera si riamalgama al suo corpo giacente (una citazione simpaticamente ‘spaziale’ di Biancaneve), per poi risvegliarsi e riprender vita quale “star” del videoclip, ambientato in pianeti realizzati ad aerografo, con tecniche di animazione complesse con piani americani, panoramiche e doppie impressioni, in un paesaggio lunare semi-realistico con effetti flou nei colori “gommosi” che parodiano in modo più adulto le recenti sigle della Bozzetto Film.
(I Wanna Be Your Lover © Guido Manuli)
Un video in animazione quindi molto particolare, differente dalle atmosfere ‘italiane’ di Fantabiblical di soli tre anni prima, ma sperimentalmente più evolute, soprattutto nell’ideazione animata della donna eterea, fra sorrisi ammiccanti e sbattiti di ciglia nei di lei primi piani, diafana, evanescente e violacea (in sovrimpressione e colorata a pastello), con vari effetti nell’apparizione su scena.
(I Wanna Be Your Lover © Guido Manuli)
Ma Guido Manuli dei giapponesi ne acquisisce ancora timidamente i migliori elementi per farne in seguito il suo stile più completo: non tanto i robot, ma l’ispirazione per un genere di fantascienza, un suo personalissimo Fantasy Animation, anticipando di poco il lungometraggio d’animazione canadese di Gerald Potterton, Heavy Metal.
I «Rondò» di Guido Manuli
I Rondò Veneziano, l’ensemble musicale italiano che si ispirava alla musica barocca unendo sonorità pop e rock, nacquero nella primavera del 1979 da un’idea di Freddy Naggiar, produttore discografico della Baby Records, che affidò sempre a Guido Manuli la realizzazione dei videoclip animati.
La copertina dell’album venne affidata al giovane Victor Togliani, figlio d’arte e già affermato illustratore molto conosciuto nella scena milanese. Anche cantautore e collaboratore di cantanti famosi, Togliani aveva da poco inciso dei dischi in classifica in hit-parade con lo pseudonimo di Barnaba.
(Barnaba © Victor Togliani)
Ciò porterà a Manuli un lungo e prolifero, anche se non continuativo, sodalizio artistico con Victor, che troverà il suo apice un ventennio avanti riguardo la progettazione del difficile lungometraggio in animazione sull’Aida di Giuseppe Verdi, Aida degli Alberi.
L’illustratore milanese aveva già ideato nel 1980 la prima copertina di Rondò Veneziano, nella quale due musicisti del Settecento suonano sul ponte di comando di un’astronave.
Victor Togliani, ha pubblicato un’interessantissima autobiografia, FUNZIONI NON VERBALI. Vivere giocando con una matita in tasca, pubblicata da Gilgamesh Edizioni.
In essa, raccontando i ricordi aneddotici sulla Baby Records e su Freddy Naggiar riguardo la collaborazione alle cover di Rondò Veneziano e poi ai cartoon, egli dedica addirittura un intero capitolo al cartoonist italiano, intitolato «Guido Manuli»(1):
«Dopo aver ideato la prima copertina di Rondò Veneziano nel 1980, quella in cui due musicisti del Settecento suonano sulla plancia di un’astronave, mi capitava spesso di lavorare per Freddy Naggiar, il presidente della Baby Records.
Eravamo diventati amici.
Come si fa a resistere a Freddy?
Avete presente un tornado dall’andamento imprevedibile?
Freddy è una specie di vulcano in eruzione perpetua.
A volte suonava alla mia porta all’improvviso dicendo: “Dai, tira fuori qualche disegno. Devo fare una copertina, ma mi serve oggi! Trovami qualcosa di fantastico… e di già pronto”.
Ero praticamente il suo “supermercato” dell’immagine!
Così spesso nascevano le cover dei dischi; trasformando al volo qualche disegno, fatto per tutt’altro scopo, oppure attingendo da alcuni inediti persi nelle mie cassettiere.
Ma più spesso mi chiedeva di studiare qualcosa di speciale, come per Rondò, di cui feci circa una quindicina di copertine ufficiali.
I cartoni animati prodotti dalla Baby Records erano creati da Guido Manuli.
Un giorno Freddy mi chiama per presentarmelo, perché stavano progettando di fare un videoclip-cartoon proprio per un disco in uscita di Rondò Veneziano e serviva uno scenografo.
Fu così che iniziò la mia lunga collaborazione con Guido, che pare sia destinata a non finire.
Il disco si intitolava Odissea veneziana, la copertina non era mia, però la storia che si era inventata Guido, era il “paese dei balocchi” per qualunque scenografo.
Sentite qua:
Un ragazzino biondo arriva, cavalcando un improbabile immenso uccello, sulla cima di un’altura fatta di spuntoni rocciosi.
Sopra questi menhir sorge una città che sembra Venezia, ma senza l’acqua.
Il ragazzo aggirandosi fra le case entra in un portone e si ritrova tra le mura di un antico palazzo, circondato da rettili immondi.
