Viva CAVAndoli!
100 artisti rendono omaggio a Osvaldo Cavandoli e al suo personaggio più famoso, “La Linea”
a cura di Mario Verger
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Osvaldo Cavandoli, in arte “Cava” (1920-2007) nasce a Maderno, in provincia di Brescia ma si trasferisce fin da piccolo a Milano. Nel 1938 comincia a lavorare all’Alfa Romeo come disegnatore tecnico, ma la passione per il disegno a mano libera è già chiara: nelle pause del lavoro fa caricature ai colleghi. Negli anni successivi si avvicina all’animazione lavorando come “intercalatore” (chi realizza i disegni intermedi tra i fotogrammi iniziale e finale di un movimento) per uno dei primi lungometraggi a disegni animati prodotti in Italia, “I Fratelli Dinamite” della Pagot Film (1949). All’inizio degli anni Cinquanta fonda una piccola società dedicata a pupazzi animati a passo uno, la Pupilandia. In seguito lavora con artisti di rilievo e, nel 1957, inizia la lunga collaborazione con “Carosello”, destinata a durare fino al 1977. Nel 1969, ormai artista maturo, crea Mr Mark, subito ribattezzato Mr Linea, il suo personaggio più noto. Nel 1980 entra a far parte della squadra dell’agenzia Quipos di Marcelo Ravoni.
La storia artistica di Osvaldo Cavandoli è intrecciata alla storia dell’animazione italiana – Milano, Pagot, Carosello… Ma Cavandoli è legato, prima di tutto, a La Linea, la sua creazione più fortunata. Anzi, per molti versi Cavandoli è La Linea. Per questo l’omaggio a Cavandoli qui proposto ha la forma di una rivisitazione del suo alter ego grafico. Sollecitati per l’occasione, artisti, animatori, fumettisti e illustratori, italiani e stranieri, hanno reso omaggio a Cavandoli inserendo La Linea nel proprio mondo artistico. Le tavole qui esposte sono, per chi le ha create e per chi le guarda, altrettanti modi di proseguire lungo la “strada esile e tortuosa” aperta dal Cava. Viva Cavandoli!
Viva CAVAndoli!
Introduzione di Marco Giusti
Il Cava era una leggenda. E non so se fosse stato davvero lui a inventarsi Mr. Linea o Mr. Linea a inventarsi il Cava. Perché erano assolutamente identici. Magari al Cava mancava la voce inimitabile da brontolone lombardo di Carletto Bonomi o la musica meravigliosa di Franco Godi che ne fece una specie di ulteriore leggenda dalla fine degli anni ’90. Il disco tedesco della Linea era una rarità assoluta e un musicologo colto e rivoluzionario come Francesco Adinolfi lo venerava al punto che fece una memorabile puntata di musica e ricordi su Radio Stereonotte con Cava, una Sandra Mondaini in gran forma e l’esperto carosellaro, cioè io, al microfono. Credo che Adinolfi avesse capito la forza musicale e lo spirito libero, da improvvisazione jazzistica, sia della Linea che del suo autore. Del resto il Cava e Mr. Linea sembravano far parte dello stesso blocco di marmo o di carta o di pellicola o della stessa partitura musicale da dove erano nati i loro film. E infatti non troviamo Mr. Linea da solo. Lo troviamo in compagnia della mano che disegna, cioè il Cava. Un corpo unico. E se Mr. Linea protesta, lo fa come bofonchiamento lombardo dello stesso autore che si deve inventare sul foglio sempre idee nuove e vincenti. Vincenti, poi… Cava o Osvaldo Cavandoli, nato a Maderno sul Garda, ma cresciuto e operante dal 1922 a Milano nel mondo incredibile della prima animazione lombarda, tra i Pagot, i Gavioli, Bozzetto, Biassoni, Zanotti, Peroni la gavetta se l’era fatta tutta fin da giovanissimo. Aveva partecipato addirittura alle animazioni di Lalla, piccola Lalla e di I fratelli Dinamite dei Pagot a cavallo della guerra. Aveva provato a inventarsi per proprio conto nei primissimi anni ’50 una piccola società di animazione a passo uno coi pupazzi, la Pupilandia, sulla scia della Dollywood olandese di Joop Geesink, che allora dominava la pubblicità europea cinematografica, e della Puppetoons di George Pal, che era sbarcata con successo a Hollywood. Anche se Cava non possedeva la forza creativa del passo uno con gli oggetti di Geesink o di Paul Bianchi, genio della nostra animazione anni ’50 che aveva imparato la tecnica da Starevich, il suo Pinocchio a passo uno a colori per l’Olio Dante è un piccolo capolavoro che vi prego di riguardare. Cava punta tutto sulla personalità dei suoi personaggi, che non sono mai fermi. Come tutti gli animatori del tempo, fece fortuna ai tempi di Carosello. Ma non brillò in quello più tradizionale, anche se lavorò moltissimo al programma fin dagli inizi. Lo troviamo attivo nel 1965 all’Adriatica Film con la serie di non grande successo “La Mucca Carolina e le lettere di Annibale” per il formaggino Il Milione alla Panna dell’Invernizzi. Assieme a Giuseppe Laganà, registi e animatori, daranno vita per una sola stagione alle avventure di quello che era il gadget della lunga serie di successo con Nino Taranto e Giacomo Furia, “In salumeria”. Il gadget era appunto la stessa Mucca Carolina, quella del dorondorondorondoron, che veniva offerta in omaggio ai clienti affezionati. Cava e Laganà le affiancano un fidanzato, Annibale, che racconta delle storielle animate. Ma la serie non funzionerà. E l’anno prossimo l’Invernizzina arriverà al successo proponendo Susanna Tutta Panna con lo Studio K di Francesco Misseri. Collabora fin dalla prima metà degli anni’60, sempre assieme a Laganà, anche a una serie di grande successo per la Pavesi ideata e disegnata dall’amico Marco Biassoni, “I cavalieri della Tavola Rotonda”, più nota per la battuta, “Si vabbè, ma Lancillotto…”. La serie, una delle più luminose e originali di Carosello, andrà avanti fino al 1975 e divertirà tutti i bambini del tempo. Con Nedo Zanotti e Carletto Peroni lavora nei primi anni ’70 a varie serie animate di caroselli per il Lievito Bertolini per la OCP-Audial. La più nota è quella dedicata al “Professor Felice Siconservi, azzeccaproverbi” del 1973. Negli anni, Cava collabora anche alla lunga serie di “Bill e Bull”, lo sceriffo e il suo cane che si riscaldano nel lontano West con i bruciatori Argo ideati da Tino Figoli. Assieme a Nedo Zanotti dirigono nel 1972 “Bill e Bull e la scuola del West” per la OCP-Audial. Niente di memorabile. Soprattutto rispetto al suo capolavoro, ideato, disegnato e diretto tutto da solo, almeno per i primi episodi, cioè Mr. Linea, che in un primo tempo si chiamava Mr. Mark. Un cartone animato che nessuno sembrava volere e che, alla fine, Brunetto Del Vita, produttore celebre di Carosello, fece anche un film come protagonista con Ermanno Olmi, Un certo giorno, riuscì a vendere all’Ingegner Lagostina di Omegna, che si innamorò di un progetto che sembrava troppo moderno, troppo artistico, troppo avanti un po’ per tutti. Invece Mr. Linea non solo rappresentava totalmente l’idea di cinema e di animazione di Cavandoli, poco adatta alla rigidità di tanti cartoni di Carosello, ma andava verso una direzione più avanzata per la nostra pubblicità e per la nostra animazione. Nato nel 1969, ci ha accompagnato ben oltre la fine di Carosello, riuscendo a ottenere una vita propria sia come cartoon artistico, sia come icona di i certo tipo di cinema d’animazione più sperimentale. Dove il cinema a passo uno coi pupazzi non avevano sfondato, la semplicità di Mr. Linea e della manona del Cava che lo disegnava avevano sfondato. Ci piacque da subito, in quei vecchi televisori grigiastri del tempo e salvò per sempre il suo autore, facendolo diventare una star sia nel suo mondo d’animazione che nel nostro di televisivi. Cava e Mr. Linea erano talmente moderni che, dopo la grande mostra su Carosello del 1996 a Milano, vennero richiamati in servizio dalla Rai come sigla e logo del programma di Gad Lerner, “Pinocchio”. Dimostrando quanto ancora fosse moderna e vendibile la semplice idea grafica della linea. E l’affetto che ancora il pubblico aveva per quella linea sono stati la più grande manifestazione dell’affetto che ha sempre circondato il Cava e le sue piccole e grandi invenzioni. Un mondo che si era formato dentro la prima animazione italiana e dentro la minuscola eppur spettacolare fabbrica di Carosello, che produsse un immaginario così grande che ancor oggi ci pare vitale. Certo, con la musica di Franco Godi è pure meglio. Ma va bene anche liscio, come pura linea. Perché è come se la musica ce la avesse già dentro. Come la voglia di uscire da qualsiasi schermo. Di liberarsi e liberare la nostra creatività. Grazie solo a una matita e a una mano. Del Cava.
