Maccio Capatonda
LIBRO
Mondadori, 2020
222 pagine / € 16,90
isbn 978-8891828934
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Un video particolarmente buffo – quali non lo sono, di Maccio Capatonda? – spacciava la pubblicazione di Libro (Mondadori, 2020) come qualcosa di stolto. A ruota il popolo dell’Instagram, seguace del maestro, ha create storie buffonesche o maldestre col buon Libro via via infilato nelle mutande, ciotola per gatti, racchetta da tennis, fermaporte e via enumerando: l’italico è dotato mediamente d’una dose elevata d’ammirevole demenzialità quotidiana, lockdown o non lockdown. Del resto, Capatonda invitava con abile mossa di marketing a inventarsi queste facezie. E alla facezia insensata l’Italia risponde tuffandosi di testa con un gusto che rasenta il talento. A ben vedere era invece l’italiano medio a esser (c)Risianamente deriso, ricordando il monumentale trailer Italiano medio, che ritengo sia ormai trasmesso nel DNA delle generazioni nate dopo il 2013, come per quelle passate lo era il T’amo pio bove di Carducci. Generazioni che ancora sapevano che cosa fossero un bue o una gallina de visu e non dall’emoji della tavolozza smartphone. Quale citazione d’apertura a Libro ecco un aprocrifo Jean-Paul Sartre: “Il buio è una parola che se scambi le ultime due lettere diventa ‘buoi’”, forse tratta non già da L’essere e il nulla – ritengo – ma da Buo(n)i a nulla, un pamphlet che Sartre deve aver pubblicato come risposta agli esistenzialisti parodiati da Steno in Totò a colori e capeggiati da Giulia Sofia-Franca Valeri. Col suo cervello che sappiam funzionare al 2% dopo la mitologica pasticca d’Herbert Ballerina (il quale firma una spassosa prefazione citando i grandi registi Scortese, Camerun e Scotti), all’italiano medio acquirente di Libro veniva detto: “I più temerari potranno anche leggerlo!”. “E chi li legge più i libri?” esclamava stupefatto e contrito uno ieratico-rintronato Padre Maronno. I comici, come già il sommo Ettore Petrolini, son tutti solcati da una malinconia profonda. Marcello Macchia alias Maccio Capatonda non fa eccezione e se in Libro si ride d’una comicità tutta capatondiana (della quale s’ammettono nel testo, con la franca sincerità propria dei più grandi, discendenze che vanno dall’aristocrazia dell’immenso P.G. Wodehouse alla geniale popolarità surreal-stranita di Nino Frassica) non si sarà dispensati dalla sottile sensazione che la risata ci venga donata sempre da chi è “un tipo taciturno, […] molto chiuso e cupo di carattere” (p. 215). Con differenze di tono perdonabili in un’autobiografia (a maggior ragione se autoironica) e alcuni capitoli più riusciti e sentiti d’altri, Macchia-Capatonda ci consegna, all’interno d’una stramba cornice in stile Jim Massew, qualcosa che si decifra come autentico, se non drammatico. La passione fanatica per il cinema fin da piccolo, la maniacale precisione degli esperimenti di regia condotti a partire dall’idolatrato Ritorno al futuro. La consapevolezza di quel che si sta facendo e la coscienza autocritica: doti sempre più rare fra gli odierni “registi impegnati”, dei quali lo stesso Capatonda avrebbe voluto far parte. La gavetta e soprattutto l’evasione dal reale, considerato insopportabile. “Tutto ciò che si immagina è reale: di reale non c’è che questo” scrisse Anatole France nel suo Il libro del mio amico. Macchia-Capatonda ha realizzata, come pochi altri, questa frase sublime.
Dario Agazzi
Nota bibliografica:
Buo(n)i a nulla di Jean-Paul Sartre non è mai stato scritto, ça va sans dire, ma me lo sono inventato, mentre Il libro del mio amico d’Anatole France, nella traduzione dal francese d’Alessio Odini, è edito da Biblion Edizioni, Milano, 2015.
Maccio Capatonda
LIBRO
Mondadori, 2020
222 pagine / € 16,90
isbn 978-8891828934
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