Ne uccide alcuni con la spada, poi riesce a fuggire aggrappandosi a un lampadario e, sfondando una vetrata, si ritrova in un ambiente quasi “mistico”, come fosse la cupola di una grande basilica.
Nel mezzo c’è un enorme carillon con sculture a grandezza naturale di musicisti del Settecento.
Il ragazzo gira una chiave inserita nel piedistallo e le figure incominciano a muoversi, suonando.
Dalla finestra vediamo che, all’esterno, si sta verificando un’eclissi di sole.
Nella terra iniziano ad aprirsi grandi voragini, dalle quali esplode una grande quantità d’acqua che presto ricopre le rocce, lasciando la città sul pelo di un vasto mare.
Venezia è risorta!
Sulle ultime note del brano il ragazzo si allontana in groppa al suo piccione gigante.
Alle “scene” eravamo in due.
Beppe Giacobbe, che doveva disegnare tutti gli esterni ed io, che mi occupavo ovviamente degli interni.
In questo modo, anche se avevamo stili differenti, si notava meno il cambio di mano, perché anche gli ambienti che gestivamo erano diversi.
Dopo questa prima avventura nei cartoon ci presi gusto.
Lavorare con Guido poi era molto divertente e gratificante.
Si fidava di me.
Con un brief preciso, ma anche molto “aperto”, mi ha sempre dato la libertà di inventare tutti gli scenari che il mio cranio bacato poteva partorire, ovviamente nei limiti della sua traccia.
Credo che Manuli sia il più ironico e dissacrante autore d’animazione che abbiamo nella Penisola (anche se adesso è espatriato in Francia) e il suo cervello è un pentolone sempre in ebollizione.
Mi ricorda molto Freddy in questo.
Infatti “Dio li fa e poi li accompagna”!
Per Guido la vita è un videogame; come non amarlo?
Feci per lui la scenografia di un altro cartoon, sempre a due mani, stavolta insieme ad Antonio Dall’Osso, che avevo già incrociato a Canale 5.
Si trattava ancora di un videoclip per Rondò, e doveva accompagnare l’uscita del disco Casanova.
Stavolta ci dividemmo i compiti per blocchi; tutti e due facemmo sia interni che esterni, ma di situazioni diverse.
Dall’Osso era lo scenografo d’animazione più richiesto del momento. Era un grande disegnatore; con il suo stile barocco, stracolmo di particolari, era adattissimo per quelle ambientazioni.
In seguito però, rimasi solo io a condividere le follie creative di Guido e devo dire che, ogni volta che capita, è sempre un divertimento, anche se impegnativo.
Disegnai per lui gli sfondi di alcuni corti e di sigle per trasmissioni televisive».
(Rondò Veneziano © Guido Manuli)
I Rondò Veneziano, prodotti da Freddy Naggiar per la Baby Records, vennero quindi realizzati da Guido Manuli quale regista, capoanimatore e direttore artistico, con le animazioni di Walter Cavazzuti & Giovanni Ferrari.
Il primo Spot Rondò Veneziano (1980), fu mandato per tutto l’anno a la primavera e l’autunno in contemporanea al lancio in hit-parade del gruppo; a cui seguì il secondo, La Serenissima, il più famoso, che divenne per moltissimo tempo la sigla d’apertura dei programmi Mediaset (il brano andava in onda sei volte al giorno), tanto che fu scelto da Silvio Berlusconi, sotto consiglio di Freddy Naggiar, come sigla di apertura e chiusura dei programmi della nascente Canale 5; il terzo, Odissea Veneziana, più moderno, è con le scenografie di Beppe Giacobbe e Antonio Dall’Osso, i quali fecero gli esterni, mentre, per la prima volta, Victor Togliani gli realizzò gli interni; e il più moderno, il quarto e ultimo, Casanova, con fondali sempre di Dall’Osso per gli esterni e di Togliani per gli interni.
Nel 1992 venne fatto un remake coi vari brani animati per l’uscita di un nuovo album intitolato, Rondò 2000. Freddy Naggiar, vedendo la cover ambientata nel futuro realizzata sempre da Victor Togliani, pensò a un nuovo videoclip per il lancio di Rondò 2000. Togliani costruì l’armatura spaziale in vetroresina vestendo una attrice la quale, in live action, su un girato 16 mm di un’astronave animata a Passo Uno che Victor aveva in precedenza costruito in previsione di una pubblicità per la Edison Giocattoli, realizzarono il nuovo Rondò 2000 la cui regia venne ovviamente affidata a Guido Manuli..
(Rondò Veneziano © Guido Manuli)
La Serenissima (1981), è il più riuscito; film nel quale dalle acque che inondano la città lagunare, nel fragore dei lampi fuoriesce il gruppo di violinisti, con tanto di leggii e spartiti, in un crescendo apocalittico di un concerto classicheggiante di manichini con parrucca in abiti settecenteschi che suonano imperturbabili il violino. Le doppie sfumature, a rough xerografate e al contempo ad aerografo (un po’ come nei giapponesi con le armature dei robot), con continui brillii in doppia impressione a cross-screen sui volti dei manichini e delle statue, ne fanno un pezzo kitsch in animazione estremamente innovativo: manichini antichi senza volto ma a propria volta moderni, persino robottizzati: fra violini, viole e chitarre elettriche hanno le mani (in sostituzione ai “guanti” di Mickey Mouse), molto simili ormai ai pugni “robotici” di Mazinga e Goldrake; mentre l’astronave, descrittiva nel design dettagliato e moderna, con a bordo un simpatico astronauta più grafico e manuliano, rievoca le atmosfere più italiche del precedente video per i La Bionda, realizzate con un tratto più “anamorfico” e dai colori moderni.