Marco Giusti
Viva CAVAndoli!
Con Stefano Guerrini del MUSIL di Rodengo Saiano (Brescia)
Viva Cavandoli. Osvaldo Cavandoli era famoso in tutto il mondo. E il mondo del cinema di animazione internazionale lo omaggia con una grande Mostra al Musil (Museo dell’Industria e del Lavoro) di Brescia.
Mi trovo in treno con la mia amica Sandra Mefire Njoya, la quale ha lasciato il suo Hotel per venire con me all’inaugurazione della Mostra su La Linea a Toscolano Maderno, la splendida località sulla sponda bresciana occidentale del Lago di Garda dove nacque nel 1920 Osvaldo Cavandoli.
Piero Tonin, cartoonist veneto di fama internazionale allievo in gioventù del creatore di Mr. Linea, era stato così gentile da chiedermi la presentazione scritta in catalogo della medesima Mostra, tenutasi l’anno prima al Musil di Rodengo Saiano.
Il viaggio in treno è rapido e frescheggiato nonostante il caldo dei primi di giugno. Sandra tira fuori due panini oblunghi enormi fatti da lei: due hot-dog ripieni di würstel e cipolle per ciascuno per fare colazione!
Arriviamo in anticipo alla Stazione di Brescia e ci imbuchiamo in una paninoteca sul piazzale. C’è di tutto: pizza e panini con un frigo pieno di bibite e acqua minerale… Dobbiamo attendere il primo pomeriggio per l’arrivo del responsabile delle attività culturali del Musil di Rodengo Saiano Stefano Guerrini, col quale andremo insieme alla Valle delle Cartiere.
Ciò che ammiro è la pulizia e la tranquillità del nord: tutto è organizzato e fra l’altro costa meno, tant’è che raddoppiamo la razione… Una pizzetta ripiena, o meglio un panino con la porchetta, pure zozzo, a “Roma ladrona” costa come minimo il doppio!
Mentre Sandra è al cellulare, vado fuori a fumare: una piazza “pulitissima” a confronto della Stazione della Capitale! E con poche persone… Solo un marocchino un po’ losco – un ‘milanese’ a confronto dei profughi romanizzati – vedendomi abbronzato si avvicina chiedendomi una sigaretta! Ma ecco che arriva un’auto e dal finestrino mi fa cenno Stefano!
Torno ad avvisare la ragazza ancora al telefono, pago il conto e ringrazio la signora, tipicamente settentrionale, per i buoni panini e per il servizio offertoci…
Stefano Guerrini è gentilissimo: mentre mi sistema la valigia nel cofano si scusa persino di avere un’utilitaria! E dire che io, contrariamente allo status italiano, non ci avevo nemmeno pensato, neanche fosse venuto a prendere… Walt Disney!
E la mia amica, dopo le presentazioni, sale dietro assieme alla di lui ragazza, Chiara, con la quale fa amicizia.
Stefano Guerrini, che aveva saputo da Piero Tonin notando i post su facebook sull’araldica della mia famiglia che ho origini piemontesi non sapendo, però, che esse sono soprattutto lombarde, me ne chiede in merito.
«Io sono di Brescia. Quindi tu saresti uno di noi ma che sei nato a Roma» (ha capito: appartengo alla “tipologia” ma con la voce romana!), mi chiede cordialmente Stefano ancora fuori dall’auto mentre termino l’ultima sigaretta.
E in macchina ci avviamo verso Toscolano Maderno. Il tragitto è lungo: una quarantina di minuti in auto. Percorriamo le bellissime contrade, pulite come non mai…
Mentre le “ragazze” dietro chiacchierano di problemi di donne, Stefano mi chiede come si sta a Roma.
Gli rispondo che è un caos di città, molto diversa dall’epoca dei “veri” Romani della generazione di Petrolini, Fabrizi e Sordi: un po’ rozzi, materialisti ma in fondo dal cuore buono, oggi “involuti” in una massa di belve inferocite!
Stefano e Chiara non vengono quasi mai a Roma, ma dicono che piacerebbe loro visitarla. Entrambi mi spiegano che anche al nord, specie a Milano, la gente si è molto incattivita… ed è molto diversa da come erano i veri milanesi di una volta, manageriali, ma che amavano prendere l’aperitivo…
«Io non lo so ma vedo che la gente qui è più tranquilla…», dico rivolgendomi a Stefano al volante…
Ma, stranamente, vedendolo di profilo, nonostante nordico noto una strana somiglianza… col brigante calabrese Giuseppe Villella!
E, mentre noto ciò tacendoglielo, Guerrini sempre simpaticamente mi aggiunge, «Prima ti ho detto una piccola bugia…».
«Quale?…», chiedo io visto che sorride.
«Io ho anche, da parte materna, origini Calabresi», aggiunge, «Infatti c’era un mio bisnonno scultore, Salvatore Pisani, dal quale ho ereditato la passione e il talento per l’arte, di cui vi sono i busti a San Martino della Battaglia!», spiega il nipote, il quale mi racconta d’essersi laureato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, prima di venire assunto al Musil.
Gli raccontai che a parlarmi per la prima volta del Musil fu un decennio addietro Fiorella Domeneghini, figlia del celebre pioniere dell’animazione italiana Anton Gino Domeneghini autore de La Rosa di Bagdad, la quale mi disse d’aver lasciato i rhodovetri superstiti, che andrebbero restaurati, al Museo dell’Industria e del Lavoro, il Musil di Brescia. Sempre la Domeneghini lodò molto il lavoro che fece a suo tempo il documentarista fiorentino Massimo Becattini sul lungometraggio del padre, realizzando un documentario sulla storia del film e pubblicandolo assieme con la ristampa anastatica del libro originale illustrato da Libico Maraja in un cofanetto in blue-ray per l’Istituto Luce e in seguito per Gallucci.
E dopo un lungo percorso sull’autostrada finalmente giungiamo a Toscolano Maderno fino ad arrivare in un posto pieno di verde: un boschetto, del quale mi spiega Stefano che siamo giunti alla Valle delle Cartiere.
Scendiamo e ci avviamo: Sandra porta il bagaglio chiacchierando con la ragazza di Stefano, col quale parliamo del ‘nuovo’ Papa Bergoglio, relativamente al ‘vecchio’ Papa Emerito Ratzinger… Stefano Guerrini è una persona garbata e piacevolissima, e dopo un piccolo tragitto ci viene incontro Piero Tonin, al quale presento la mia amica, facendoci strada per giungere all’incantevole Museo della Carta dov’è la Mostra Viva CAVAndoli!.
Ma prima di andarla a visitare, tanto Sergio Cavandoli deve ancora arrivare, Tonin per rinfrescarci dal viaggio e per il caldo ci consiglia intanto di prendere qualcosa al bar, visto che per un attimo di pausa c’è anche lo “staff” del Musil, e ci saremmo visti dopo poco al primo piano…
Sandra e io ci rechiamo poco oltre, in un bar con le finestrelle che danno sul verde, nel quale oltre ancora si avvista un’uscita con una terrazza! Fuori, vi sono vari tavolini occupati da gruppetti di persone: ci sediamo accanto a quello del Musil. Sandra prende una coca-cola light io un caffé. Veniamo presentati al gruppo: Fabio Ghidini, un omone bresciano alto, occhiali fumé e barbetta, laureato all’Università di Brescia che ha lavorato alla Fondazione Micheletti, tecnico informatico e responsabile didattico, nonché “proiezionista” del Musil; c’è il fratello di Stefano, Francesco Guerrini, anch’egli al Musil; una bella ragazza mora, alta e sinuosa, capelli lunghi e frangetta, la quale mi stringe energicamente la mano; un’altra bresciana grassoccia e rosea, più in disparte; e una donna spigliata dai capelli argentati dallo sguardo espressivo.
Qui sembra si conoscano tutti… – osservo in silenzio – pare che ognuno abbia una relazione con ciascuna ma fanno finta di niente… Mi sento lievemente ottuso per un malessere stagionale, ma il caffè freddo col ghiaccio sembra rinvigorirmi… Ammiro, accanto a Sandra lo splendido panorama, pieno di verde, spensierato; osservo loro, un gruppo affiatato, molto più tranquillo rispetto ai romani…
E Piero Tonin ci chiama: Viva CAVAndoli!
Viva CAVAndoli!
Con Sergio Cavandoli alla Mostra «Viva CAVAndoli!»
La Mostra inizia. Lasciamo i bagagli sotto e Sandra ed io ci dirigiamo con Piero Tonin ai piani superiori.
Appena arriviamo al piano, dà il benvenuto un enorme pannello con la presentazione scritta di Marco Giusti, accanto a una grande sagoma de La Linea.
Da Tonin e Guerrini veniamo presentati alla direttrice del Museo della Carta, la dott.ssa Lisa Cervigni, a cui facciamo i complimenti per l’allestimento e per lo splendido ambiente.
Finalmente è arrivato Sergio Cavandoli con la moglie e i figli, che ci viene subito presentato. Non si ricordava di me, erano passati venti anni quando andai ospite nell’estate 1997 per un’intera giornata da Osvaldo Cavandoli nella sua villetta a Rimini, quando tutte le strade della città che diedero i natali a Fellini erano piene di insegne con La Linea. Il figlio Sergio, più giovanotto ma praticamente identico, tornò nel pomeriggio in auto e Osvaldo Cavandoli me lo presentò prima di andar via…
Torniamo al 2016. Facciamo diverse foto, con l’équipe del Musil accanto a una grossa sagoma di Mr. Linea, assieme a Cavandoli e anche alla Direttrice del Museo, quando ci dirigiamo in un’altra sala dove vi è un piccolo rinfresco con tramezzini e champagne!
Avvistiamo anche Franco Godi, storico musicista delle colonne sonore dei film di Bozzetto (Vip, mio fratello Superuomo, e Il Signor Rossi cerca la felicità), il “Re del Jingle” che inventò moltissime musiche per Carosello, fra cui il famoso motivetto di accompagnamento de La Linea, baiubadu.
Sandra ed io ci avviamo a visitare la mostra. Alcuni li conosco personalmente altri di nome. Cominciamo a visionare le opere degli artisti e via via gliele commento: Claudio Acciari, è straordinario: egli ha lavorato alla fine degli anni ’90 a Los Angeles alla Dreamworks a capolavori quali, Il principe d’Egitto e La strada per Eldorado, ma anche i giapponesi lo affascinano realizzando recentemente il volume Mecha Chan, ispirato a uno dei suoi maestri Yoshinori Kanada.
In questa meravigliosa tavola, Acciari omaggia a perfezione La Linea, riproducendola con grande maestria esecutiva all’interno dei vecchi monoscopi Rai, con toni di grigio come le vecchie TV in B&N con sopra lettere che compongono il nome dell’Autore omaggiato, evidenziate con pochi e delicati quanto brillanti, raffinatissimi colori.
Quello di Tonin, a mio avviso con l’omaggio di Acciari, è decisamente il migliore: certo entrambi fanno a gara; la tavola di Acciari è senz’altro più sofisticata ed elevata nella dimestichezza di un design elaborato e dei toni cromatici, ma quella di Tonin nella fattispecie è assolutamente la più azzeccata in assoluto, con le linee perfette nel tracciato, disegnandosi a vicenda, sia un riuscito Mr. Linea, sia un riconoscibilissimo e straordinario Mr. Cavandoli!
Piero Tonin, mi racconta un aneddoto sul suo Maestro Osvaldo Cavandoli, alcuni dei quali riportati nel suo blog: «Si dice che fumettisti e animatori altro non siano che attori frustrati che, in mancanza di mezzi adeguati, danno sfogo alla loro repressa voglia di protagonismo attraverso il disegno. Nulla fu mai più falso nel caso di Osvaldo Cavandoli in arte “Cava”, geniale creatore de La Linea, che nella vita di tutti i giorni era una vera e propria rock star, un entusiasta della vita che la vita l’ha vissuta alla grande. Tutto, o quasi, si sa del suo amore per il disegno, ma chi ha avuto il privilegio di frequentarlo nel suo regno, lo storico Studiocine Cavandoli di via Prina, ha avuto il piacere di scoprire le altre grandi passioni che muovevano l’Osvaldo. Al centro dello studio il Cavandoli ufficiale, il Creatore de La Linea seduto dietro alla scrivania con foulard da playboy d’ordinanza, sigaretta sottile perennemente accesa e occhietti furbi di chi la sa molto più lunga di te» [1].
Ralph Bakshi, l’animatore israelita emigrato e cresciuto nel Bronx famoso in tutto il mondo, offre un suo personale contributo su Cavandoli, attraverso il suo personale stile che trae radici dall’animazione americana della Terrytoons.
E Marco Varrone, amico ed ex compagno di studi con Tonin allo IED di Milano, l’Istituto Europeo di Design, dove entrambi un ventennio addietro furono allievi di Osvaldo Cavandoli!
Varrone, un piemontese annoiato dalla situazione “Made in Italy”, che ha avuto però la fortuna e la bravura di azzeccare con la sua riconoscibilissima “papera” [2] animata di Paperissima, una delle sigle più importanti della Storia della TV Italiana. Che piacere rivederla accanto a Mr. Linea!
Marco Varrone mi spiega che la papera è sua. In seguito chiese aiuto anche a Piero Tonin per una sigla di Paperissima Sprint. Marco e Piero erano della stessa “infornata 86-90” allo IED, entrambi allievi del Cava. Marco Varrone, parlando del suo Maestro Osvaldo cavandoli, ricorda un aneddoto, «A scuola il Cava si divertiva ed era molto a suo agio con gli studenti. Io fui uno di quelli a cui offrì generosamente il suo aiuto oltre che consigli fuori dall’orario di lezione. Mi ricordo che mi disse: “Se hai bisogno di qualcosa… soldi niente eh, però sono qui per il resto”. Beh… un giorno mi regalò un paio di sue confetture. pare che confezionare marmellate fosse un suo passatempo. Aveva fatto anche l’etichetta stampata come se fosse un prodotto industriale. si chiamava Cippomo perché era una marmellata di cipolle e pomodori».
Hurricane Ivan, collaboratore di Linus, invece rappresenta in una scala darwiniana un suo personaggio fino ad evolversi ne La Linea.
Fra gli artisti stranieri, Denis Dugas, disegnatore e regista francese, più preciso e dal sapore d’oltrealpe, ha una confezionatura elegante riducendo a una silhouette il suo personaggio Gribouille accanto a quello di Cavandoli.
Jonas Bergstrand, eccezionale illustratore svedese, dal macchinario per fare la pasta (un omaggio anche all’Italia), ne ha tratto, uscendo da esso, un groviglio da cui emerge un perfetto Mr. Linea!
Fra i Maestri del Sol Lavante, Toru Fukuda, è uno dei miei preferiti; è un illustratore giapponese a dir poco eccezionale: il suo omaggio unisce la semplicità di Bruno Bozzetto alla sintesi di Yoji Kuri.
Kanako Noda, artista giapponese conosciuta soprattutto in Canada, omaggia il personaggio di Cavandoli prendendo spunto dal dettaglio tipico della camminata, reso volutamente astratto nell’esecuzione.
Yoshiko Noda in arte Yocci, ha creato un’eccellente tavola col suo stile apparentemente naïve ma con pochi ed eloquenti colori.
Daisuke Ichiba, ha creato un omaggio distante dal nostro concetto de La Linea ma fornendo una singolare quanto apprezzata interpretazione.
Tornando al massimo rappresentante italiano a livello internazionale, Bruno Bozzetto ha offerto una interpretazione classica col Signor Rossi delineato assieme a Mr. Linea, i quali, nati nello stesso decennio, hanno come trait d’union lo stile UPA rielaborato dalla scuola italiana. A questa si aggiunge l’omaggio di Giuseppe Laganà, un Maestro recentemente scomparso, elemento di punta della Bozzetto Film sin dall’epoca di West and Soda e animatore per Bozzetto dell’episodio del fauno di Allegro non Troppo, dalle animazioni bozzettiane ma caratterizzate dal suo stile garbato e a gradazioni cromatiche ad acquerello; stile più grafico e riconoscibile nei suoi fumetti di Capitan Brok col quale incentra il suo omaggio, usciti 40 anni fa sul Corriere dei Piccoli.
Come anche Manuel Paiva (anch’egli pubblicava negli stessi anni sul Corrierino le sue storie di Piccolo Zeus e Cosimo e il cane Mosé), disegnatore brasiliano dal segno grafico e dai colori trasognati e Pop, stile molto in voga negli anni ’70, recuperato via internet da Tonin che lo voleva assolutamente.
Nedo Zanotti, un Maestro del cartoon italiano, che conosceva bene a Rimini Osvaldo Cavandoli, si incontra con lui in una semplice e simbolica stretta di mano; mentre Fusako Yusaki, Maestro della plastilina animata e giapponese naturalizzata italiana, gli rende omaggio riconoscendosi “allieva” de La Linea e quindi del suo Autore!
Poi i “vignettisti” di sinistra, quali, Stefano Disegni, Frago e “Bobo” Staino, con battute politiche simpatiche concernenti il PD e “La Linea” da dettare a Palazzo Chigi; come ancora in un’altra sezione Francesco Tullio Altan, autore di un raffinatissimo omaggio a Mr. Linea.
Adriano Carnevali con una Linea che delimita i Ronfi è eccezionale: era il mio disegnatore preferito da bambino avendo illustrato il sussidiario di prima elementare della Signorelli, Magia di Parole; cominciai a riconoscerlo perché pubblicava anche le barzellette sulla Settimana Enigmistica e in seguito, modernizzato, sul Corriere dei Piccoli i Ronfi.