Ma, a proposito dello “Stile Manuli”, anche le scenografie coi monumenti diroccati di Venezia, fra cui, il Palazzo Ducale (sede del governo della Serenissima), il Ponte di Rialto, come il Leone di San Marco santo patrono della città, la statua di Niccolò Tommaseo e la schiera prospettica della quadriglia dei cavalli bronzei, i quali emergono improvvisamente in pochissimi fotogrammi (ripresi in panoramica ortogonalmente al ciclo in animazione delle acque, corroborate da spruzzi ad aerografo con la tecnica dei giapponesi), anche loro, cioè i monumenti e le statue barocche, presentano una somiglianza stilistica col suo autore: frenetici, angolosi, aberrati nelle prospettive accidentali.
E, in ultimo, interessante e differenziato il finale in cui le sfere di luce (girate in doppia impressione), in dissolvenza diventano delle grandi “bolle” iridescenti che salvano i superstiti protagonisti, i quali, imperterriti, continuano l’esecuzione salendo sull’astronave, comunque assai diverso dalla tecnologia giapponese, rendendolo più simile alla fantascienza e al fantasy, amalgamato a un design più europeo.
Odissea Veneziana (1983), ha per protagonista un ragazzino biondo con la spada, che vola su un enorme volatile bianco semi-mitologico verso un castello diroccato sulla laguna veneta, pieno di rettili e lucertole volanti, nel quale trova a suonare l’intera orchestra dei Rondò Veneziano: in questo spot della Baby Records per l’uscita del nuovo disco, se pur più semplice di Odissea Veneziana, vi sono varie commistioni stilistiche, dall’anime giapponese alle simpatiche rielaborazioni del giovane protagonista in stile antidisneyano, una divertente rielaborazione italiana di Semola de La Spada nella Roccia.
(Spot Rondò – Scenografia Odissea Veneziana © Victor Togliani)
Situazione ripetuta l’anno dopo, sempre per la Baby Records, per lanciare il disco dei Pink Project, Hypnotized (1984), videoclip ormai di non facile reperimento, animato e diretto da Guido Manuli, con le animazioni di Cavazzuti e Ferrari e le scenografie di Adelchi Galloni.
Come nell’ultimo dei Rondò, Casanova (1985), più sofisticato e moderno, in cui sembra ormai che Manuli abbia completa padronanza dell’anime giapponese, in una sua personale fusione di tecniche e stili, anche ispirandosi alle atmosfere di Lady Oscar ma del tutto rivisitate all’italiana, una libera e surreale interpretazione del celebre seduttore veneziano che, nelle sue rocambolesche avventure, fra le tante dame, non si scorda di offrire il bacio del Principe azzurro a Biancaneve, stavolta impersonata da Louise de Chatillon… Scenografie a aerografo, sfondi intensi, effetti speciali, colori brillanti e animazione seriale ben fatta, sembrano anticipare la strada al successivo lungometraggio su Garibaldi.
I Rondò Veneziano (1) di Guido Manuli non vanno di conseguenza interpretati come un’emulazione degli anime, peraltro corroborato da un “barocco” fantasy, bensì come percorso di crescita artistica dell’autore milanese, che “svezzatosi” dai cliché italiani bozzettiani, stava apprendendo nuovi linguaggi mescolati per trarne un’impronta definitiva. Un kitsch fra l’antico e il moderno molto inerente anche allo stile del gruppo veneziano, per il quale Guido Manuli ottenne un’ulteriore importante affermazione artistica, coadiuvato dal bravissimo scenografo e illustratore milanese Victor Togliani.
Note:
(1) Victor Togliani, FUNZIONI NON VERBALI. Vivere giocando con una matita in tasca, Gilgamesh Edizioni, pp. 145-147 © 2012 Gilgamesh Edizioni – Mantova
(2) Sia I Wanna Be Your Lover che La Serenissima dei Rondò Veneziano sono contenuti nel DVD americano, GUIDO MANULI: ANIMATOR. Collection of eleven short animated sketches by Guido Manuli ca 1976-1990, 2-Disc Set Laserdisc edition, NTSC format, 3-sides CAV Standard Play, Chapters Encoded, Color, Digital Sound, Running Time 85 Minutes. Expanded Entertainment – Italtoons Corporation – Lumivision Corporation, USA, 2000
I «Rondò» di Guido Manuli
Testo © Mario Verger, 2015. Tutti i diritti riservati
Mario Verger ringrazia:
Guido Manuli
Victor Togliani