Poi abbiamo Leo Ortolani, disegnatore lanciatissimo, i cui personaggi sono diventati subito famosi, impersonando il suo Rat-Man mentre disegna vari personaggi personalizzati col suo stile, da Valentina, a Lupo Alberto al Signor Rossi.
Sandro Dossi, di cui da piccolo ho fatto una “scorpacciata” dei suoi giornaletti, omaggia La Linea col suo personaggio preferito Geppo.
Luca Salvagno traccia un Mr. Linea pellerossa con eguale dimestichezza con cui realizza Coccobill di Jacovitti; mentre Achille Superbi delinea una Linea (rossa), uscente dalla sagoma, come la cravatta, di un realistico e “superbo” ritratto dell’ex Presidente della Repubblica Napolitano.
Francesco Marrello, un illustratore siciliano da sempre a Torino, ha realizzato un omaggio acquarellato con atmosfere molto elaborate, mentre Andrea Blasich una raffinata opera su La Linea col fil di ferro; Silvio Camboni una cover personalizzata di Topolino assieme a Mr. Linea entrambi in penombra; e Maurizio Ercole, la Linea from Outer Space, omaggiando Cavandoli coi suoi personaggi di fantascienza pubblicati su Frigidaire, una delle migliori in assoluto; Joshua Held, ha fatto un omaggio semplice e straordinario con una delle sue sagome, che ricordano la velocità e l’humour dei grandi umoristi francesi come Sempé, che incontra un Mr. Linea che arriva da una linea illuminata simile alla via lattea.
E poi gli omaggi “erotici”, visto che Cavandoli in seguito realizzò anche il cortometraggio animato ErosLinea: Milo Manara ha creato una tavola perfetta e raffinatissima, con una realistica silhouette di una ragazza che fa il filo con un minuto ma riuscitissimo Mr. Linea! Giovanna Casotto, un omaggio sado-maso soft, in cui viene “legata” e “imbavagliata” dalla stessa Linea di Cavandoli; mentre poi è il turno di Max Capogna e Osvaldo Cavandoli in un omaggio vintage firmato a due, con protagonisti AlulA BeBop e Mr. Linea: la tavola è decisamente eccezionale, e Max Capogna a mio avviso è il più bravo autore italiano contemporaneo; i suoi fumetti sono stati pubblicati a più riprese negli Stati Uniti d’America e la sua AlulA BeBop, un mix fra Marilyn e Moana, sarebbe la più grande ideazione del secolo se egli non fosse nato in un paese moralista che predilige prodotti di largo consumo per bambini e per adulti ma fuori dall’“ErosLinea”!
Anche Guido Crepax, un altro grandissimo con la sua Valentina, la quale è assieme a un’altrettanto realistica sagoma dal volto di Mr. Linea.
E l’anziano Gino Gavioli, che col fratello Roberto Gavioli aveva fondato la gloriosa Gamma Film, realizza una delicata e quantomai riconoscibile tavola coi personaggi di Capitan Trinchetto, Cimabue e Taca Banda, i quali, percorrendo la “Linea” di Carosello, incontrano l’illustre “Collega” ideato da Cavandoli.
Ed ecco il grande Gibba, pioniere assoluto del cartoon italiano, con Mr. Linea che suona una trombetta con le note musicali e sopra uno slogan: “ALLA LINEA DEL GENIALE CAVANDOLI” con, accanto, la sua mascotte che salutandolo gli dice “Ciao, inimitabile!”.
Infatti sembra non imitarlo a perfezione rispetto al suo famoso Motorino, perfetto nel design e nei colori, protagonista animato della serie Rai anni ’70, ma bisogna sapere che il Maestro d’Alassio ha realizzato il suo omaggio a 90 anni!
Gibba inoltre ha offerto anche un ricordo scritto in Catalogo su Cavandoli scrivendo, «Abbracci e risate quando ci incontrammo sulla soglia della Romania film nel 1973: lui a Bucarest per un approccio dimostrativo con l’animazione rumena, io a sovrintendere un cartone su “Robinson Crusoe’”. Ci vedemmo in seguito ai vari festival del disegno animato… e poi quando lui venne osannato finalmente per la sua “linea”, un’invenzione che sta a dimostrare ancora oggi l’autentica magistralita’ del suo disegno animato: un grande grandissimo personaggio Osvaldo Cavandoli e un caro sincero amico!
Gibba».
E il giro della Mostra Viva CAVAndoli! per noi si conclude: ma essa prosegue sino a notte inoltrata.
Sono già tre ore che ci troviamo qui, e Piero Tonin mi fa cenno di andare. E’ venuto anche il cugino Sergio e il suo amico architetto Fabio a vederla e ci daranno uno stappo fino a Milano.
Salutiamo Sergio Cavandoli, e io e Sandra riprendiamo i bagagli ringraziando l’establishment: Viva CAVAndoli!
Viva CAVAndoli!
Con Piero Tonin sul Lago di Garda
Ci troviamo fuori dal Museo della Carta, su un ponticello che nel boschetto passando per un fiumicello ci conduce alle autovetture. Con noi ci sono il cugino Sergio e il suo amico Fabio e saliamo nelle rispettive macchine. Dopo una mezz’oretta ci fermiamo e parcheggiamo a Maderno, la “capitale” di Cavandoli. Le giornate primaverile tendono ad allungarsi, tant’è che alle 20 decidiamo di fare una passeggiata sul lungolago… Mai visto un posto così idilliaco! Aveva qualcosa della costa riminese quando Piero e Fabio ci dicono che d’estate è un posto bellissimo di villeggiatura!
Io volevo visitare il Lago del Garda ma non c’era possibilità perché abbiamo prenotato l’Hotel a Milano.
Camminiamo per il Lungomare, ai lati pieno di alberi e bar con le terrazze; ci inoltriamo verso la spiaggia dove vi sono i primi bagnanti; Piero, Sergio e Fabio davanti e noi due dietro di qualche metro a seguirli… Il posto è bellissimo ma la passeggiata è lunga. Sandra mi fa notare che sono gentili, facendoci fare il lungolago per visitarlo, non essendo possibile per noi l’indomani ritornarci. A lei piaceva molto, una passeggiata salutare in un posto incantevole rispetto al litorale laziale…
Al calar della sera, continuando la lunghissima passeggiata di oltre un’ora, troviamo un ristorantino decisamente garbato dove entriamo, nel quale, finalmente a sedere, ci portano una buonissima pasta al pesto, allietata da una bottiglia di vino rosso e poi un dessert e caffé. Sandra racconta del suo lavoro al Bed & Break nella Capitale, mentre Piero ci spiega che per l’occasione lui e Stefano sono riusciti a intervistare amici e collaboratori storici del “Cava”: Bruno Bozzetto, Sergio Cavandoli, Franco Godi, Carlo Bonomi “voce” storica di Mr. Linea, Pietro Ghislandi (che per un periodo sostituì Bonomi), Fusako Yusaki, Nedo Zanotti, Mauro Gariglio, Lucio Tomaz ex della Gamma Film che conobbe Cavandoli quando faceva la regia de La Pimpa di Altan.
Mi spiega che nel 2008, a un anno di distanza della scomparsa del celebre creatore de La Linea, venne realizzato un fumetto collettivo, Cavandoli! [3], adesso conosciuto come il CavaFumetto. L’idea era
venuta in mente al disegnatore milanese Hurricane Ivan (Ivan Munuppelli) per commemorare Cavandoli, e per il supporto chiamò Piero Tonin, il quale ha coadiuvato il lavoro contattando 30 disegnatori che ebbero a che fare con Cavandoli, i quali gli hanno inviato i personaggi da assemblare nelle diverse tavole a fumetti; esse sono state poi pubblicate sulla rivista PUCK! [4] e poi gli originali furono esposti al Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia. L’idea di Viva CAVAndoli! [5] è nata da lì, quando Stefano Guerrini ha proposto a Piero Tonin di fare una mostra interamente incentrata su un omaggiare Cavandoli: 100 autori di tutto il mondo, ed ha avuto l’onore dell’adesione di “Maestri” di calibro mondiale quali: Bruno Bozzetto, Milo Manara, Silver, Gino Gavioli, mancato recentemente, il quale ha ideato La Linea che incontra i personaggi di Carosello della Gamma Film, rimanendo molto sorpresi che abbia aderito con ben due tavole un outsider internazionale come Ralph Bakshi.
Da Brescia Viva CAVAndoli! è andata a Toscolano Maderno, sul Garda dove è nato Cavandoli; mentre in autunno 2017 essa sarà a Milano grazie all’interessamento di Shirin Chehayed, una direttrice artistica siriana naturalizzata italiana, allieva di Roberta Valtorta e di Giannalberto Bendazzi; come sarà ancora nello stesso periodo a Belgrado, grazie al supporto del noto cartoonist serbo Aleksandar Zograf, e a Pristina in Kosovo per il decennale della scomparsa del celebre papà di Mr. Linea.
Piero Tonin ci racconta quando, nel 1996, si trasferì a Washington, specializzandosi nel restauro di rhodovetri originali dei classici d’animazione della Walt Disney Production, ma anche di grandi capolavori quali Yellow Submarine e Pom Poko dello Studio Ghibli. Sempre negli Stati Uniti d’America, Tonin viene pubblicato da King Features Syndicate, la più importante azienda statunitense di syndication. Rientrato in Italia da molti anni, Tonin ci racconta inoltre del suo ultimo film, Hoblio, che ha vinto sinora una quindicina di riconoscimenti internazionali nei festival di cinema d’animazione di tutto il mondo.
Ma ormai è quasi notte e, uscendo dal ristorante, ci avviamo lungo il viale verso la macchina. Fabio torna a Vicenza e il cugino ci accompagnerà a Milano. In un piazzale illuminato dove abbiamo lasciato le autovetture ci salutiamo… E ringraziandoli per la splendida serata sul Garda, salutiamo Fabio, che riparte per Vicenza.
E, Sandra ed io assieme a Piero, saliamo in macchina col cugino Sergio, un biondino veneto di trentotto anni che ne dimostra dieci in meno: la strada per arrivare a Milano non è breve: sull’autostrada inizia perfino a piovere… Ma in un tre quarti d’ora arriviamo e ci lasciano al centro dove ho prenotato l’Hotel. Ci congediamo ringraziando Piero e il cugino Sergio, prendendo i bagagli al buio davanti l’enorme ingresso di un imponente Hotel con tutte le bandiere, al centro di Milano.
Chissà se il receptionist sarà un milanese doc e mi scambierà per un arabo? Invece, entrando, eccomi rivisto in un arabo autentico, educatissimo e distinto, il quale ci consegna le chiavi…!
Una camera matrimoniale splendida ed elegantemente arredata e, riepilogando la serata sul Garda, visto che il giorno dopo andremo a visitare Milano, ci mettiamo a dormire facendo “sogni d’oro”: Viva CAVAndoli!
Viva CAVAndoli!
Con Sandra al Duomo di Milano
A Milano. La mattina ci alziamo tardi e prepariamo i bagagli, e andiamo a farci il bagno.
Sandra è così carina che m’insapona con un detergente come una mamma che lava il suo scimmiotto e, una volta vestiti, scendiamo lasciando le valigie in una saletta apposita nell’hall dell’Albergo, accordandoci che saremmo tornati a prenderle in serata. Usciamo e ci dirigiamo verso la Stazione, fermandoci a far colazione in un bellissimo bar. Qui il cameriere con la faccia da meridionale che osserva in silenzio il décolleté della mia amica è d’obbligo, mentre il padrone, più simile a Salvini, ci invita con gentilezza a accomodarci in dei gazebo proprio antistanti la Stazione di Milano Centrale. Ci scambiano per due stranieri o turisti. Ordiniamo caffellatte e brioche con la Nutella.
Dopo l’abbondante colazione, ormai alla mezza ci avviamo lungo la pista ciclabile al lato di Via Marangoni, di spalle alla Stazione di Milano, per svoltare a sinistra e incamminarci lentamente per Via Alessandro Manzoni, passando per Via Monte Napoleone, considerata una delle zone più lussuose e uno dei maggiori centri degli acquisti del prêt-à-porter. Sandra vede, uno ad uno, tutti i negozi, mentre cerco di dissuaderla da fare acquisti, intuendo chi avrebbe pagato il conto… Ma è già passata un’ora e, oltre un incrocio imbuchiamo Via Croce Rossa, una piazzetta, oggi interamente pedonalizzata e piena di turisti, dove ci fermiamo a riposare sedendoci sulla gradinata del monumento a Sandro Pertini, opera di Aldo Rossi. Ai lati, vi sono anche senegalesi che intonano per i turisti delle musiche. Col caldo che annuncia l’estate ci rinfreschiamo con dell’acqua minerale e riprendiamo la marcia fino a giungere a Piazza Della Scala; un altro senegalese dall’accento milanese la distoglie nel venderci dei braccialetti, quando le faccio osservare il bellissimo Teatro della Scala.
Qui alla Scala – le dissi – erano rinomati cantandoci più volte i miei quadrisavoli Giovanni Battista Verger [6] ed Amalia Brambilla, biscugina proprio di Alessandro Manzoni e discendente dei principi della Val Brembana, già discendente diretta dei rami dei Principi di Milano Visconti-Venosta era la pronipote del Marchese Cesare Beccaria e di sua figlia Maria Visconti: molte strade sono intitolate ai miei antenati di epoche relativamente recenti – spiego io alla Principessa del Regno Bamoun.
Volevo portarla anche a visionare, non distante in zona Castello, ma purtroppo non avremo fatto in tempo, la statua dell’altro antenato, il nonno dei due nonni di mia nonna di origine lombarda e metà piemontese, l’architetto e scultore svizzero Giocondo Albertolli, il quale fondò l’Accademia di Belle Arti di Milano a Brera.
Poi Sandra ed io arriviamo finalmente innanzi alla famosa “Galleria”. La strada che collega al Duomo è affollatissima di gente, soprattutto turisti venuti ad ammirare le bellezze di una grande metropoli europea: una città “magica”, come la definì il grande chirologo egiziano che conobbi venticinque anni prima a Milano, Victor Dimitri.
Accanto all’entrata c’è ‘Algani’, un negozio di ‘Souvenir e Articoli da Regalo’ e vendono di tutto: al posto di papi e crocette con S. Pietro, qui spopolano le immagini dell’imponente e solenne Duomo di Milano. E le compro una borsa per turisti. Ma sono già quattro ore che camminiamo e prima di fare la Galleria Vittorio Emanuele II ci spostiamo poco oltre, accomodandoci in un ristorante per turisti che credevo si chiamasse in modo “papale”, invece è “Papà Francesco”, coi tavolini all’aperto dove, per rinfrescarci, ordiniamo una pizza e del vino. Telefono, con l’occasione a Luca Raffaelli, il quale mi chiede di salutargli affettuosamente Sergio Cavandoli, ma gli spiego che ormai sono a Milano.
E ci spostiamo poi all’interno del Bistro Marino Bar Drink Food, a prendere una grande coppa di gelato!
Il posto è splendido, i titolari sono accoglienti come gli Algani e ci scambiano per due turisti stranieri che parlano italiano e, pagando il conto, Sandra chiede un biglietto da visita dandone in cambio uno del suo Bed & Breakfast, per suggerire ai turisti del suo Hotel a Roma che spesso vengono a Milano di passare da loro.
Entriamo nella famosa “Galleria”: essa è uno splendore di gioiello architettonico. Non c’ero mai stato. Me la raccontava la nonna che ci andava sempre da ragazza. E scattiamo diverse foto. Fermiamo dei passanti ma non le fanno bene. E, per farle insieme al meglio, chiediamo a tre turiste giapponesi che non parlano italiano di scattarci diverse foto…
C’è un sacco di gente in transito, e noi in silenzio, ingombrando per le pose il centro della Galleria, fra turisti e stranieri, attendiamo il tempo il flash e, scattata la foto, ringraziando le tre orientali, se ne vanno.
E, usciamo avvistando praticamente di fronte a noi l’immenso Duomo di Milano. Prima di entrare continuando la passeggiata veniamo fermati da un tale con l’apparecchio fotografico che si rivolge a Sandra chiedendole se voleva farsi per 5 euro una foto-ricordo davanti al Duomo; nel frattempo camminando, vedendo che “abbocchiamo”, ci troviamo vicini a un gruppetto di marmocchi a giocare lì attorno che, non si capisce, sembrano zingarelli, mentre l’uomo li zittisce. E tira fuori dalla tasca un po’ di grano lanciandolo sulla ragazza, quando emettendo un fischio simile a un potente sibilo, egli attira dall’aria uno storno schiamazzante di piccioni, i quali dall’alto confluiscono in picchiata verso noi, mentre sopraggiunge un altro uomo, anch’egli con la macchina fotografica… Un “collega”… o un “complice”? – mi chiedo cominciandomi ad impaurire – fossero zingari che, confondendoci coi volatili, intendono derubarci?… Ma non dovrebbero essere pericolosi: sorrisoni furbi e ruffiani, in coppia sembrano Franco e Ciccio… Scattano una foto, e poi, aggiungendo scatti che poi “sceglieremo”, l’ambulante tira fuori altro grano e dal cielo piombano un’altra marea di piccioni di cui qualcuno si ferma sulle braccia di Sandra. Il tempo di beccare il grano e altri scatti col flash: Sim Sala Bim: il Mago Silvan non saprebbe far di meglio, e in un lampo riprendono il volo…
…Mentre l’altro ambulante con un cavetto nell’arco di pochi attimi fa uscire da una stampante fotografica che fuoriesce furtiva dalla borsa in pelle, come per magia una, due, tre, quattro, cinque foto: le prendiamo tutte per 15 euro, e le altre in “regalo” ce le invia altrettanto in immediato su whatsaap!
Simpatici i due, come l’idea per i turisti delle foto coi piccioni davanti al Duomo: erano marocchini, così organizzati ed ingegnosi nella pronta consegna che, nonostante da 5… a 15 euro in pochi secondi, mi rimangono in simpatia!
Le faccio ammirare per prima in alto la parte absidale, la struttura architettonica a pianta poligonale, traforata dai grandi finestroni, dove compare lo stemma di Gian Galeazzo Visconti. Questo è uno dei nostri antenati della mia famiglia più importanti dell’epoca seconda, in quanto i Signori Visconti di Milano diedero un contributo decisivo per la costruzione del Duomo.
Entriamo nel famoso Duomo: non ci venivo dal ’91.
Ammiriamo all’interno la meravigliosa architettura a cinque navate, coi capitelli monumentali con statue di santi nelle nicchie sormontate da statue di profeti nelle cuspidi le quali decorano i pilastri lungo la navata centrale, quando aggiungo a Sandra, ammirata da tanto splendore che i miei primi antenati diretti, secondo la leggenda i discendenti di Re Alboino, furono in successione diretta diversi Sovrani Longobardi Re d’Italia, Rothari, Ansprando fino a Re Flavio Liutprando, il più importante, dalla cui «famiglia reale» Longobarda derivò nell’anno 1000 coi primi cognomi a Milano la stirpe della famiglia dei Principi Nasitto, i quali, sposatisi coi discendenti dei Principi dell’antica Mediolanum, l’antica città di Milano di epoca romana, diedero origine ai Principi Naselli. Poi venne l’epoca dei Visconti. Una volta, fino a quattro generazioni fa, si sposavano solo fra loro le famiglie aristocratiche – spiego alla Principessa del «Royaume Bamoun».
E poi ci riavviamo, stavolta in metro, verso la Stazione: a Milano vi sono diverse linee e collegamenti, e soprattutto è pulitissima!
Torniamo quasi di sera in albergo. Aspettiamo un’oretta nella sala interna e prendiamo un the ma comincia a piovere a dirotto… Cominciamo ad essere in ritardo per arrivare alla Stazione Centrale, la quale, nonostante sia vicino, non possiamo andare a piedi coi bagagli e facciamo chiamare un taxi…
Arriva in po’ in ritardo e, sedutomi davanti, il tassista abituato che i passeggeri salgono dietro mi dice alzando la voce, «Ma cosa fa? Non vede che si è seduto sul mio cellulare!…».
«Scusi, scusi…», dico io.
«Va bene, non si preoccupi…», dice il tassinaro milanese calmandosi.
Incredibile!… – Se accadeva con un tassinaro romano come minimo ti arrivava un pugno e gli dovevi ripagare per nuovo il cellulare e, se cedi, il doppio della corsa e pure la macchina… – penso io, incredulo da tale “gentilezza”!
Arriviamo fra lampi e pioggia alla Stazione e, scaricati i bagagli, salutiamo il tassista, avviandoci sulle scale mobili fino al binario. Prendiamo una bibita e montiamo sulla Frecciarossa. Siamo soli. Io di fronte a lei riparliamo del bellissimo weekend. In poco più di due ore “sbarchiamo” a Roma, nella solita “fogna”…
Telefono a Marco Giusti per raccontargli della Mostra e, compiaciuto del mio entusiasmo, rimane contento soprattutto quando ascolta che la sua presentazione era stata “ingrandita” bene in vista con tutte le altre tavole che omaggiavano Osvaldo Cavandoli!
L’unica cosa – dico a Giusti – che rimpiango veramente di una città meravigliosa come Milano, è stato il fatto che i miei nonni dopo la Guerra si sono stabiliti definitivamente per lavoro a Roma.
E la mattina dopo, mi arriva un sms di ringraziamento di Sandra, che dice:
«Caro Mario,
buongiorno, grazie per il bellissimo soggiorno che tu mi hai fatto fare in terra lombarda e la bellissima vista sulle campagne della pianura padana. Grazie della tua generosità, la tua bontà, la tua pazienza. Sei un vero gentiluomo, che Dio ti benedica! Grazie, grazie, grazie, tua Sandra».
Davanti al mio cuore di «cartoonist», finalmente il suo cuore di «donna» sembra intenerito: Viva CAVAndoli!
Viva CAVAndoli!
Con Riccardo Mazzoli a Vatican City
La domenica, nel primo pomeriggio, ricevo una chiamata. «Pronto… Mario?! So’ io…Enrico… Te volevo di’ che l’appuntamento è stasera davanti ar Cuppolone!».
«Ma chi è?», chiedo io, sentendo una voce “strascicata” da romano rincog… ma furbo. È Riccardo Mazzoli, giovane assistente animatore di Guido Manuli all’epoca di Volere Volare e poi allievo della Scuola milanese di Bruno Bozzetto, bravissimo animatore ed ex cabarettista, oggi affermato cartoonist a Mediaset di cartoni animati di successo, dai Calciatoons e Premium Cartoons, alle sigle e canzoni per lo Zecchino d’Oro per la Rai.
Mi ha fatto una sorpresa improvvisando la voce di Enrico Montesano, ma talmente perfetta nel timbro alla romana, che non ascoltavo da anni un vero “Romano de’ Roma” quale Mazzoli ha saputo improvvisarsi!…
Ci diamo appuntamento in un posto che lui ha affittato lungo le Mura Vaticane, a pochi minuti da S. Pietro, essendo venuto con moglie e figli a visitare Roma.
Verso il pomeriggio tardo, discendo le Mura Vaticane in auto finché Incontro al civico indicatomi un grazioso lodge arredato del quale Riccardo mi spiega ha affittato per qualche giorno per 350 euro! Niente – gli dico – rispetto ai costi romani!
E’ simpaticissimo. Mai incontrato di persona, ha una famiglia molto allegra e giovanile: la moglie Lucia e i figli, il diciottenne Mattia e il piccolo Christian.
Su un grande letto matrimoniale, il bambino controlla il portatile del babbo, il quale mi spiega le nuove animazioni che sta realizzando: un nuovo cartoon per la Rai, grazie al Trainer Federico Fiecconi, che ha come protagonista un bruco, Saro [7], da completarsi per la prossima edizione de Lo Zecchino d’Oro. E mi mostra lay-out con animazioni di partenza ed arrivo coi relativi intermedi del simpatico bruco animato. Lui si trova benissimo con Toon Boom, il software americano molto in voga oggi fra i professionisti, di cui è riuscito a farne un uso personalizzato ammorbidendo i vari movimenti degli arti assemblati nei suoi simpatici e riusciti sketch a cartoni animati. Ma questo è ad animazione tradizionale; gli ci occorrono mesi per realizzare pochi minuti in sincrono con la canzone! Inoltre mi mostra delle pubblicità, alcune coi personaggi della Warner Bros, e altre recenti delle patatine Wako come ancora le pubblicità dei Loacker e del simpatico pinguino della Polaretti.
Milanese di nascita ma d’origine romagnola, Riccardo “Animazzoli” –com’è il suo nickname – è al momento uno dei migliori esponenti dell’animazione italiana. Secondo me il migliore in assoluto. Se riuscisse a incrementare la produzione, oltre quella televisiva e seriale per quanto perfetta nella confezionatura, e sfornare dei “suoi” lungometraggi, Mazzoli potrebbe diventare l’erede spirituale di Bozzetto e Manuli. Un eccezionale talento. Le sue sagome, riuscitissime nelle somiglianze, sono eccezionali nella sintesi e nell’esecuzione. Personaggi dello spettacolo quali, Berlusconi, Sgarbi, Costanzo, Bonolis, De Filippi, Vespa, Celentano, Banfi, etc…; e poi nel calcio, Totti, Galliani, Ferrero, etc…; e nella politica, Grillo, Napolitano, Renzi, etc… e tantissimi altri, fanno tutti parte del magico universo animato di «Riccardo Mazzoli».
Essi, realizzati con una maestria senza pari, ricordano vagamente nello stile le caricature del vignettista Bruno Prosdocimi, ma di molto modernizzate nella tecnica, dal segno deciso simile a un pennello nutrito d’inchiostro e dai colori brillanti e sfumature flou di grande effetto, specie corroborati dall’uso dei nuovi software per l’animazione tradizionale, quali, Adobe Flash e Toon Boom.
Coi Mazzoli, scendiamo in auto per le Mura Vaticane con lui accanto e dietro la famiglia.
Al semaforo, superando di pochi centimetri la striscia bianca per lo svincolo di S. Pietro, la moglie mi dice, «Mario, a Milano già ti avrebbero fatto la multa!». E il marito mi racconta che qualche giorno prima, vicino al casello romano, era appena ripartito senza cinture e col navigatore in mano per orientarsi, quando a distanza di qualche metro una pattuglia gli dice, «Te sei svejato bene!… Pure cor cellulare in mano!».
Al che, sorridendogli tenta di spiegargli, «Macché, sono ripartito adesso e questo è il navigatore!».
Mi rifà il verso come guardando questo extraterrestre “ingenuo”, e capendo tre parole su dieci, gli intimano, «Cosa?!? Forza scendi!!!».
La multa non gliel’hanno fatta ma i romani sono gente bellicosa, dal macellaro ar pariolino…
Arriviamo lungo Via della Conciliazione di fronte alla Basilica di S. Pietro e ci fermiamo. Tempo prenderci un aperitivo e chiacchierare un po’ e i Mazzoli devono andare a visitare la città in metrò ma al Centro Storico la strada è Zona a Traffico Limitato.
Seduti in un bar con la terrazza, accennandogli alla Mostra su La Linea, Mazzoli mi racconta un aneddoto riguardante Cavandoli, che accadde nel 1996 proprio a Salò, sul Lago del Garda, dove si tenne il celebre Festival dell’Umorismo in cui l’allora giovane cartoonist milanese vinse il primo premio con un cortometraggio animato intitolato, Sex or Sex.
«Beh, tornando al Cava…», aggiunge Mazzoli, «Era già anziano, ma un abile nuotatore e si era portato occhialini e costume. E mi disse: “andiamo a farci una nuotata!” Così lo accompagnai in auto sulla riva del lago. Si cambiò nella mia macchina. Io dovetti coprire il vetro da fuori con l’asciugamano. Quando uscì dalla macchina in costume, mi disse una battuta che sicuramente non era preparata, “Se la gente mi vedesse nudo, magari direbbe: ecco per la linea da dove ha preso spunto!”. Risi un’ora…
Quel pomeriggio Cavandoli nuotò oltre un ora…».
Nel frattempo Mattia e Christian bevono una bibita, fra tramezzini e patatine, assieme alla moglie Lucia, la quale segue marito e figli, Riccardo continua a raccontarmi riguardo al Cava, «Lo rividi altre volte, anche quando animai Johan Padan di Giulio Cingoli, recandomi tutti i giorni in Via Procaccini in Green Movie, e la strada tra Sempione e Procaccini era Via Prina, dove Cavandoli aveva lo studio, e andavo spesso in pausa a trovarlo… era uno spasso!».
Davanti a S. Pietro, alle prime luci della sera, ci salutiamo con la simpaticissima famiglia Mazzoli, ringraziandolo di questo bellissimo incontro: Viva CAVAndoli!
Viva CAVAndoli!
Con Bruno Bozzetto a Trastevere un Allegro non Troppo
La sera leggo che Luca Raffaelli presenta a Roma in anteprima assoluta il quarantennale del film Allegro non Troppo, all’interno di una serata nella quale sarà presente per l’occasione Bruno Bozzetto!
Mi precipito!… La serata all’aperto è organizzata dal Comitato Cinema America, infatti quando hanno chiuso il cinema gli hanno dato questi spazi all’aperto, fra cui a Trastevere. Mi presento a Piazza San Cosimato avvistando da lontano Bruno Bozzetto e, accanto a lui, col microfono in mano Luca Raffaelli, romano da sette generazioni…anzi da settanta volte sette (perché il cognome ha radici ebraiche), un cervellone che non lo trovi neanche a Milano, anzi in tutto il pianeta (un suo antenato era Giacomo Raffaelli, il più famoso mosaicista del ‘700); accanto Maurizio Forestieri, altro cervellone siciliano della capitale della Sicilia, trasferitosi da Palermo piccolissimo con la famiglia a Roma (per anni, il mio amico Vladimiro mi raccontava gli aneddoti del loro docente di inglese al liceo Plinio, il prof. Forestieri, appassionato collezionista di “elmetti” mussoliniani, di cui in seguito specificò che aveva un figlio che faceva cartoni animati), già a capo della Lanterna Magica a Torino oltre che alla Graphilm a Roma, e collaboratore ormai storico di Bruno Bozzetto, animandogli egregiamente, ad esempio, il bellissimo trailer del suo lungometraggio Mammuk; e fra il pubblico, Carla Rezza, moglie di Giulio Gianini, di cui quest’anno ricorrono i novant’anni dalla nascita del creatore con Emanuele Luzzati di capolavori animati, fra i quali, La Gazza Ladra, Pulcinella, etc.
Ancora non è buio e le insegne e i luccichii romani delle bancarelle chiuse del mercato trasteverino illuminano il grande schermo in procinto della proiezione. Attorno al palco, una massa di gente seduta a terra, una “mandria” romana alla Zerocalcare…
Arrivo in ritardo, Luca Raffaelli sta finendo di presentare, lasciando la parola all’ospite d’onore. Bozzetto è lasciato solo al centro del palco, mentre Raffaelli e Forestieri si spostano ai lati, sopra di lui incombe un enorme schermo, illuminata la serata dalle lucette trasteverine mentre il buio tarda ancora ad arrivare.
La gente, fra birre e afa, inizia a far domande, quando una ragazza passa il microfono, ad uno ad uno…
Gli chiedono cosa nel pensi delle nuove tecnologie digitali. Bozzetto spiega garbatamente che, rispetto all’epoca in cui venne realizzato Allegro non Troppo, oggi il settore si è estremamente ampliato nella produzione e nella tecnologia, si può fare di tutto più facilmente ma “troppo”, portando l’esempio che se un genitore porta un bambino in una pasticceria e lo si mette di fronte ai dolci da comprare, lasciandolo libero di scegliere, c’è il rischio come minimo che faccia indigestione…
Ovviamente, fra una domanda e l’altra, c’erano complimenti, richieste di dediche e autografi, chi diceva d’aver tutta la collezione dei suoi film, etc…
Chiedo a Raffaelli se posso introdurmi in ultimo per dire qualcosa anch’io e, nonostante il ritardo, Luca è così gentile da passarmi il microfono proprio accanto a Bruno Bozzetto!
Vicino al “Maestro” (ma lui anche in quest’occasione non vuole questo appellativo da nessuno), o a questo “Monumento” dell’animazione mondiale, ricordo al pubblico che Bruno Bozzetto iniziò giovanissimo la sua carriera a Cannes con La storia delle armi, ispirandosi a un cortometraggio della Disney, Toot, Whistle, Plunk and Boom, diretto da uno dei suoi migliori animatori, Ward Kimball.
Accanto a Bruno Bozzetto, col microfono in mano, accenno a Fantasia di Walt Disney affermando che il paragone col capolavoro del ’40, sarebbe stato molto azzardato anche perché vanta la collaborazione, oltre che del M° Leopold Stokowski, anche del pioniere dell’animazione tedesca Oskar Fischinger, con un dispendio di dollari veramente notevole per l’epoca; mentre, Allegro non Troppo, prodotto trent’anni dopo, è senz’altro realizzato con un investimento minore di capitale ma, non per questo è meno riuscito: anzi, esso è così assortito di personaggi e di idee disparate, dal Fauno di Giuseppe Laganà di Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy; al Bolero di Ravel al Valzer triste di Sibelius, animati in gran parte dall’RDA ’70 soprattutto sotto la direzione di Giovanni Ferrari e Walter Cavazzuti; con l’apetta del Concerto in do maggiore di Vivaldi e L’uccello di fuoco di Stravinskij con Adamo ed Eva e il grottesco serpentello; e la famosa sequenza in animazione chiaroscurata del bacio alla Bill Plympton, creata anche meglio da Mirna Masina; episodi, i due suindicati e quest’ultimo, sotto l’impronta artistica di Guido Manuli, come del resto il finale col grottesco omone con la lanterna, l’archivista Franceschini. Manuli inoltre contribuì molto assieme a Maurizio Nichetti a creare le gag, mentre soprattutto Bruno Bozzetto, ha fatto praticamente tutto, dalle idee generali alle scelte delle opere, allo stile, agli attori quali Néstor Garay e Maurizio Micheli, dall’ideazione delle gag e alla sceneggiatura, come anche la scelta del Teatro Donizetti: insomma il più moderno Allegro non Troppo è veramente l’«anima» di Bruno Bozzetto, tanto che paragonato al più classico Fantasia, è a mio parere, di poco, ma nettamente superiore.
E non sono il solo a riconoscerlo, – continuo a spiegare – ho letto che lo stesso Ward Kimball lo si ascoltò in un’intervista nella quale, chiedendogli quale fosse a suo parere il film d’animazione più bello da lui mai visto, l’anziano cartoonist americano della Walt Disney non esitò a dichiarare come miglior film All Time, Allegro non Troppo di Bruno Bozzetto!
Fra l’altro Kimball, che ebbe occasione di visionare il film dopo il 1976 quando passò nei cinema americani e poi in home video, ignorava del tutto che Bruno Bozzetto era stato in qualche modo suo allievo col suo primo cortometraggio col quale esordì nel 1958.
Artisti internazionali del calibro di John Lasseter si ispirano a lui e “studiano” le animazioni di Allegro non Troppo per realizzare i loro film; come anche lungometraggi della Pixar, quali, Mucche alla riscossa e Gli Incredibili, risultano chiaramente ispirati rispettivamente alle mucche di West and Soda e a Vip, mio fratello Superuomo.
Anche la famiglia Disney ama Bozzetto, tant’è che Diane Disney, figlia del mitico Walt Disney, ha dichiarato, «Una leggenda, come mio padre», dedicandogli recentemente al Walt Disney Museum Family una personale organizzata da Federico Fiecconi intitolata: Bruno Bozzetto: Animation Maestro!
Gli applausi vanno ancora una volta alle stelle, applaudendo il grande regista mondiale prima che inizi la proiezione del suo capolavoro All Time.
Bozzetto è gentilissimo. Quando riconsegno a Luca il microfono, Bruno Bozzetto che mi è accanto sorridendomi, è così gentile da ringraziarmi e carezzarmi con dolcezza la spalla per le belle parole che ho rivolto al suo Allegro non Troppo, sentendomi per l’imbarazzo una forte vergogna ma devo superarla, quando Raffaelli rivolgendosi al pubblico, parodiando il film, conclude con voce tonante, «Prisney, l’ha fatto questo?: Bruno Bozzettoooo!!!!».
Una marea di applausi. La presentazione è finita ed entro breve il film inizia; Bruno Bozzetto, fra i flash dei giornalisti e fotografi è ancora lì tra il pubblico a disegnare il Signor Rossi per le decine di fans e in ultimo faccio qualche scatto insieme a lui; Maurizio Forestieri, più “divo” saluta gli altri, e mi dichiara simpaticamente, «Ti seguo… leggo i tuoi articoli!» (sul sito della Svizzera Italiana di Roberto Rippa & Alessio Galbiati), quando è molto difficile per un animatore del calibro di Maurizio Forestieri interessarsi nello specifico vista la marea di notizie che viaggiano in internet riguardanti l’animazione…
Mentre si sentono partire le immagini sonore dell’Allegro non Troppo, Bruno Bozzetto, Maurizio Forestieri e la moglie di Gianini Carla Rezza, capitanati da Luca Raffaelli, contento della serata riuscita, cominciano ad avviarsi per i vicoli trasteverini per cercare una pizzeria dove, «anna’ a magna’ ‘na pizza!».
Li seguo per pochi metri e prima di congedarmi parlo con Raffaelli, con Bozzetto in testa, riguardo alla situazione del Pinocchio del Maestro Giuliano Cenci alla Rai. «Il film è di Cenci!», afferma categoricamente Luca, esperto in diritto d’autore.
Prima di congedarmi inoltre mi avvicino a Bozzetto, al quale con discrezione gli riporto i saluti di Piero Tonin, incontrato due giorni prima alla Mostra sul Garda su Osvaldo Cavandoli, sapendo da poco di questa presentazione, quando Bozzetto, sorridendo, mi fa simpaticamente sapere che lo dovrà chiamare a breve… Infatti, qualche mese dopo, Piero Tonin avrà la soddisfazione di incontrarsi assieme al Maestro dei Maestri Bruno Bozzetto in un incontro a due sul cinema d’animazione [8] a Brescia.
Ci salutiamo con tutti, ringraziando immensamente Luca Raffaelli e con rispetto mi congedo da Bruno Bozzetto. Ormai è notte inoltrata e torno indietro, tanto lo conosco a memoria, a seguire il film, per la prima volta visto su grande schermo: l’emozione di vedere le scene di un capolavoro mondiale quale Allegro non Troppo e per di più, fino a pochi attimi prima, stando alla presenza del suo straordinario regista è enorme: Viva CAVAndoli!
Mario Verger
+ + +
NOTE:
[1] Piero Tonin, Cavandoli un anno dopo – one year after. Osvaldo Cavandoli: due o tre cose che so di lui. Ricordi sparsi di un grande amico, in, Piero Tonin Blog
[2] La celebre papera animata da Marco Varrone di Paperissima si chiamava Papè, fanno sapere sul social network facebook gli amici dell’animatore, battezzata così dai grafici Antonella Porfido e Fabio Scappi, che all’epoca realizzarono il primo Logotipo del 1990 della trasmissione televisiva di Antonio Ricci andata in onda su Italia 1 e poi passata a Canale 5. Marco Varrone mi spiega che la papera è sua. Durante la lavorazione della prima sigla ha animato anche Andrea Venier ed erano in borsa di studio insieme a Videotime. La papera era disegnata su carta e colorata coi colori a Pantone. «Avevamo introdotto noi questa tecnica di animazione tradizionale. Poi per semplificare il lavoro ai videografici fotocopiavamo le animazioni producendo delle maschere nero su bianco. ti rendi conto pure Black and White Luma Mattes fatte a mano e poi riprese con telecamera collegata a Harry. Il formato di archiviazione allora era il beta 3/4 di pollice. Annerivamo la parte minore, su fogli A4 ed a volte A3. A seconda del caso poi chiedevamo di invertire il bianco con il nero in Paintbox. Noioso e incasinato. Perché avevamo il foglio macchina, ma c’erano sempre dei cambiamenti. E la seconda ripresa quella dei mascherini doveva coincidere con l’animazione all’epoca si usava questa sorta di photoshop che si chiamava Paintbox e Harry corrispondeva ad un after effects. La telecamera per noi sostituiva la cinepresa o la macchina fotografica», mi racconta Marco Varrone
[3] PUCK! presenta un kolossal a fumetti:
Cavandoli! Un fantasmagorico omaggio al grande umorista. Un viaggio allucinante nell’altro mondo. Un’unica storia a fumetti disegnata da 30 cartoonist italiani!
Soggetto e Sceneggiatura IVAN MANUPPELLI Disegni HURRICANE IVAN – PIERO TONIN – EMANUELE FOSSATI – MAURO GARIGLIO – BRUNO BOZZETTO – LUCIO TOMAZ – NEDO ZANOTTI – LACA – LEO ORTOLANI – GINO GAVIOLI – GIORGIO REBUFFI – FRANCO ORIGONE – ALBERICO MOTTA – SANDRO DOSSI – SERGIO PONCHIONE – CARLO SQUILLANTE – DANILO LOIZEDDA – SILVER – JOSHUA HELD – CARLO PERONI – ATHOS CAREGHI – ANDREA VALENTE – FRANCESCO NATALI – MAURIZIO ERCOLE – ROBERO MANGOSI – SILVIO CAMBONI – FERNANDO CARETTA – CLAUDIO ACCIARI – GIUSEPPE FESTINO – Mr. Linea e i disegni originali di Osvaldo Cavandoli contenuti nella storia appaiono sotto gentile concessione dell’Agenzia QUIPOS
[4] PUCK! è una rivista nata nel 2009, dal titolo modificato dal precedente The Artist magazine di fumetti fondato nel 2001 dall’artista underground milanese Ivan Manuppelli con Igor Mangano ed Emanuele Fossati
[5] Nel 2015, il Musil – Museo dell’Industria e del lavoro di Brescia ospita la mostra “VIVA CAVAndoli!”, un’esposizione di oltre 100 tavole in omaggio a Osvaldo Cavandoli e La Linea disegnate in esclusiva da artisti di fama internazionale, nonché fotografie, disegni originali, materiali di lavoro (storyboard, bozzetti, memorabilia, oggetti) legati alla produzione artistica del famoso disegnatore
[6] G. Battista Verger al Servizio di S.M. Duchessa di Parma ed Accademico Filarmonico Bologna, Bergamo, Roma, cantò alla Scala negli anni: 1824 (da Aprile a Novembre), 10 Opere; 1825, 6 Opere; 1826, 6 opere
[7] Saro (M. Amoroso – G. Fasano/G. Fasano), brano interpretato da Daria Meduri e presentato alla 59esima edizione dello Zecchino d’Oro 2016
[8] BOZZETTONIN. Il cinema d’animazione secondo Bruno Bozzetto e Piero Tonin. Quarto appuntamento del progetto “Corso Cinema e Scuola”. Mercoledì 7 dicembre 2016, Centro Civico di Castegnato, Brescia
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Mario Verger ringrazia:
Alessio Galbiati, Bruno Bozzetto, Carlo De Angelis, Fabio Ghidini, Fabio (l’amico di Piero Tonin), Francesco Guerrini, Gibba, I 100 Autori di Viva Cavandoli, Lisa Cervigni, Luca Raffaelli, Marco Giusti, Marco Varrone, Mefire Rainatou Sandra, Mirna Verger De Angelis, Piero Tonin, Quipos, Riccardo Mazzoli, Sergio Cavandoli, Sergio (il cugino di Piero Tonin), Shirin Chehayed, Stefano Guerrini
… e naturalmente Osvaldo Cavandoli e La Linea
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LINKOGRAFIA:
Viva CAVAndoli! Mostra omaggio a Osvaldo Cavandoli
MUSIL – Museo dell’Industria e del Lavoro
Bye Bye Mr. Linea. Osvaldo Cavandoli, una biografia a cura di Mario Verger
Osvaldo Cavandoli | Wikipedia/English
Osvaldo Cavandoli | Wikipedia/Français
Osvaldo Cavandoli | Wikipedia/Deutsch
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